GLI ESAMI DA SUPERARE

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CAPITOLO 10

Spesso mi chiedo quale sia la differenza tra la scuola e la vita. La sostanziale differenza. Penso che si possa rispondere riassumendo che, a scuola, si insegna una lezione e poi si danno dei compiti, mentre nella vita, si danno dei compiti che alla lunga ti possono insegnare una lezione. La vita sa essere una scuola per ognuno di noi, ti sa insegnare, ti forma, ti lascia dei segni sull’anima.

Io non ho mai odiato la scuola. Forse solo qualche insegnante. Quello di educazione fisica e di geometria, specialmente. Un insegnante non deve creare studenti a propria immagine e somiglianza, ma deve spingere gli studenti a creare una propria immagine. Bisogna metterli nelle condizioni migliori per imparare. Io penso questo.

Al termine della partita contro la Pink Bari, fui acclamata dalle mie compagne. Festeggiarono tutte il mio ritorno in campo. Neanche il tempo di togliermi la maglietta sudata per farmi la doccia. Neanche il tempo di cominciare a togliermi le scarpette. Mi abbracciarono tutte e mi fecero i complimenti. Era il segno ufficiale del mio ritorno. Era rinata e pronta per lasciare l’impronta nella stagione della svolta. C’era ancora tempo.

Mi aspettò una bella sorpresina a scuola il lunedì dopo. Una bella sorpresa tutta per me. Un bel compito in classe in inglese. Mio diooooo?! Non ci voleva proprio. Un bel neo su una settimana che poteva essere perfetta. Un annuncio sul registro di classe scritto in bella grafia con la penna rossa. Venerdì 23 marzo alle 11.30 compito in classe. Una mazzata in testa, in piena fronte.

La settimana poteva essere perfetta per un motivo principale. Stesso la domenica della partita contro la Pink Bari, venni a conoscenza di un particolare dettaglio circa lo scontro diretto contro la Fiorentina del 24 marzo. Oltre al fatto che la partita sarebbe stata trasmessa in diretta da Sky, l’organizzazione decise di far disputare la partita non più nel nostro campo consueto, ossia il Centro a Vinovo, ma bensì allo Juventus Stadium. Dettaglio non da poco. Avremmo giocato lo scontro diretto nello stesso stadio dove gli uomini della Juventus trionfavano da anni. Uno stadio mozzafiato, enorme, di circa 40.000 persone. Durante la settimana venimmo a sapere che lo stadio, inoltre, sarebbe stato tutto esaurito. Un’occasione unica nella vita. Come far combaciare studio e calcio in una settimana del genere? Era la mia sfida impossibile.

Compito in classe. L’ultimo dell’anno scolastico. Successivamente, ci sarebbe stato solo un giro di interrogazione e nulla più. La nostra insegnante non era una di quelle che interrogavano mille volte o assegnavano mille compiti in classe. Da una parte, questo era un bene, dall’altra questo poteva complicarti le cose in caso di un voto basso sia nel caso fosse stato preso all’orale, sia fosse stato preso allo scritto.

Passai tutta la settimana a studiare come una matta e ad allenarmi come mai. Mi sembrava neanche di patire così tanto le varie sessione di allenamento. Di solito, al rientro da questi infortunio, qualcosa lasci per strada a livello sia fisico che mentale. Io no, probabilmente non avevo tempo di preoccuparmi anche di queste cose. Sembrerà strano, ma la settimana volò così, in un batter d’ali. Di colpo mi ritrovai al giorno del compito.

La notte precedente al compito la passai sveglia in bagno. Fu assurdo il tutto, ma andò così. La scrivania dove studiavo e dove tenevo tutti i libri si trovava di fronte alla camera di mia madre, invece il bagno si trovava più isolato rispetto alla camera in questione. In pratica, fossi rimasta sulla scrivania, avrei svegliato mia madre e lei si sarebbe arrabbiata con me, perché avrei dovuto dormire la notte, per recuperare le forze. Ma ero tesa e preoccupata. Con il mio pigiama a quadretti, presi i libri e mi posizionai seduta sulla tazza. Rimasi lì per delle ore. Seduta con le gambe incrociate per stare al “caldo”, con il libro in mano a parlare in continuazione e scrivere senza sosta.

Cercavo di farmi entrare in testa tutti i concetti possibili. Mi andai a coricare verso le 4 e mezza circa. Mi addormentai subito, ero sfinita. Ero rimasta in bagno per almeno quattro ore. Avevo le gambe a pezzi, ma almeno avevo studiato e potevo sentirmi quanto meno preparata. Ora bisognava solo sperare che riuscissi a mettere in pratica il tutto.

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