IL MOVIMENTO ITALIA

131 6 0
                                    

CAPITOLO 12

L’ultima volta è stata nel 1999: in campo c’erano, tra le altre anche coach Guarino. Quei mondiali si svolgevano negli Stati Uniti, in casa della squadra di calcio femminile più titolata al mondo che, infatti, pure in quell’edizione, portò a casa la vittoria. Per l’Italia era la seconda partecipazione in assoluto. A distanza di vent’anni esatti, tornammo a giocarci un Mondiale e, mai come quest’anno, con le armi per poter ben figurare. La nostra Nazionale disputerà la prima gara contro l’Australia, l’avversario più temuto del girone C, di cui fanno parte anche il fortissimo Brasile e la ben più modesta Giamaica.

L’attenzione dei media per il calcio femminile è una novità assoluta. Il tutto è partito in maniera drastica con l’Europeo del 2017 dove si raggiunse un picco d’audience mondiale di 178 milioni di utenti. Per il Mondiale si puntava al miliardo tra spettatori e streaming. Anche per questi dati, i nostri media avevano drizzato le antenne: la nostra Nazionale poteva rappresentare per loro un bel bocconcino sul quale mettere le mani.

Questi dati fecero gola anche sugli sponsor. Nike fu scelto, non solo, come fornitore del torneo, ma anche come uno dei maggiori rappresentanti dell’iniziativa triennale “Together #weplaystrong”, nata come idea dell’Uefa in favore dello sviluppo del calcio femminile. Anche i capoccia dell’Uefa, l’ente che controlla il calcio e il suo sviluppo, avevano messo le mani sul calcio femminile. Finalmente.

I numeri , ovviamente, per quanto riguarda l’Italia erano e sono tutt’ora ancora modesti. Parliamo di circa 24.000 calciatrici tesserate di cui 15.000 impegnate nell’attività dilettantistica. Un’inezia rispetto ai numeri di Stati Uniti e Canada. Parliamo di un budget di circa 3 milioni e mezzo di euro contro i 25 messi a disposizione per i maschi. Numeri impietosi. Solo a ridosso del Mondiale, la serie A e B Femminile sono entrate nel calcio che conta, ottenendo di essere amministrate direttamente dalla FIGC, attraverso la neonata Divisione Calcio Femminile, e non più dalla Lega Dilettanti: un traguardo importante, grandioso, raggiunto al termine di un braccio di ferro federale. Incredibile. Il calcio Femminile Italiano stava per diventare professionistico.

Un traguardo che abbiamo raggiunto in netto ritardo rispetto ai top, ma almeno lo abbiamo raggiunto. La sensazione è che con l’arrivo delle squadre big maschili per il campionato dell’anno prossimo, che hanno portato blasone e capitali, questo movimento possa solo continuare a crescere e lottare con i top al mondo. Un augurio, non tanto per la mia generazione, ma forse per quella dopo.

Intanto l’entusiasmo intorno alla Nazionale crebbe; dopo le convocazioni, addirittura, per la prima volta, la Nazionale Italiana Femminile finì sulle figurine Panini. Sui social nacquero i canali ufficiali per seguire le ragazze in Francia nella loro avventura. Inoltre, non vanno dimenticati i 39 mila persone che assistettero allo Juventus Stadium il match scudetto fra noi e la Fiorentina: certo, l’incasso fu di zero euro, per via dell’ingresso gratuito, ma quella fu l’occasione per portare su tutti i telegiornali della sera e non solo le immagini di uno stadio pieno per una partita tra donne. Fu l’occasione per aggiornare i record e le statistiche del calcio Femminile Italiano. Fu l’occasione per far conoscere il nostro mondo agli Italiani, gli stessi, magari, che vedendoci in campo e appassionandosi a noi e al nostro gioco, seguirà la Nazionale anche in Francia al Mondiale.

Facendo due conti, dai blocchi Juventus e Fiorentina, provennero quasi tutte le convocate al raduno Mondiale: dalla stella più attesa, Barbara Bonansea, alla regista del centrocampo Juve, Martina Rosucci, tornata a disposizione dopo un infortunio, alla già citata e immancabile leader Sara Gama, impegnata in prima persona in quanto capitano in ambito federale, come portavoce del gruppo. Dal gruppo viola arrivarono Alia Guagni e Alice Parisi, per il Milan ci sarà la marcatrice migliore del campionato Italiano, Valentina Giacinti e la giovane Manuela Giugliano. Senza citare la nostra campionessa in porta Laura Giuliani, la bomber Cristiana Girelli, ma anche la fortissima Ilaria Mauro, bomber viola e Elisa Bartoli, difensore della Roma. E tante altre, che ora non cito, altrimenti perderei un’eternità. Infine, c’ero io: la giovane proveniente dal blocco Juventus che avrebbe dovuto provare, testare la propria sicurezza e la propria integrità fisica. Il recupero dall’infortunio e il fatto che avessi solo 17 anni, la più giovane, facevano pendere su di me un grosso punto interrogativo che avrei dovuto togliere.

