7 La notizia

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"Allora?" chiese Nick non appena Thomas rientrò "Che hanno detto i tuoi?".
"In parole povere? Alan non era il figlio morto che tutti credevano". 
"In che senso?".
"Ti ricordi quando ci siamo conosciuti? Ti avevo raccontato che due dei miei fratelli erano nati morti. Ecco. Uno dei due era Alan, quello appena deceduto".
"E l'altro?".
"Chris. Un militare, allevato da un generale pensionato".
"Certo che voi Huston siete come funghi: comparite in ogni dove".
"È la nostra specialità".
Entrambi scoppiarono in una fragorosa risata, una di quelle che ti fanno piangere e che ti lasciano senza fiato. Era da tanto tempo che non ridevano così piacevolmente, né Nick né Thomas.
"Ora basta" smise la volpe asciugandosi gli occhi "abbiamo una missione da compiere".
"Hai ragione. Sono le nove Wild, io dico di tornare a casa e riposarci".
"Va bene, ma secondo me dovresti dormire a casa mia, in caso ci dovesse accadere qualcosa almeno ci possiamo proteggere. Ho il divano letto in salotto".
"Apprezzo l'invito, ma non posso per un motivo in particolare, e il suo nome è Trevor. Ha paura che io lo possa tradire con te".
"Rassicuralo dicendogli che preferisco la patata alla banana".
"Sei un idiota!".
Thomas gli diede un pugno sulla spalla, ma non riuscì a trattenersi dalle risate. Con un commento sulla sua omosessualità si sarebbe infuriato, ma dopo tanto tempo Thomas aveva imparato a ridere. Alla fine, Nick dovette accontentarlo, così lo riportò a casa nel distretto Foresta Pluviale, lasciandolo di fronte alla porta dell'abitazione.
"Stasera cerca qualcosa sulla finta morte di Bellweather", disse Thomas.
"Fallo anche tu. A proposito, dove ci vediamo domani?".
"Mh...al Bar della Zebra? Alle sette magari".
"Va bene. L'ultimo che arriva offre la colazione all'altro".
"Ci sto".
Nick lo salutò con la mano per poi sgommare via. Il coniglio rientrò e con sorpresa vide la casa in perfetto ordine; nonostante i mobili e l'umidità, il pavimento era pulito e il caos pareva essere un lontano ricordo.
Era ora che Trevor pulisse, fu il pensiero di Thomas.
Come pensò a lui, il compagno comparve dallo stipite della porta che conduceva al salotto. Indossava una divisa da cameriera femminile, costituita da un paio di calze a rete e ballerine nere, un grembiule bianco con la camicetta nera, una cuffietta bianca e...un lungo guinzaglio al collo.
"Hai visto come sono bravo? Ho pulito tutta la casa".
"L'ho notato. Immagino che il tuo nuovo look implica un premio per il tuo lavoro".
"Certo".
Trevor gli si avvicinò con passo seducente e gli mise in mano il guinzaglio, accarezzandogli il cavallo dei pantaloni.
"È tutto il giorno che ho caldo...".
"Di nuovo in calore? Ma non li hai presi i calmanti? Trevor lo sai che li devi prendere".
"Lo so ma...non funzionano...solo tu mi aiuti veramente".
Gli baciò il collo, accarezzandogli con l'altra mano il didietro. Thomas sospirò rilassato, ma Trevor ebbe la genialata di poggiare l'altra mano sulle chiappe e palparglielo. Huston ansimò dal piacere.
"Sono suo, padrone", sussurrò Trevor.
E con quella frase, Thomas sorrise malizioso.

L'appuntamento con Nick era in una delle caffetterie più famose di Zootropolis, amata per le sue colazioni da elefante. Nel vero senso della parola: le brioche erano così grandi che costuivano tre pasti completi e i caffè ti davano energia per l'intero mese. Nick seduto in un tavolino, in attesa del compagno coniglio, con la colazione fumante. Poco dopo Thomas entrò che la colazione era già stata servita: una brioche enorme e una tazza di caffè così grande che vi erano dentro due cannucce.
"Merda" disse il coniglio sedendosi "sono arrivato ultimo".
"Eh lo so. Devi sganciare amico".
"Lo so lo so, ma prima mangiamo e poi paghiamo".
"Ovvio. Spero sia di tuo gradimento".
"Lo sarà, e per questo ti ringrazio".
Thomas afferrò la sua metà della brioche e la addentò, creandosi enormi baffi di crema alla pasticcera. Nick non esitò a ridere, come un vero demente.
"Che c'è?".
"Sei sporco di crema. Voi coniglietti vi sporcate sempre così".
"Anche Judy lo fa?".
"Sempre".
Il coniglio sorrise e si ripulì con un tovagliolo. Mentre lo faceva, Nick notò sul collo di Thomas ben quattro grossi succhiotti, così violacei che erano visibili anche se la pelliccia era nera come inchiostro.
"A quanto vedo tu e Trevor ci avete dato dentro stanotte".
"Cosa te lo fa pensare?".
"Hai il collo che sembra la pelle di un dalmata".
Thomas si accarezzò entrambi i lati del collo, in maniera agitata.
"Si vedono tanto?".
"Eccome".
"Stasera lo ammazzo".
"No che poi sfogherai i tuoi desideri carnali su di me. Tieni".
Nick gli porse un piccolo foulard argentato.
"L'ho portato proprio perché avevo la sensazione che saresti stato ridotto così".
Thomas rimase spiazzato. Nessuno si era mai preoccupato per lui, nemmeno quei incapaci che lo avevano allevato. Era cresciuto in completa autonomia, ma senza amici. Fino ad allora. Si asciugò gli occhi e sorrise.
"Grazie".
"Stavi forse piangendo?".
"No...è solamente la brioche troppo calda per mettermi in bocca un pezzo così grande e così caldo. Ma parliamo d'altro; scoperto niente su Bellweather?".
"No. Ho controllato i fascicoli, ma non mi hanno dato niente di rilevante".
"Perfetto insomma. Judy invece? Sai come sta?".
"Come al solito. Se ci fossero state novità mi avrebbero chiamato".
"Capisco. Ma fammi capire: tutto quello che noi due stiamo facendo lo sa anche la polizia?".
"No. Secondo il capitano Bogo e compagnia bella il caso è bello che archiviato, solo perché Alan Huston è morto".
"Non li biasimerei, ma entrambi sappiamo che c'è sotto qualcosa, e prima poi tutti lo sapranno".
Nick annuì e bevve un lungo sorso di caffè. In quel momento il telefono squillò e guardò chi era: non c'era un nome, ma un numero.
Quello dell'ospedale.
"È l'ospedale".
"Rispondi scemo".
La volpe obbedì.
"Pronto?".
"Signor Wild?".
"Sono io. Judy come sta?".
Ci fu un momento di silenzio.
"Sua moglie è morta".

Il terzo e ultimo casoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora