CAPITOLO 8

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Amos evitò di fare qualsiasi tipo di sosta per le successive tre ore, troppo impegnato a guidare per poter anche solo pensare di lasciare un po' di tregua a Freya, che schiacciata contro il finestrino evitava di rivolgergli qualsiasi tipo di parola. Quando alla fine decise di fermarsi ad Ontario per la ragazza fu un sollievo. Voleva fermarsi in bagno, magari sciacquarsi la faccia e mangiare qualcosa.

Se doveva seguirlo voleva almeno assicurarsi di mettere qualcosa sotto i denti. Il piccolo Autogrill in cui Amos aveva deciso di fermarsi era aperto. L'edificio non era spazioso, ma attirava lo sguardo grazie alle decine di luci colorate al neon che erano state appese attorno alla struttura. Il parcheggio era grande, occupato per la maggior parte da tir e camion di ogni dimensione e colore.

«Devo fare benzina.» Amos si stiracchiò le gambe e le braccia, calamitando lo sguardo di lei sulle sue braccia. Sembrava che, ad ogni movimento, diversi muscoli si accalappiassero per tendersi e irrigidirsi.

«Datti fuoco.» Ignorando completamente la risposta piccata della donna, l'uomo uscì dalla macchina, sfidando il vento freddo della notte con la sola protezione della sua camicia. A Freya ci volle qualche momento in più per decidersi ad uscire. Dovette fare ricorso alla poca forza che le era rimasta per non cadere a terra nel momento esatto in cui poggiò i piedi a terra: si sentiva le gambe molli a causa del lungo viaggio e i piedi formicolare per colpa delle scarpe troppo strette sul davanti. Non era più abituata a viaggiare.

L'aria fredda della notte riuscì a risvegliarle i muscoli indolenziti.

«Vado in bagno.» Lo sentì borbottare qualcosa fra se e se ma, decisa ad ignorarlo fino a quando le loro strade non si fossero separate di nuovo, gli diede le spalle e con passi lunghi si affrettò ad allontanarsi da lui. Non poteva incolparla perché aveva dei bisogni fisiologici da scacciare, no? Inoltre, si disse, avrebbe sfruttato il resto dei soldi che le erano rimasti nel portafogli per prendersi un caffè ed una brioche, giusto per non rischiare di morire di fame nel mentre.

Si guardò attorno più volte prima di mettere piede nel locale, ma non riuscì comunque sia a riconoscere il posto in cui si trovava. Era raro che uscisse da Shea, e quelle poche volte che l'aveva fatto era stato per portare a termine qualche commissione che in paese non poteva fare. Per cui anche solo il pensiero di scappare mentre lui era distratto fu distrutto: non sapeva nemmeno da che parte andare; non aveva una macchina ed il cellulare era morto ormai da ore.

L'idea di provare a fermare qualche macchina che andava nella direzione opposta alla loro le balzò alla mente, ma venne subito cacciata indietro. Non si fidava di Amos, figurarsi di uno sconosciuto. Con la testa affollata da quei pensieri varcò l'entrata del bagno, trovandolo deserto. Fu sollevata nel vedere che -quanto meno- qualcuno si era premurato di dare una lavata ai lavandini e ai wc.

Quando ebbe finito e si fu lavata le mani con cura, lanciò un'occhiata perplessa al suo riflesso nello specchio. Il trucco le era colato sotto gli occhi, lasciando una scia nerastra a contornarle le occhiaie violacee. Se avesse avuto con se il fondotinta avrebbe almeno potuto coprire il colorito verdognolo che adesso le aleggiava in volto. I capelli erano diventati un ammasso di nodi, tanto da sembrarle paglia. Aveva un aspetto orribile.

Bagnò quindi uno dei fazzoletti che aveva in borsa e sfregando con forza sulla pelle lasciò che il poco trucco rimasto se ne andasse assieme alla stanchezza accumulata. Se sua madre l'avesse vista le avrebbe senza dubbio riso in faccia. Passò le dita fra le ciocche di capelli per provare a districarli, e quando ci fu riuscita -almeno in parte- li alzò sulla nuca per legarli in una crocchia stretta e disordinata. Così andava meglio. Se non altro, la doccia fatta qualche ora prima le stava evitando di avere un odore sgradevole.

Quando raggiunse la zona bar fu investita da un odore così buono che lo stomaco le brontolò violentemente, facendola arrossire dall'imbarazzo. Il ragazzo che si trovava dietro il bancone doveva aver appena raggiunto la maggiore età, perché non le sembrava essere più vecchio di lei. Era alto e magro, fin troppo. Il grembiule rosse e verde la fece sorridere appena.

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