Help meee, please!

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Appena salii in macchina Louis mi accolse con un caldo sorriso e un dolce “Ciao C.!”.

Lo guardai stranita e poi scoppiai a ridere “C.? Come ti è venuta questa?”

“boh, ma Charlie è troppo lungo!” rise anche lui e mi si riempì il cuore di gioia.

“Che dobbiamo fare?” chiesi curiosa senza avere la minima idea di dove stessimo andando.

“Mi devi aiutare!” lo guardai e un “Allora?” per incitarlo a parlare  uscì dalle mie labbra.

“devo fare pace con El e le voglio fare una sorpresa ma non ho idee su cosa la possa sorprendere…” si strinse le labbra inferiori tra pollice ed indice mentre fissava attentamente la strada davanti a noi.

Quel giorno Manchester era abbastanza affollata, forse perché era buon tempo e tutti avevano deciso di giovare dei raggi solari e approfittarne per fare una bella passeggiata. Guardai attentamente un bambino correre in contro al papà che lo abbracciava stretto e un ricordo sfocato di una piccola bambina bionda che correva verso il suo papà mentre lui si preparava per prenderla e farla volare si fa spazio nella mia mente, trattenni le lacrime a quel ricordo così acceso eppure così lontano.

“Charlie tutto bene?” mi chiese Louis abbastanza confuso.

Lo guardai un po’ stranita per la sua domanda improvvisa e alla fine annuii rendendomi poi conto che evidentemente mi ero incantata e persa nel mio ricordo.

“Scusami, che stavi dicendo?” ritornai al discorso precedente.

“Ho detto che devi aiutarmi..” ripeté e tirò un respiro più profondo del solito.

“come pensi che ti possa aiutare se la conosco da meno di ventiquattro ore?” dissi con fare indisponente. Mi faceva delle proposte veramente assurde!

“Non lo so.. ma sei una ragazza e bene o male voi ragazze siete tutte uguali per quanto riguarda i gusti..” disse pacatamente come se la mia indisponenza non l’avrebbe proprio toccato.

“A meno che ad Eleanor piaccia Mario Kart o il pugilato allora, forse, potremmo assomigliarci.. ma comunque molto vagamente!” l’aria tra di noi era diventata meno tesa, più leggera; fece un piccolo sorriso.

“Touchè!”  e scoppiammo entrambi a ridere.

L’abitacolo della macchina si riempì con il suono delle nostre risate.

Quella di Louis era magnifica.

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Una volta arrivati in centro, Louis cercò un parcheggio libero dover poter lasciare l’auto per qualche ora per poter sbrigare con calma la sua ‘missione’; dopo aver girato un poco, lo trovammo, lasciammo la macchina in custodia del parcheggiatore e scendemmo.

“Hai qualche idea?” gli chiesi nella speranza che abbia davvero qualche idea e non debba fare tutto io, come sempre. In realtà questa cosa non mi stupirebbe affatto, anche quando eravamo piccoli succedeva sempre così: se Louis doveva fare qualcosa e si trovava in difficoltà chiamava sempre me e i suoi problemi erano magicamente risolti.

“Si e no” esclamò confuso, cercando di trovare almeno un po’ di senso a quello che aveva appena detto.

“Spara Bro’” dissi scherzando e guardando attentamente le vetrine dei negozi davanti a cui passavamo.

“Avevo pensato ad un week-end da qualche parte… -sembrò confuso – però non so dove!” continuò ancora più confuso di prima. Bel problema!

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