12 La stesura dell'ultimo capitolo

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Nick si sentiva come pronto ad andare in guerra, ed effettivamente era così. Nel momento in cui Bellweather aveva deciso di prendersela con i predatori per odio e desiderio di potere, aveva fatto scoppiare una battaglia tra loro e le prede. Con la luna piena fuori dalla finestra, la volpe indossò il giubbotto antiproiettile e i guanti neri, agganciò la pistola e il manganello alla cintura ed uscì di casa. Come d'accordo, Thomas era in macchina di fronte all'abitazione, nel posto passeggero accanto a quello del guidatore. Appena Nick salì a bordo non riuscì nemmeno a mettersi la cintura che il coniglio gli porse una busta bianca.
"Cos'è?", chiese la volpe.
"Di certo non un biscotto".
"Intendevo dire che c'è dentro".
"Una lettera. Se le cose dovessero andare male per me, voglio che tu la legga e faccia esattamente quello che c'è scritto. Se invece sopravviverò dovrai strapparla e dimenticarti di essa".
"Non morirai". 
"Non puoi saperlo. Sii serio e fai come ti dico".
"Anch'io sono serio. Trevor che cosa ne pensa?".
Thomas sospirò.

"Che stai facendo?", domandò Trevor, guardando Thomas dallo stipite della porta dello studio.
Il compagno chiuse la busta che conteneva la lettera e si prese da un cassetto la pistola col dardo che conteneva la cura al siero dei Ululatori Notturni. Non voleva rischiare di impazzire, ancor meno veder Nick diventare una bestia. Era solo uno, ma era meglio di niente.
"Niente di importante", rispose con nonchalance.
"Non è vero! Mi stai tradendo con lui!" 
"Con lui chi?".
"Con Nick Wild! È per questo che vi vedete così spesso!".
"È etero. Non funzionerebbe mai".
"Non ti credo..." iniziò a singhiozzare, gli occhi che diventavano traslucidi come perle e la voce che si incrinava sempre di più "credevo mi amassi...".
Thomas ridacchiò scuotendo la testa e si alzò dalla poltrona, baciando teneramente il fidanzato sulle labbra.
"Non ti preoccupare. Non ti tradirei mai lo sai. Ho già perso troppe persone amate".
"E cosa contiene la busta allora?".
"Un favore che dovrà farmi. Temo di non tornare stanotte".
"Cosa?! Di che stai parlando?!".
"Non ho tempo di spiegarti".
Si prese il giubbotto ed uscì dallo studio, precipitandosi per le scale a chiocciola fino all'uscita.
"Non so che devi fare, ma ti prego non andare", lo supplicò Trevor in lacrime.
"Devo chiudere questa storia con la mia famiglia".
Trevor lo sorpassò e lo fissò intensamente. Seppur piangendo, non aveva perduto il suo sguardo deciso, mentre Thomas sembrava una statua di marmo. Inflessibile, come sempre.
"Dimentica la tua famiglia" disse "non le devi nulla. Possiamo vivere tranquilli io e te senza guai, lontani da tutto e da tutti...".
"Stavolta sono stati i guai a venire da me".
"Thomas...".
Il coniglio nero gli diede un bacio sulla guancia, ma Trevor lo abbracciò così forte da strozzarlo, stringendolo a se come se avesse paura che scappare.
"Devi tornare qualsiasi cosa accada promettilo!".
"Non tornerò mai se mi uccidi tu! Mi stai strozzando!".
Il coniglio bianco si staccò, permettendo al fidanzato di poter recuperare fiato. Questo, dopo essersi ripreso, gli sorrise ed uscì di casa. Da lì in poi, l'unico rumore che si udì fu il pianto di Trevor.

"Ecco perché devi vivere Thomas" gli disse Nick "non solo per me, ma anche per il tuo ragazzo".
"Per te? Non sarai mica innamorato di me".
"No scemo. Siamo amici, o te ne sei dimenticato?".
Thomas rimase sbalordito, senza proferire parola. In tutta la sua vita non aveva mai avuto amici, un lupo solitario che vagava in una metropoli con l'animo macchiato. Ora aveva un amico, uno di cui riusciva finalmente a fidarsi, una persona per cui dare il tutto per la sua felicità. Nick ridacchiò nel vedere la sua faccia da ebete e gli prese la lettera mettendosela in tasca. Poi, finalmente, partirono.

Judy era seduta su un morbido letto della stanza che Dawn le aveva dato, nell'area dell'edificio dedicata alla vita privata propria e quella di Dawn, assieme a Chris. Non riusciva a smettere di pensare alle parole che le aveva detto la volpe. Le sembravano familiari, come i ricordi di vari sogni. Effettivamente lo aveva sognato più volte nei giorni passati, ma in situazioni differenti: prendere un gelato assieme, dormire assieme, lavorare in una stazione di polizia...erano tutte cose che non ricordava, eppure sotto sotto sapeva che un qualcosa di vero c'era. Ma poi scosse la testa. No, erano stati solamente sogni, niente di reale. Doveva stare ai fatti; quel maledetto le aveva strappato via i ricordi e tentato di ucciderla, solo perché era una preda. I predatori erano mostri. Tutti quanti.
"A che pensi Judy?", le domandò Bellweather, intromettendosi nei suoi pensieri.
Judy si mise composta, facendo finta di niente.
"Ehm...a niente Dawn, niente di particolare".
"Dovresti essere più concentrata. Da stasera ripartirà il nostro progetto".
"Nostro?".
"Nostro, perché se le prede si potranno vendicare sarà anche merito tuo".
"E Chris? Anche lui è stato d'aiuto".
"È solo un assistente, ma non ha mai fatto niente".
"Capito".
Dawn sorrise e se ne andò, lasciando la coniglietta da sola, ma costei non lo fu per molto. Chris uscì dal proprio nascondiglio quando fu sicuro che Bellweather non li potesse sentire ed entrò nella stanza.
"Ciao Chris", lo salutò Judy.
"Noi due dobbiamo parlare".

Il terzo e ultimo casoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora