𝐋𝐚𝐜𝐫𝐢𝐦𝐞 𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐨𝐫𝐝𝐢𝐚

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°•°𝐓𝐞𝐚𝐫𝐬 𝐨𝐟 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐨𝐫𝐝°•°

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°•°𝐓𝐞𝐚𝐫𝐬 𝐨𝐟 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐨𝐫𝐝°•°

Jungkook si fece scappare una timida risata - Ma è ovvio - scosse la testa sorridendo - Vai in vacanza da qualche parte? - chiese avvicinandosi a lui ed avvolgendo uno dei suoi palmi freddi con entrambe le mani. Lo vide abbassare gli occhi, il suo sguardo si spense così come la cognizione del tempo tra le membra cerebrali del moro. Gli alzò il volto dai tratti felini con due dita, chè non sopportava vedere l'espressione cupa che ogni tanto catturava il grigio, serrando le porte del suono e facendolo chiudere in sè stesso. - No.. - fu l'unico sospiro che uscì dai boccioli evidentemente screpolati di Taehyung, su cui era stata spalmata una spropositata dose di balsamo per labbra, rendendole lucide ed ancora più invitanti agli occhi scuri dell'artigiano. Jungkook si allontanò di scatto, come avesse realizzato, come se un buco nero lo avesse risucchiato, oscurandogli il pensiero. Ed in quel momento si sentì precipitare, mentre il cuore riprendeva a picchiare violentemente la cassa toracica, ricominciava a lasciar cadere dense gocce nere sulle costole, bruciandogli lo stomaco dall'interno. Le farfalle che prima svolazzavano tranquilamente si ridussero in polvere, sgretolandosi al primo soffio di consapevolezza: solo le fiabe si concludono con un lieto fine. Avvertì quello strano pizzicorio agli occhi quando Taehyung aprì bocca per spiegare, tralasciando per un secondo la chilometrica fila che si stava formando per il suo volo.

Il collezionista allungò due dita, falangi che legò attorno al polso del moro - Parto Jungkook, parto dalla Corea - e fu come un colpo dritto allo stomaco per il destinatario di quella frase. Infatti, l'interpellato, rivolse gli occhi alle fughe del pavimento, promettendo inutilemente a sè stesso che non avrebbe pianto, che finalmente avrebbe avuto l'occasione per togliersi dalla testa quel ragazzo. Tutte bugie che il suo subconscio assimilava, nonostante stesse già confabulando con il suo cuore frantumato, con lo scopo di ammalgamare quel classico rimorso che si crea nel momento in cui si viene rifiutato dalla persona che si ama.

Si decise ad alzare il viso, scorgendo solo a tratti quello del grigio, avendo la vista troppo appannata dal momento che, inevitabilmente, correva. Taehyung, preoccupato, lasciò che la valigia si schiantasse a terra solo per cullare l'amato prendendogli a coppetta entrambe le gote arrossate. - Ehy - sussurrò - Kookoo non piangere ti prego. Prometto che tornerò, tornerò a farti visita. - annuì alle sue stesse parole, annuì al tornado interno di tormento e rimpianto che gli si era formato; che gli aveva attorcigliato le budella e spezzato le ali alle stesse farfalle presenti nello stomaco dell'altro. - Tu non hai capito niente..- un mormorio stentato ruppe il silenzio che si era andato a creare nella loro pacifica bolla - Non hai capito niente - alzò la voce Jungkook lasciando che una lacrima sfregiasse la sua pelle eterea; e proprio quando il grigio cercò di azzardare una frase, venne bloccato dalle gemelle dell'altro che, prepotenti e disperate, andavano a premersi sulle sue. I boccioli dell'artigiano vibrarono contro quelli dell'altro, sapendo già che quel dolce dolore sarebbe stato il loro ultimo bacio. Il moro si staccò a corto di fiato, rimanendo a pochi millimetri dalle labbra schiuse di Taehyung, tenendo puntato lo sguardo su esse mentre parlava con voce spezzata - N-Non hai capito nulla Tae.. - fece scivolare un palmo tremante sulla sua guancia - N-Non hai capito c-che mentivo - continuò poi - N-Non hai capito che n-non mi piaci soltanto - e di nuovo riassoporò quella bocca peccatrice - I-Io ti amo Taehyung, non hai i-idea da quanto voglia dirtelo.

I dentini leggermente sporgenti andavano a martoriare il labbro inferiore mentre si allontanava senza degnare di un'occhiata il volto del collezionista, perchè sapeva che si sarebbe perso dentro ad uno sguardo vuoto e sbigottito, amando comunque anche quella sfacettatura.

E più si staccava da lui, più il cuore stringeva una morsa all'altezza del petto, più le voci nella sua testa gli ripetevano quanto fosse infantile: le futili promesse a sè stesso andarono in frantumi quando, dispersosi fra l'ingorgo di gente, si mise a piangere senza ritegno, sporcando della sua sofferenza le maniche della camicia; maniche strette pochi secondi prima dalle stesse dita che, ora, viaggiavano perse per il vuoto.

Si ripeteva a non finire una frase che era la sua cura ma al contempo stesso la sua distruzione, come un cerotto senza colla su un'emorragia, come una carezza alle polveri dei suoi sentimenti, dando conforto ma pugni in piena bocca a sè stesso.

- L'ho p-perso d-di nu-ovo, q-questa vol-ta per s-sem-pre.

-;;-

-mi dispiace~

𝗦𝗽𝗿𝗶𝗻𝗴 𝘀𝗻𝗼𝘄𝗳𝗹𝗮𝗸𝗲 ; 𝗍𝖺𝖾𝗄𝗈𝗈𝗄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora