CAPITOLO 19

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«Ricapitolando: mi state chiedendo di chiamare Irwin e, quindi, di sbandierare la posizione di questo luogo ai quattro venti?» Con un sopracciglio alzato, Freya si lasciò cadere contro lo schienale della sedia. Se si tralasciava il fatto che non possedeva più un cellulare, e che inoltre non conosceva a memoria il numero di Irwin, allora si parlava di qualcosa che poteva fare. Non capiva perché volessero attirare così tanto i Cercatori lì, ma non le sembrò di essere nella posizione di controbattere.

«Esatto. Devi solo intrattenerla per qualche minuto e mentre loro rintracceranno il segnale del tuo telefono noi faremo lo stesso con il suo.» West, il più serio dei quattro, alzò l'indice davanti alla propria fronte. Le parlava come si fa con i bambini, e se si fosse sentita meno malata glielo avrebbe anche detto. Fatto sta che aveva intenzione di riposare il più possibile, e iniziare una discussione inutile non era nei suoi piani. «Ti va?» Freya annuì, sapendo che, in un modo o nell'altro, avrebbe dovuto comunque accontentarli.

Quello poteva essere il suo unico modo per ringraziarli dell'ospitalità che le avevano riservato; inoltre doveva ancora un favore ad Amos per averle trovato un appartamento ed averle prestato i soldi necessari a rifarsi l'armadio. Tutte scuse. Sebbene si sentisse in debito con tutti loro per ciò che avevano fatto per lei, il motivo per il quale li avrebbe aiutati era un altro. L'amica le mancava, e sperava che una volta terminata la questione avrebbero potuto tenersi ancora in contatto. In più sperava di saperla di saperla al sicuro, e quale miglior modo se non cooperare?

Conclusi i convenevoli e finite le bevande calde, si alzarono tutti. Isaac e West la salutarono con un sorriso, scomparendo oltre la porta con una velocità tale da farle credere che avessero qualche impegno urgente, mentre Zeno si chinò a baciarle la fronte. Freya, che di sicuro non si aspettava un gesto simile, arrossì ancora di più. Sentiva le orecchie calde per l'imbarazzo e sperò che i due ragazzi rimasti dessero la colpa alla febbre.

«Rimettiti.» La canadese biascicò una risposta affermativa a mezza bocca, ancora stordita. Le sembrava che, da quando si erano rincontrati, non facesse altro che provocarla. Il vero oggetto del divertimento del Drago, però, non era che Amos. Zeno aveva sempre avuto un debole per gli scherzi, e la sua natura ironica non faceva che spingerlo a prendersi confidenze che forse non aveva.

Se fosse rimasto più a lungo avrebbe constato da solo la riuscita del suo intento. Per quanto l'Honō premesse dalla voglia di incenerirlo non potè far altro che guardarlo con insistenza mentre sgattaiolava via dal soggiorno. Mettere su una scenata non avrebbe avuto nessun senso. Un po' perché sapeva che Freya non era una sua proprietà, e che come tale aveva tutto il diritto di fare ciò che voleva, ed un po' perché sapeva che con quel ragazzino era inutile. Non avrebbe fatto altro che stare al suo gioco, ed Amos odiava pensare di poter essere l'oggetto del suo divertimento.

Freya non era sua; lo sapeva bene, ma una parte di se sembrava volerlo convincere del contrario.

«Hai una pessima cera.» Fu l'unica cosa che gli venne da dire. Qualsiasi altra parola sarebbe potuta risultate fraintendibile.

«E tu una pessima faccia.» Sebbene avrebbe dovuto prenderlo come un insulto, Amos non potè fare a meno di scoppiare a ridere. Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo; quando non facevano altro che punzecchiarsi. Forse prima l'avrebbe presa meno ironicamente, o forse aveva sempre apprezzato la sua sfacciataggine. Se gli abitanti della Contea di Jackson l'avessero sentita sarebbero impalliditi. Ne era sicuro. Nel giro di qualche settimana aveva preso una confidenza che in pochi avevano con lui.

«La mia faccia è tutt'altro che pessima, ma se vuoi dargli un'occhiata da più vicino per me va bene.» Il ghigno che gli si dipinse in volto fece innervosire ancora di più Freya, che a denti stretti si esibì in un espressione di puro sdegno. Non era arrabbiata, non realmente almeno. Quando riaprì gli occhi, tenuti chiusi fino ad allora per riuscire a far passare il nervosismo, si ritrovò il naso di Amos a qualche spanna dal suo.

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