Pleasure!

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Erano passati circa due mesi e mezzo da quando mi ero trasferita a casa di Louis, e circa due mesi da quando avevo iniziato a lavorare nel ‘Ciao Sorrento’: il migliore ristorante italiano presente a Manchester, o in tutto il Regno Unito.

In realtà il mio commento era un po’ di parte dato che io in quel ristorante ci lavoravo e anche perché non avevo mai mangiato italiano se non lì. Spesso mia mamma aveva provato a cucinare qualche prelibata pietanza italiana ma ovviamente con risultati molto meno che scarsi.

Sappiamo tutti quanto si mangia bene in Italia!

La mia prima impressione non era stata per niente sbagliata. Il personale era sempre stato disponibile nei miei confronti, erano sempre di buon umore e mi fidavo ciecamente di loro; specialmente di Laura ed Hazel.

Hazel aveva circa venticinque anni, capelli neri, occhi azzurri, lineamenti molto delicati, fisico asciutto, sembrava quasi una modella e assomigliava molto vagamente  a Katy Perry. Era la persona più solare che io avessi mai potuto conoscere. In tutto il tempo che avevo lavorato lì, non l’avevo mai vista triste, nonostante tutti i problemi che incombevano minacciosi su di lei. Aveva una bellissima bambina di tre anni, che a volte veniva a farci compagnia nel ristorante quando la mamma di Hazel non poteva tenerla con sé. Si chiamava Anna e assomigliava pochissimo alla sua mamma. Lei aveva i capelli chiari, ma, proprio come la mamma, aveva gli occhi azzurri. Era una bambina davvero molto intelligente per la sua età. Sapeva usare il mio cellulare molto meglio di quanto lo sapessi fare io e scandiva le parole perfettamente e sapeva perfino contare fino a 15. Era adorabile.

Hazel era l’unica amica, mia coetanea, che avevo a Manchester. Parlavamo davvero di tutto, mi aveva aiutato in varie occasioni, e poi, diciamoci la verità, avevo realmente bisogno di un’amica del mio stesso sesso. Non potevo parlare con Louis di assorbenti, cerette e vestiti per tutto il tempo. Mi avrebbe ammazzato appena dopo aver pronunciato la parola assorbenti. Già non mi sopportava quando era quel periodo critico del mese, ma l’unica cosa positiva è che mi andava a comprare gli assorbenti, nonostante fosse timido e molto imbarazzante.

Quel lunedì era una tipica giornata inglese con un bel cielo nuvoloso che minacciava di piovere da un momento all’altro, c’era vento e faceva abbastanza freddo.

Era circa mezzogiorno e il locale era quasi vuoto se non per i soliti clienti abitudinali o quelli occasionali che avevano saltato la scuola o il lavoro, o semplicemente qualcuno che voleva ripararsi dal freddo di quella buffa giornata di un agosto così strano e diverso dagli altri.

Mi avvicinai ad un tavolo di ragazzi, non inglesi, forse tedeschi o francesi, che su per giù avevano la mia età. Presi il blocchetto dalla tasca posteriore dei miei pantaloni neri e li salutai cordiale mentre loro facevano commenti che a malapena capivo e dei sorrisetti fin troppo languidi.

“Siete pronti?” dissi con tono professionale senza far mancare un sorriso piuttosto naturale.

“Oui, Oui!” disse uno di loro guardandomi fin troppo e li incitai a parlare con uno sguardo.

“Tre gnocchi alla sorrentina e due carbonara!” dissero in un misto tra italiano, inglese e francese.

“Da bere?” chiesi cordiale.

“Mmmm coca cola e acqua.”

“Frizzante?” chiesi e loro annuirono alla mia domanda.

Mi allontanai per portare la comanda a Luca, lo chef del locale, nonché figlio secondogenito di Laura. Lui, rispetto la madre, era molto più riservato, timido e anche misterioso, ma se preso nel verso giusto sapeva essere la persona più stupida e simpatica del mondo.

“Mi raccomando, una cosa veloce, che già non li sopporto più!” dissi sommessamente per non farmi sentire.

“E meno male che sono appena arrivati..” disse sogghignando, poi prese la comanda dal bancone ed entrò nei meandri dell’enorme cucina per preparare quelle prelibatezze.

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