Capitolo 12

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L'autrice di questa storia è LiveLifeInTheRain; questa è solo la traduzione fatta da me, tamafune.

Dopo quel giorno non parlai più. Ho detto tutto quello che potevo dire e ora non posso più. Ero incazzata ma ero anche spaventata. Avevo troppa paura di parlare contro di lui o contro i miei genitori di nuovo dopo quello. Mi aveva pugnalato allo stomaco ed ero stata così vicina a morire dissanguata. Se quello sconosciuto non fosse intervenuto a quest'ora lo sarei.

I miei genitori non mi permisero di tornare da loro così fui bloccata ancora a vivere con Than.

In un primo momento se ne fregò del mio silenzio ma poi si arrabbiò. Mi spinse a terra e mi tirò dei calci alle costole per farmi parlare. Mi torturò per ore con il coltello e ciò lo fece come punizione per il fatto che non gli parlavo.

Il modo in cui vide tutto questo mi fece trasalire, se non gli avessi detto di no allora non sarebbe stato uno stupro. Potevo scuotere la testa o spingerlo via ma finchè non dicevo no lui lo avrebbe preso come un consenso. Apparentemente tutte le altre volte che gli dicevo di no e che lo pregavo di non farlo non contavano.

Stavo morendo dentro, quella notte la mia lotta e la mia vita filtrarono via insieme al sangue dovuto alla pugnalata. Certo il sangue poteva tornare indietro grazie alle donazioni di sangue ma stavo vivendo da del sangue in prestito, da una vita in prestito e da del tempo in prestito. Sapevo che a questo punto non sarei sopravvisuta per sposarmi o per andare all'università, ma non mi importò.

Ho imparato da tutte le volte che portava i suoi amici a stare lì distesa. Non combattevo, non mi dimenavo, rimanevo solo lì distesa e li lasciavo fare. Non mi dimenavo dal coltello, lo lasciavo tagliarmi. Non cercavo di scappare quando mi colpiva, glielo lasciavo semplicemente fare.

Ma in un certo senso questo lo faceva arrabbiare, non combatterlo era come se gli portassi via tutto il divertimento di quello che mi faceva, quindi lo faceva più forte. Era un'occorenza giornaliera per me svenire per poi risvegliarmi ore dopo e farglielo rifare.

Non esco e non frequento più eventi sociali quindi Than mi riempie di lividi in qualsiasi parte del mio corpo che vuole. I miei genitori dicevano agli eventi che ero capricciosa quando stavo attorno alle persone e che ero ancora ricoverata all'ospedale per quello che mi era successo.

Rapina casuale il cazzo.

Ma non andai contro a ciò che dissero, ero debole. Ho provato a scappare una volta e mi ha trovata facilmente, quella notte mi tolse i punti dalle ferite e me li fece rimettere da sola.

Rimasi lì seduta ancora una volta chiedendomi come siamo arrivati a questo punto. Mi ha colpito una volta e poi una seconda. Mi ha detto che mi amava quando non era vero. Non ho mai, nei miei incubi più selvaggi, potuto pensare che le cose sarebbero finite così.

Quando i mesi passarono e le botte divennero peggiori, i miei genitori mi fecero ritornare a casa loro perchè Than non riusciva più a controllarsi. Ero nera, blu e piena di croste.

Non mi hanno riportata a casa perchè gli interessavo, mi hanno riportato a casa perchè così potevo guarire. Ma nessuno riesce ad avere a che fare con i miei incubi che mi fanno svegliare urlando di notte.

Ciò rende i miei genitori furiosi e ho dovuto subire per questo le botte da mio padre ma almeno ha delle mani più gentili rispetto a quelle di Than.

Non riuscivo neanche a sentire il dolore perchè ero abituata a riceverne molto di più da Than.

Alla notte restavo seduta a contemplare il mio suicidio, per sempre condannata dalla mie esperienze ma alla fine, non importa quando lo volessi, non riuscivo a farlo.

Qualsiasi speranza che avevo era da tempo andata ma c'era qualcosa che mi tratteneva qui.

Era quasi estate e mi svegliai a causa del mio milionesimo incubo quando i miei genitori entraro nella mia stanza e mi dissero che me ne sarei andata via per l'estate. Ho sempre desiderato andarmene ma ora voglio assolutamente restare.

Che succede se lei è peggio di mio padre?

Almeno qui so cosa posso aspettarmi, ma lì ci sono nuove persone che non conosco. Iniziai a preparare la valigia, senza sapere che quella fu la cosa migliore che mi sia successa.

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E la storia torna all'inizio di Secrets in Silence.

È stato bello e corto, servito per dare un'idea chiara al passato di Addie.

Ora è tempo di continuare la storia tra Addie e Liam!!!

La storia si chiama Truth in words [book 3] - Italian translation, ho già pubblicato il capitolo 1.

Secrets cause silence [book 2] - Italian translationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora