《15》

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Verso le dieci e venti vedo arrivare Isaac con nessuna valigia con sé perciò penso che abbia cambiato idea ma mi accorgo dopo che ha dei fogli in mano e delle chiavi "Ho comprato l'appartamento qui davanti...se tu vuoi tornare da Oliver puoi farlo tranquillamente...non ti obbligo a rimanere con me" mi dice lui appoggiando le scartoffie sul tavolo di cucina per poi preparare del caffè e dei biscotti che porta in camera sia di Lyla sia in quella di Grace dove sento che dice "Buongiorno amore...dormito bene?". Sospiro irritato da questa situazione soprattutto perché Isaac non si rende conto che Grace lo ferirà di nuovo e non ci sarò di nuovo io a risolvere tutti i suoi problemi ma comunque mi alzo e, dopo aver indossato la mia giacca, apro la porta dell'appartamento e me ne vado lasciandoli soli "E così non mi saluti nemmeno eh..." mi dice Isaac che deve avermi sentito uscire. Decido di ignorarlo e di andarmene senza dargli una spiegazione del mio comportamento anche perché penso che lui già lo abbia capito, credo. Scendo le scale di corsa precipitandomi fuori per respirare aria pulita per poi scoppiare a piangere e non mi importa se ci sono delle persone che mi guardano sorpresi "Ritorno tra poco Oliver" dico rispondendo alla chiamata di quest'ultimo che voleva sapere cosa stavo facendo "Isaac?" sento che Damon, dall'altra parte del telefono, sta piangendo e urla dalla rabbia "Mi dispiace...rimane qui da Grace...ha comprato un appartamento" dico mentre allungo una mano per fermare un taxi che mi porta in aeroporto "Oh...va bene...ti aspettiamo" continua Oliver senza parole così chiudo la chiamata e salgo sull'aereo che mi porta di nuovo a Londra dove tutto è cambiato, di nuovo. Arrivo a casa dopo quattro ore e dieci minuti ritrovandomi Damon che piange davanti alla TV con del cibo in bocca e Oliver che è in camera sua così vado da lui e lo bacio "Mi dispiace tanto...io ho cercato di fare il possibile ma...non mi ascoltava più" gli dico sedendomi sul letto morbido rivestito da un copriletto molto caldo "Lo so...mi dispiace tantissimo per Damon che era innamorato sin da piccolo di quell'idiota di tuo fratello...scusa ma sono veramente arrabbiato" si giustifica lui sorridendo in modo forzato per spezzare la tensione "Capisco...ma Isaac non ha ancora chiari i suoi sentimenti" rispondo sollevando le spalle rassegnato.

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Mi sveglio molto stanca a causa del concerto di ieri di cui non mi ricordo quasi niente tranne di un particolare molto importante: Isaac. L'odore di caffè mi fa venire un languorino allo stomaco che brontola perché vuole del cibo. Sento la porta aprirsi così mi giro per vedere chi è e vedo Isaac in persona con un vassoio pieno di biscotti e del caffè bollente nella mia tazza preferita "Buongiorno amore...dormito bene?" mi chiede sorridendo mentre appoggia lentamente il vassoio sul letto facendo attenzione a non rovesciare il liquido bollente "Sì...tu...che ci fai qui?" gli chiedo perché, veramente, non mi ricordo quasi nulla! Lui mi guarda per un po' in silenzio ma si irrigidisce quando sente la porta di casa chiudersi "Ritorno subito" mi dice dandomi un bacio sulla guancia per poi uscire anche lui. Mi alzo dal letto e ascolto quello che sta dicendo "E così non mi saluti nemmeno eh...". Con chi parla? Mi avvicino un altro pochino alla porta e riconosco i capelli arruffati di Derek che gli dà le spalle e dopo pochi secondi va via correndo perciò Isaac sbuffa irritato e si chiude la porta alle spalle su cui ci si appoggia mettendosi a piangere. Non so che fare così decido di andare da lui ed abbracciarlo "Mi dispiace" gli sussurro mentre lui piange triste e mi abbraccia più forte ma non mi fa male, mi fa sentire protetta. Dopo un po' si calma e decide di alzarsi per fare colazione insieme a me sul letto "Aspetta...dammi quel caffè che si è raffreddato che te ne porto uno più caldo" mi dice prima che io bevva il mio caffè "No no va bene così grazie...non mi piacciono i cibi molto caldi" gli dico ridendo facendolo sorridere felice. Ci guardiamo per un tempo che sembra non finire mai fino a quando non arriva Lyla "Buongiorno a tutti...Grace io vado da Luis...hai bisogno di qualche cosa?" mi chiede lei già vestita con una felpa rossa ed enorme, presumo del suo ragazzo, e un paio di leggins neri "Non ti preoccupare...divertiti" le dico sorridendo così lei ci saluta e va via. "Chi è Luis? Il suo ragazzo?" mi chiede Isaac che è stato in silenzio a guardarmi tutto il tempo così annuisco e mi alzo perché mi si sono intorpidite le gambe "Cosa vuoi fare oggi?" continua lui mentre mi aiuta a scegliere i vestiti da mettermi, ovvero un paio di jeans blu e una maglietta a maniche corte bianca "Morirò di freddo se esco di casa in queste condizioni" gli faccio notare a lui che sta ridendo per la mia espressione scioccata. Mi fa segno di aspettare. Lo sento uscire dal mio appartamento, sento che apre e richiude un'altra porta per ritornare da me con in mano una delle sue felpe blu smeraldo "Tieni..." mi dice porgendomela affinché la indossi cosa che faccio subito perché sono stata avvolta da un filo di vento freddo che mi ha fatto rabbrividire "Grazie" gli dico baciandolo sulla guancia ma lui con le mani mi prende il viso e mi bacia sulle labbra che schiudo per respirare il suo odore che sa di menta. Usciamo dal mio appartamento mano nella mano "Io vivo in quell'appartamento d'ora in poi...perciò se hai bisogno di me io ci sarò per sempre" mi dice Isaac indicando una porta dove c'è il cartello "VENDUTO" così gli sorrido senza sapere cosa dire perché nessuno ha mai fatto una cosa così carina per me "Grazie" gli dico infine poi scendiamo e andiamo a giro per un po'. Ritorniamo a casa verso le undici e venti. Isaac mi accompagna fino alla mia camera dove mi bacia lentamente come se quello fosse l'ultimo anche perché quando va via ha una espressione afflitta "Buonanotte" mi dice mentre chiude la porta di camera mia per uscire dal mio appartamento chiudendosi la porta alle spalle. Mi metto il pigiama e vado a dormire con una brutta sensazione che cresce dentro di me ogni minuto che passa fino a quando non mi addormento definitivamente.

