LA RINASCITA

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CAPITOLO 9

C'è chi associa questo sport ai rituali primordiali di caccia, chi lo vede come un potente elemento tribale della nostra società, chi, ancora, lo considera lo spettacolo più emozionante di tutti. Un ritorno al divertimento spensierato dell'infanzia. In qualunque maniera la si pensi, non c'è dubbio sul fatto che il calcio sia lo sport più bello ed emozionante del mondo. E' lo sport che piace di più e oggi giorno vige la regola che è bello ciò che piace.

Questo è uno sport che emoziona a più livelli, a più fasce d'età, senza distinzioni di ceto sociale, preferenze politiche o divisioni locali. Basti pensare ad un bambino che si approccia la prima volta a questo mondo, al suo divertimento nello scoprire tutte le emozioni che racchiude questo sport.

Quante immagini si vedono allo stadio o, attraverso i registi delle televisioni, si riescono a scorgere, di bambini in festa o tristi per il risultato della propria squadra del cuore. Oppure basterebbe solo pensare ad una persona anziana, la quale ha cominciato a seguire, a tifare la propria squadra e dopo tanti anni si ritrova ancora là a tifare indistintamente senza nessun freno. Quante storie e quanti esempi si possono fare. Un numero incalcolabile.

Tra le mille storie, ci sono anche quelle degli infortunati. Storie di ragazzi giovani che lottano contro il proprio fisico, le proprie fragilità per poter tornare a praticare lo sport più amato, la cosa che più di tutti li rende felici. Sui media sentiamo racconti di ragazzi che hanno subito un grave infortunio, ma che sono riusciti a ripartire nonostante tutto, nonostante tutte le avversità. Queste storie sembrano favole, come se fosse Dio in persona a far continuare la carriera al calciatore, come se ci mettesse il suo zampino per salvare la passione di tutti questi ragazzi. Purtroppo non è sempre così. Chi subisce il mio tipo di infortunio ha sempre difficoltà a ritrovare la forma fisica ideale. Ancora più complicato se ad affrontarlo è un giovane dalla costituzione di per sé fragile che vuole fare del calcio il proprio mestiere nella vita. Non tutti riescono ad abbattere le peripezie nate a causa del proprio fisico. Non sempre Dio riesce a metterci una mano. Non sempre tutte le storie si concludono con un lieto fine.

Per questo motivo, anche solo stando in campo, mi sentivo una miracolata. Tante persone non hanno avuto e non avranno la mia stessa fortuna. Tanti giovani devono abbandonare i loro sogni. Io credo in Dio. Credo in una forza soprannaturale che ci aiuta quando ne abbiamo bisogno. Sicuramente Dio mi ha dato una mano irrobustendo il mio ginocchio e i suoi legamenti. Non avrei sopportato di perdere tutto così. Non volevo essere solo una comparsa di belle speranze che è stata stroncata da un infortunio. Volevo e voglio tutt'ora lasciare un segno in questo sport. Mi sentivo fortunata a stare in campo. Dio mi aveva aiutato, ora toccava a me.

Gli allenamenti erano sempre più duri. Giorno dopo giorno, mi sembrava tutto più complicato, più stancante, più difficile. I primi giorni mi sentivo al massimo delle mie forze. Certo era tanto tempo che non mi allenavo con il gruppo, ma mi sembrava che tutto stesse andando per il meglio. Nella partitina di fine allenamento, riuscì a trovare anche il gol, la miglior medicina per un attaccante come me. Ma con il proseguire dei giorni, mi sentivo pesante sulle gambe, mi sentivo stanca, mi sentivo più lenta non solo delle altre, ma rispetto ai primi giorni miei. Ne parlai con la dottoressa, poi con il coach, poi a casa. Tutti mi dicevano che il tutto rientrava nella normalità. Io avevo paura che qualcosa non andasse bene nel mio recupero. Avevo paura di diventare un capitolo tra le storie dei ragazzi che non sono riusciti a recuperare.

Il 16 marzo stava arrivando. Pink Bari - Juventus Women. Era la mia deadline. La mia data fissata per il rientro. I miei allenamenti si allertavano. Qualche giorno in gruppo, qualche giorno in palestra, qualche giorno a parte. Il coach non voleva correre nessun rischio con me. Non voleva affrettare i tempi. A volte, per questo, si può correre il rischio di cadere in ricadute o ulteriore complicazioni che non facevano altro che peggiorare la situazione, azzerando i progressi ottenuti con sudore fin a quel punto.

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