I Mondiali Francesi saranno un grande palcoscenico per il nostro calcio, per il nostro movimento. Ovviamente non partiamo tra le favorite: gli scommettitori dicono Stati Uniti, ancora una volta, ma hanno buone chance anche la Francia, padrone di casa, e l’Inghilterra. Ben piazzate anche Olanda e Germania, mentre, caso a parte, la Norvegia, alla quale mancherà la sua giocatrice più rappresentativa, la Pallone d’Oro in carica Ada Hegerberg, in polemica con la sua Federazione rea di investire poco nel calcio Femminile. E pensare che Norvegia è stata il primo paese in Europa ad aver imposto la parità salariare tra calciatori e calciatrici. Da noi questo si chiama fantascienza!

Poco meno di 1.000 chilometri dividono Coverciano da Valenciennes, 40 giorni separano, invece, la Nazionale Femminile dal match d’esordio contro l’Australia che si disputerà il prossimo 9 giugno allo “Stade du Hainaut” di Valenciennes. La nostra missione, la nostra spedizione francese partirà da questi delicatissimi giorni d’allenamento al Centro Tecnico Federale.

Dopo la gara intensa della finale di Coppa Italia, subito un’altra sfida incredibile da affrontare e da vincere. Che emozione! Ancora non ci potevo credere. Era tutto così surreale. Fu una grande emozione quando ho avvertito i miei familiare della grande notizia. Quella sera, dopo essermi ritirata a casa, svegliai tutti che stavano già da ore dormendo profondamente. I miei nonni scoppiarono a piangere dalla gioia, mentre mia madre mi abbracciò così forte da farmi quasi perdere il respiro. Fu un momento di gioia senza eguali. Per non parlare di quando, a telefono, l’ho comunicato a mio padre. Fu un tripudio di lacrime a telefono, tra mio padre, me e i miei nonni. Il giorno dopo lo raggiunsi a Napoli. Si fece trovare con una mazzo di fiori in mano e un regalo per me: un ciondolino con un pallone e una targhetta piccolina con la scritta “sono fiera di te”. I miei nonni paterni fecero una torta che mangiammo a pranzo. La felicità in quei giorni non aveva mai raggiunto dei picchi così alti.

Fu dura lasciare la mia famiglia per andare in ritiro a Coverciano. Loro mi diedero la forza per farlo, dicendomi che avevo lottato tanto per quello. Teresa mi accompagnò alla stazione insieme a mia madre. Mi abbracciò e mi diede appuntamento ogni sera in videochiamata. Mi scesero tante lacrime che non saprei minimamente contarle. I miei occhi si fecero rossi. La mia missione stava per partire.

Io, Rosucci e Durante fummo le ultime tre a raggiungere il raduno. Avevamo giocato la finale, quindi ottenemmo una sorta di permesso ad aggregarci un paio di giorni dopo. Al termine di una stagione intensa e caratterizzata da mille peripezie, avevamo un mese abbondante per preparare la nostra campagna francese. Un mese per ricaricare le batterie e farsi trovare pronte all’appuntamento più importante dell’anno. Della vita. Un Mondiale conquistato con carattere e caparbietà, attraverso il bel gioco e la continuità nei risultati e grazie alla guida sapiente del nostro coach, la CT Milena Bertolini. Un’Italia capace di collezionare sette vittorie su otto nel percorso di qualificazione e di contribuire con successo vittoria dopo vittoria alla crescita esponenziale di tutto il movimento.

Cominciammo il raduno in 26 calciatrici. C’erano ancora 3 calciatrici in più. Dovevo assolutamente convincere tutti e rientrare nei 23 che partiranno in Francia. Era il mio sogno. Dovevo farcela.

Che sensazione incredibile quando misi i piedi all’interno del campo!!

Che emozione quando visitai le strutture!!

Che gioia quando cominciammo a fare allenamento per la prima volta!!

La sera in videochiamata perdevo ore a spiegare e mostrare a Teresa dove stavo. Perdevo ore a far vedere ai miei dove dormivo. Era un posto magico. E’ tutt’ora un posto magico e unico. Mi sentivo come se stessi sognando. Mi sentivo tre metri sopra al cielo. Provavo a darmi continuamente dei pizzicotti per svegliarmi, per capire quale fosse la realtà. Era tutto vero! A 17 anni stavo vivendo un’epoca d’oro. Sia per me, sia specialmente per il calcio femminile. Stavo vivendo un epoca di cambiamenti e di stravolgimenti. Dovevo solo vivere questi momenti al meglio. Dovevo solo farmi trascinare dalla corrente, dalla marea che stava investendo il calcio Femminile italiano. E non era ancora finita.

Il Viaggio Dei Campioni ⚽️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora