10 La verità

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"L'hanno rapita...", mormorò Nick confuso.
"Visto? Per questo ti ho portato qui".
"Troppe...cose. Troppe cose da assimilare. Tutto questo può essere vero. È sicuramente un sogno".
"Non lo è purtroppo. Sappiamo entrambi che tutto questo puzza di Bellweather".
"Sì...".
Poi ebbe un'illuminazione, come il rintocco di una campana. O meglio, un ricordo.
"Ehi ehi un momento!".
Mise le mani in tasca e tirò fuori da una di esse un telecomando nero. Era grande quanto un pacchetto di sigarette, costituito da uno schermo rettangolare e un pulsante nero.
"Fortunatamente hanno rubato anche la bara, così almeno potremmo sapere dove l'hanno portata".
"In che senso?".
"Il capitano bue muschiato aveva fatto installare sul fondo della bara un GPS di localizzazione, in caso qualche fan accanito di Judy avesse tentato di rubarla".
"Stai scherzando spero".
"Sono serio".
"Quindi mi stai dicendo che possiamo sapere dove hanno portato Judy?".
"Sì".
"Ma sei stupido?! Avevamo la soluzione del problema sotto al naso e non lo hai detto?!".
"In quel momento avevo altro a pensare che un GPS".
"Idiota. Accendilo va".
Nick premette il bottone come se fosse il grilletto di una pistola. Sullo schermo minuscolo non vi era alcun puntino, ma il segnale indicava cinquanta chilometri a nord-ovest, accompagnato da un incessante beep beep.
"È parecchio lontano", commentò la volpe.
"Seguiamolo. È l'unica pista che abbiamo".
"Giusto. Io ti dico dove andare, tu guidi".
Thomas annuì.

Nick non avrebbe mai creduto di poter rivedere quel posto nella sua vita, dopo ben sei anni che non lo vedeva. La destinazione era il vecchio ospedale utilizzato dal sindaco Lionheart per tenere prigionieri i predatori impazziti, anni e anni addietro. Sembrava un castello dei film horror: abbracciato da una fitta foresta di edera, pareva abbandonato da millenni, posto sul ciglio di una cascata come in un film. Il tramonto era giunto al termine, e sempre più vivide erano le stelle, su un cielo che diventava sempre più scuro. L'aria era stranamente più fredda e pesante, con la nebbia che calò sul duo non appena scese dall'auto.  Per fortuna, stavolta non c'era nessun lupo a fare la guardia, ma solo la luna ad illuminare i dintorni. Nick e Thomas sfruttarono lo stesso percorso che la volpe aveva usato anni prima per accedere all'interno della struttura. 
Ma c'era Judy con me...
Ma poi, all'improvviso, ci fu solo buio.

La volpe si risvegliò su un pavimento ricoperto di piastrelle rosso mattone. Si guardò attorno mentre si metteva sulle ginocchia; si trovava all'interno di un capannone enorme, illuminato da giganteschi lampadari a led bianchi. Gli girava la testa, e la bile insisteva per poter essere sputata fuori, simile alla lava di un vulcano. Nick resistette e, di fronte a sé, vide Thomas ridotto nelle sue stesse condizioni.
"Tutto bene?", chiese.
"Mi sento come se fossi stato investito".
"Bene dai".
"Già" si massaggiò la testa, sedendosi a gambe incrociate "ho un mal di testa incredibile e mi viene voglia di vomitare".
"Idem".
Quando si mise in piedi, sbatté con la testa un tavolo. Massaggiandosela dolorante, si voltò, ma ciò che vide lo lasciò impietrito: un enorme piantagione di Ululatori Notturni. I cinque tavoloni presenti erano lunghi decine di metri, su cui c'erano un unico vaso per ciascuno, pieni di fiori. Saranno stati migliaia.
"Ma che cosa...".
"Dev'essere qui che lavorano gli Ululatori Notturni" commentò Thomas "o almeno, lo coltivano".
"Esatto. Vi piace?".
La voce di Dawn Bellweather riusuonò per tutto l'edificio, da seduta su una poltrona poco lontana dai tavoli, affiancata da ambo i lati da due figure. A sinistra c'era il gemello di Thomas, con la sola differenza di avere gli occhi bianchi come perle. Portava una felpa azzurra e dei jeans, con tra le ginocchia un bastone di legno. A destra c'era quello che sembrava essere un altro coniglio, però grigio, adibito con una tuta di pelle nera e degli occhiali da sole che nascondevano completamente gli occhi.
"Bellweather", disse tra i denti Nick, con un odio smisurato.
"Certo che tu e Judy non vi fate mai gli affari tuoi".
"Come fai ad essere viva?".
"È così ovvio. Quando Alan fuggì dall'ospedale in cui stava, gli diedi il mio cibo per sfamarlo, e lui, così sciocco, si offrì volontario per dare fuoco all'intera prigione. Sono sgattoialata via durante l'incendio e ho ripreso con la mia missione, assumendolo di nuovo col compito di uccidervi. Almeno così ero sicura di non avere problemi".
"Hai ammazzato Judy!".
"È stato Alan a farlo, e se non fosse stato ucciso avrebbe ammazzato anche te".
Il suo sguardo era come scolpito nella pietra, irremovibile e impassibile. Il suo odio per i predatori l'aveva letteralmente trasformata. Non era più l'adorabile pecorella che li aveva aiutati fino ad un certo punto; adesso era diventata una bestia, assetata di vendetta e potere. Thomas dalla sua non osò commentare, fisso a guardare il suo fratello gemello. Aveva visto i suoi fratelli con gli occhi di mille colori diversi, ma mai bianchi.
Voleva dire una sola cosa.
"Chris...".
"Christopher Lucas Huston" precisò lui "cresciuto dal defunto generale della quattordicesima divisione militare Trent Myers".
Quella voce...così simile alla sua, eppure tanto differente. Aveva l'armonia di Johnny, la freddezza di Jonathan e...la marcatura forte di Thomas. Eppure, nonostante ciò, non c'era malvagità in essa, ma solo semplicità.
"Sei...cieco?".
"Sì purtroppo. I nostri genitori mi hanno abbandonato proprio per questo. Tu invece? Che hai di tanto diverso da una persona normale?".
"Ho un occhio blu e l'altro verde".
"Devono essere belli. Anche se non ti vedo, posso percepirti, sentirti, toccarti...".
Porse una mano a vuoto, ma Bellweather gliela schiaffeggiò con un movimento secco, facendola ritrarre, veloce come una vipera. Chris si massaggiò la mano col volto rivolto al gemello, con sguardo triste. Era chiaro che nelle mani di Dawn era solamente un burattino. Bellweather guardò lo sconosciuto, colui che fino ad allora non aveva mai parlato e gli annuì. Questo si tolse gli occhiali, e Nick non credette ai propri occhi. Quegli occhi viola non li aveva più rivisti da circa un mese, e per un attimo temette di piangere, come se non li avesse visti da una vita intera.
"Carotina...".
Judy Hopps lo fissava come si faceva con uno sconosciuto, privo di emozioni, con sguardo freddo e inflessibile.
"Perché non mi rispondi Judy?".
"Perché dovrei? Dopotutto, mi hai rovinato la vita".
Nick non comprese.
"Ma che stai dicendo".
"Quello che ho detto. Tu mi hai strappato la dignità, la felicità e la gioia, ma non solo a me ma anche a Dawn. Ora noi erbivori ci vendicheremo!".
"Ma sei impazzita? Non mi riconosci più?".
"Non lo ascoltare Judy!" intervenne Dawn, gridando "Fallo a pezzi!".
La coniglietta sorrise malefica ed obbedì.