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Usciamo di casa verso le sei di pomeriggio quando mi arriva un messaggio di mio fratello "Isaac...Damon è morto...si è ucciso, non poteva sopportare il dolore della tua partenza...non sapevo come dirtelo dato che mi impedisci di parlare con te telepaticamente". Leggo per mille volte il messaggio di mio fratello ma Grace mi distrae per un commento su una vetrina e non presto più attenzione al cellulare che metto dentro la tasca della giacca. Passiamo tutta la sera fuori ma ogni volta che stavamo in silenzio ognuno nei propri pensieri mi ritorna in mente l'espressione di Damon quando me ne sono andato e del messaggio di mio fratello "È stata una bella serata no?" le chiedo mentre saliamo le scale per ritornare nel suo appartamento dato che si è fatto tardi "Sì...mi sono divertita molto con te" risponde lei sorridendomi felice per la notizia del mio trasferimento nel suo palazzo. Guardo per qualche secondo l'insegna del mio nuovo appartamento in cui c'è scritto venduto e ho un ripensamento "Ritorno da te, fratello" dico mentalmente a Derek che mi ascolta ma non dice niente. Entro nell'appartamento di Grace e l'accompagno nella sua camera dove lei mi dà indietro la mia felpa così la bacio per un ultima volta molto lentamente per godermi ogni attimo "Buonanotte" le dico trattenendo le lacrime che vogliono uscire perché non ne posso più di questa vita e di ferire Grace senza che lei ne sappia il motivo di tutte le mie azioni e le mie decisioni. Mi chiudo la porta alle spalle scoppiando in un pianto disperato ma devo andarmene...voglio che per Grace questa giornata sia stata tutta come un sogno per non ferirla di nuovo. Non ho nemmeno disfatto le mie valigie perché non ne ho avuto il tempo. Decido di consegnare le chiavi al proprietario dell'appartamento che mi risarcisce di tutti i miei soldi che gli ho dato per l'affitto del primo anno. Mi dirigo di nuovo verso un aeroporto dove prendo un aereo che mi porta a Londra. Arrivo a casa alle sei di mattina ma non voglio vedere le facce stravolte sia di Derek che di Oliver che starà malissimo e sicuramente ora mi odia a morte. Decido così di lasciare le valigie dentro lo sgabuzzino che è in giardino e faccio un giro per Londra per scharirmi le idee su cosa ne voglio fare della mia vita o di quello che ne resta. "Ciao" mi dice una bambina che camminava con sua mamma che mi guarda preoccupata "Ciao piccola" le dico sorridendo triste ma lei mi abbraccia forte "Non essere triste...vedrai che tutti i tuoi problemi si risolveranno prima che tu te ne accorga" continua lei sorridendomi felice per poi tirare fuori dalla sua borsetta una piccola bambola di tessuto, che nelle sue manine sembra enorme, e che porge a me "Tieni...quando sono triste la mia bambola mi fa ritornare il buon umore...me l'ha regalata mio padre prima di partire per l'Afghanistan- dice questa graziosa bambina che mi fa stringere il cuore -Credo che tu ne abbia bisogno più di me" finisce lei così prendo la bambola e le do' un bacio nella guancia "Grazie" le dico abbracciandola delicatamente poi sua mamma la porta via dicendole che non può parlare con chiunque sembri triste e regalargli le sue bambole ma la bambina le dice che a lei importa di più della felicità degli altri che della propria poi la mamma la prende in braccio e la bacia "Sei una bambina d'oro" dice infine sua madre prima di sparire dietro l'angolo "Sì...una bambina d'oro" ripeto sorridendo mentre guardo la bambola. È grande più o meno quanto la mia mano: ha due grandi occhi azzurri e i fili che dovrebbero essere i capelli sono di tutti i colori dell'arcobaleno. Il viso è coperto da un sorriso triste ma con della vernice rossa è stato disegnato un sorriso per nascondere quello triste. Sorrido alla vista di quel sorriso che rispecchia perfettamente il mio umore in questo momento.

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