CAPITOLO 23

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Zeno si preoccupò di coprirle le spalle con una pesante coperta di lana e di metterle fra le mani una tazza di tè caldo al limone, forse sperando che l'aiutasse nel riprendersi. Le sembrava di essere finita in un film dell'orrore, quel genere di cortometraggio in cui alla fine solo la protagonista riusciva a salvarsi a discapito dei suoi amici. Con le labbra blu per il freddo e martoriate dai denti Freya si apprestò a prendere un lungo sorso della sua bevanda, più per tranquillizzare gli altri che per sfizio proprio.

La donna che l'aveva aiutata, Eloise, li aveva seguiti da fuori l'auto per accertarsi che nessun altro avesse avuto la brillante idea di pedinarli. Il motel non era più un posto sicuro e lo sapevano tutti, compresi i ragazzi che avevano preso il volo per l'Irlanda insieme a lei. Le sembrava che la giudicassero da lontano, senza però dirle nulla, o magari era lei a deviare il significato dei loro sguardi.

«Come ti senti?» La voce di Eloise le arrivò alle orecchie come un trillo lontano. Si era resa conto di come la sua vicinanza riuscisse a farla sentire un po' meglio, come se stesse usando lo stesso trucchetto di manipolazione messo più volte in atto da Amos. Eppure, si era resa conto, che in lei non sembrava esserci nulla di strano o di soprannaturale, niente che potesse ricollegarla ad una delle poche specie che aveva iniziato a conoscere.

«Sto bene.» Poggiato contro il muro, con le braccia incrociate al petto ed il cipiglio alzato, Zeno la osservava come se si aspettasse di vederla svenire da un momento ad un altro. La ragazza che le stava davanti doveva da poco aver sfiorato la soglia dei trent'anni; possedeva dei tratti piuttosto infantili che accentuavano di pochissimo la differenza d'età fra le due ed un fisico ben allenato, tipico di chi passa molte ore a dedicarsi all'esercizio fisico.

Freya non aveva mai visto una donna portare i capelli così corti, tanto che a malapena le sfioravano le orecchie in un taglio militare e leggermente scalato. Era sicura di aver già sentito il suo nome spuntar fuori da qualche conversazione ma, in quel momento, non seppe ricondurlo a niente e nessuno.

«Vi conoscete?» Fu la prima domanda alla quale riuscì a pensare. Non voleva essere maleducata ed ignorarla sebbene l'unica cosa che le andasse di fare fosse nascondersi sotto le coperte finché non fosse stato sicuro uscirne. Al cenno affermativo di Zeno Freya si sentì quasi obbligata a chiedere quali fossero le circostanze che li avevano portati a conoscersi.

«Sono stata in coma per circa due anni e mezzo. I dottori erano sicuri che non mi sarei mai più svegliata ed avevano per lo più ragione: l'unica cosa che mi teneva in vita erano le macchine e l'ossigeno che mi veniva dato.» Le labbra di Eloise si tesero in un sorriso stanco e moderato, mentre gli occhi le si inumidivano al ricordo. La canadese si chiese cosa l'avesse portata a quello stato vegetativo, ma non chiese nulla. Tenne la bocca sigillata e le mani ben piantate fra le coperte, annuendo in risposta.

«Zeno mi ha salvato la vita. I miei compagni sapevano quanto le proprietà curative del sangue di Drago potessero essere superiori a quelle di qualsiasi altra specie, e così hanno cercato qualcuno disposto a provare.» Il ragazzo si spostò una ciocca di capelli chiari da davanti il viso, provando a nascondere con una mano il rossore leggero che aveva preso ad animargli le guance. «Quando mi sono svegliata ricordavo poco e niente di ciò che era successo e del perché mi trovassi in quell'ospedale. I miei amici sembravano essere invecchiati parecchio e la frazione nella quale vivevo era cambiata quasi completamente da come la ricordavo.»

«Mi dispiace.» Eloise scosse una mano come se si trattasse di un qualcosa che aveva ben poca importanza. La verità era che, nell'anno successivo al suo risveglio, non era stata affatto bene. La riabilitazione sembrava averla invecchiata di parecchio, e per un certo periodo di tempo aveva smesso quasi del tutto di parlare. Tutto il dolore di Nina, la donna non-morta che aveva provato ad ucciderla, sembrava essere fluito dentro di lei.

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