Mentre la pecora si interessava pienamente allo scontro, esultando ed imprecando come fosse allo stadio, Thomas rimase di fronte a Chris, incapace di fare niente.
"Perché stai con lei?".
"Da quando è morto Trent non sono riuscito a badare a me stesso. Nessuno mi vuole al lavoro, sono disprezzato, e l'unica persona che mi ha veramente aiutato è Dawn".
"Vuoi essere un mostro come lei?".
"No! Cioè, io...volevo solamente sopravvivere...".
"Posso immaginare".
"Ma tu perlomeno vedi. Io no...".
Iniziò a tremare, abbassando le orecchie, gli occhi che diventavano sempre più lucidi. Calò lo sguardo e scoppiò a piangere, singhiozzando come un bambino. Thomas gli si avvicinò lentamente e gli accarezzò la testa. 
"Vuoi di nuovo avere una famiglia?".
"Sì...".
"Vuoi che questa storia finisca?".
"Sì".
"Vuoi una vita migliore?".
"Sì!".
"Allora aiutaci".
"E come?".
"Ascolta ciò che ho da dirti".
Chris alzò lo sguardo ed annuì con sicurezza.

Judy era velocissima, una macchina programmata per uccidere. A stento Nick riusciva ad evitare i suoi attacchi, sudando e boccheggiando. Mentre lui, stremato e confuso, tentava di non farle troppo male, lei cercava di fare l'esatto opposto, con la faccia di chi era sicura di quello che stava facendo.
"Come sei tornata in vita?", le domandò nel mentre.
"Io non sono morta razza di idiota. Per salvarmi da te, i dottori mi iniettarono un siero che fece credere alle persone esterne che io ero morta. La faccenda dell'emorragia era tutta una falsa. Quando le acque si erano calmate, Dawn e Chris mi liberarono da quella tomba finta".
"Ma non ti ricordi niente? Di Benjamin, del capitano Bogo, della tua famiglia, di me?".
"Non so nemmeno di chi stai parlando. So soltanto che nel tentativo di uccidermi mi hai strappato la memoria".
"Parlo dei poliziotti che ti hanno accolto nella polizia".
"La polizia...se certo. È corrotta e razzista. Mentre gli altri risolvevano i casi e diventavano eroi, io davo le multe alle auto, disprezzata dai cittadini. Tu mi hai strappato dalla mia vita i ricordi dei miei familiari, dei miei amici....e ora pagherai con la morte".
In quel momento gli serrò un violento calcio nelle palle. Nick cadde in ginocchio urlando di dolore, ma fu allora che gli puntò in fronte una pistola.
"Morirai".
"No! Ti prego cerca di ricordare! Io sono Nick, la volpe che hai minacciato di incarcerare sei anni fa, la volpe con cui ti sei fidanzata e hai vissuto mille avventure, con cui ti sei sposata!".
"Io non mi sono mai fidanzata".
"È la verità! Ti ho chiesto di sposarmi in vacanza al mare. La prima notte in cui lo abbiamo fatto è stata quella del tuo primo compleanno festeggiato con me, in cui ti avevo domandato di essere la mia ragazza. Ti prego, carotina, ricorda".
Per un attimo Judy non seppe che fare. Quella parola, carotina, fu per lei come il rintocco del gong, ed aveva la sensazione di avere un dejavu, come se lo avesse sognato, o anche solo avuto in una vita passata. Così, immobilizzata, Thomas ne approfittò per prendere Nick per il polso e lo trascinò via, correndo come se non ci fosse un domani. Le imprecazioni e gli spari di Dawn svaporarono lentamente, mentre, durante la sua fuga, Nick piangeva.

Il terzo e ultimo casoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora