CAPITOLO 2

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Quando gli occhi di Amos si aprirono, la prima cosa che vide fu il soffitto bianco che gli stava sopra la testa. La seconda cosa che avvertì fu il dolore al fianco, meno pesante del giorno prima, ma pur sempre capace di innervosirlo. Il mal di testa che gli colse le tempie lo lasciò senza fiato per alcuni attimi, tanto da impedirgli di respirare regolarmente. Ricordava ciò che era successo, ma solamente a sprazzi confusi.

Chiudendo gli occhi ed inspirando forte con il naso, gli sembrò di avvertire di nuovo l'odore della polvere da sparo, del sudore, del sangue. La disperazione che gli aveva attanagliato la mente solo poche ore prima tornò a colpirlo violentemente. Sollevò nuovamente le palpebre, sbadigliando. Aveva la gola secca e le labbra spaccate dal freddo. Il caldo che gli avviluppava le gambe si fece talmente forte da costringerlo a scostare le coperte che lo coprivano con un gesto secco della mano.

Se non altro, i muscoli avevano smesso di dolergli. Si mise seduto a poco a poco, con la paura di crollare a terra nel giro di qualche secondo. La stanza nella quale si trovava era vuota e fredda, senza nessun accenno di decorazione. Nessuna foto, nessun oggetto privato che potesse fargli intuire qualcosa sulla femmina che lo aveva aiutato. Passò una mano sul piumone sotto il quale era stato seppellito, di un bel color rosa che lo fece sorridere appena. Non si ricordava di essersi spostato dal divano.

Alla fine del letto, ben piegati, se ne stavano un paio di pantaloni ed una felpa sgualcita. L'idea che quella donna glieli avesse messi la mentre dormiva lo incuriosì e divertì allo stesso tempo. Li afferrò e se li rigirò fra le mani, prima di alzarsi completamente in piedi e percorrere la camera con un paio di lunghi passi. Riuscì a trovare il bagno in appena cinque minuti, e chiudendosi la porta alla spalle si tolse ciò che rimaneva dei suoi vestiti.

«Era una delle mie preferite.» Borbottò fra se e se mentre si rigirava fra le mani i due lembi scuciti della camicia. Gliel'aveva tagliata lei quella notte, o almeno così pensava. Non era sicuro di quanto tempo avesse dormito, ma conoscendosi dovevano essere state poche ore. Si infilò sotto il getto bollente della doccia con uno sbuffo seccato. Non ricordava il suo viso, ne tantomeno come avesse fatto a portarlo fin lassù, ma le era infinitamente grato.

La sua mano andò a sfiorare il filo da sutura che gli aveva applicato. Dovette soffocare con amarezza il ringhio basso che rischiava di uscirgli dalle labbra. Li avrebbe trovati, uno per uno, e gliel'avrebbe fatta pagare. Lo giurò sul suo onore e sul suo nome, sul sangue che gli scorreva nelle vene. La rabbia che provava in quel momento fu talmente intensa da fargli girare la testa.

Uscì dalla doccia dopo appena dieci minuti, finalmente più rilassato e pulito. Il bagnoschiuma che era stato costretto ad usare sapeva di nocciola, un'odore così strano da sentire su di se da fargli aggrottare la fronte. Lasciò i capelli bagnati, non avendo voglia di asciugarli, ed infilò velocemente i vestiti che la proprietaria di casa gli aveva lasciato. La felpa gli stava stretta sulle spalla e in vita, ma non se ne lamentò. Se non altro, aveva qualcosa da indossare.

Con i muscoli ormai rilassati ed il mal di testa passato, Amos si chiese dove si fosse cacciata quella dannata femmina. Una parte di lui sperava di non incontrarla e di poter quindi andarsene senza essere sommerso di domande. Sarebbe stato plausibile ed assolutamente normale se lo avesse fatto; dopotutto, ritrovarsi un uomo privo di forze e ferito davanti alla porta di casa non doveva essere una situazione ricorrente per lei.

Scese quindi le prime scale che trovò, ricordandosi di fare piano. Fuori aveva già smesso di nevicare, e per la prima volta da quando era arrivato a Shea vide il sole spuntare tra le nuvole e riscaldare quella fredda giornata invernale. Il salotto nel quale si ritrovò era circolare e pieno zeppo di mobili in legno. Il divano, rosso scuro, si trovava al centro della stanza con davanti una piccola e vecchia televisione. La cosa che più lo incuriosì fu il camino in mattoni, ricoperto da foto incorniciate e medaglie scolastiche.

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