𝐒𝐭𝐮𝐩𝐢𝐝𝐞 𝐧𝐞𝐛𝐮𝐥𝐨𝐬𝐞

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°•°𝐒𝐭𝐮𝐩𝐢𝐝 𝐧𝐞𝐛𝐮𝐥𝐚𝐞°•°

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°•°𝐒𝐭𝐮𝐩𝐢𝐝 𝐧𝐞𝐛𝐮𝐥𝐚𝐞°•°

Quella notte non riposò molto, preferì rimanere inerme sul suo letto matrimoniale a fissare il soffitto, come se da lì potesse calare qualche sorta di angelo a dargli la sua benedizione. In una virata di polso, ebbe il cellulare tra le dita. Non amava leggere le notifiche, non gli interessavano i social e la visibilità -stava in pace in quella sua piccola bolla a finestre scure- ma, a causa dell'enorme quantità di noia accumulata, si ritrovò a viaggiare in Internet. Gli occhi sfiorarono la piccola fascia in alto: 24 dicembre. Sbuffò sonoramente, passando il pollice più e più volte su quei millimetri che contenevano la data giornaliera, come se volesse cancellarla dal telefono. Finì col lanciarlo a terra, udendo un rumore sordo, atutito dalla cover trasparente quando il dispositivo si schiantò sul pavimento.

L'inferno cominciò a bollirgli dentro, un nodo alla gola e delle catene ai piedi. Il respiro mozzato e la voglia di sparire tra quelle lenzuola di seta lo attanagliavano. Un brivido fece il suo tragitto sulla spina dorsale, diradandosi poi per le articolazioni, finchè non lo accolse una sensazione di vuoto ed il suo sguardo si spense.

Taehyung aveva smesso di piangere quando sua nonna aveva lasciato questa terra, l'aveva sconvolto quell'evento. Non aveva più versato una lacrima, nè un sospiro nè un vacillamento delle corde vocali. Nulla. Un'altra volta il grigio permetteva che i fatti scorressero su di sè, come una folata di vento primaverile al profumo di lavanda e rose. Poteva apparire in qualità di menefreghista ma, il suo, era un sentimento più profondo, non definibile con un vocabolo letterario: si sentiva pesante come se dovesse portare sulle spalle il peso del cielo, ma allo stesso tempo, leggero; leggero con la voglia di spingersi più in alto del Sole ed abbracciare per l'ultima volta l'unica donna che avesse mai amato nell'arco di quei ventitre anni.

Aveva troppo per la testa. Voleva solo che i pensieri cessassero di formularsi nelle pareti cerebrali, che domande, dubbi o plausibili risposte si spezzassero da sole invece di formare una nebulosa, finendo con l'esplodere. Si rigirò varie volte tra le coperte stropicciate di parole, in quella stanza che odorava di solitudine e malinconia.

Il busto si levò scordinatamente al suono del campanello di casa. Non si preoccupò particolarmente dell'apparizione della sua figura, in fondo, era pur sempre la sua abitazione e quella la sua privacy. Trascinò le ciabatte sui palchetti, contornandone le venature, con la voglia di un bradipo pigro nel camminare verso la porta. Si chiedeva, però, chi potesse essere a fargli visita in un giorno così carico di tristezza che lo risucchiava ogni qualvolta in un buco nero. Abbassò la maniglia senza badare alle sue azioni, troppo concentrato nell'osservare un'irregolarità delle tavole in legno sotto ai suoi piedi.

- Si? - non alzò realmente lo sguardo, la sua richiesta fu solo una cortesia.

- Hyung - una voce leggermente acuta, dal timbro nervoso ed irrequieto. A quello le retine di Taehyung si inumidirono, vide sfocato quando alzò il capo verso quello di Jungkook, impegnato a torturarsi il labbro inferiore. Gli arti si mossero da soli come spinti da una presenza immaginaria: prese tra le braccia il moretto, poggiando le labbra sulla sua spalla vestita. Jungkook spalancò bocca ed occhi incredulo, cosa aveva fatto per meritarsi un gesto simile? Il cuore in preda alle palpitazioni e le falangi che vibravano; ricambiò l'abbraccio dopo alcune frazioni di secondo, cingendo il collo del maggiore.

- Hyung, va tutto bene? - le dita si insinuarono tra le ciocche color metallo del collezionista.

Taehyung scosse il capo, aumentando la presa stavolta sul busto del ragazzo che, stranamente, gli infondenva calore e conforto. Un luccichio, una goccia di sali minerali solcò le morbide guance del grigio, scendendo verso una linea retta. Una singola lacrima sembrava stesse sfregiando l'espressione neutra di Taehyung, riaprendo una ferita sanguinolenta e spezzando l'intero scudo.

Quella mattina il grigio pianse, pianse sulle spalle di Jungkook.

𝗦𝗽𝗿𝗶𝗻𝗴 𝘀𝗻𝗼𝘄𝗳𝗹𝗮𝗸𝗲 ; 𝗍𝖺𝖾𝗄𝗈𝗈𝗄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora