CAPITOLO 21

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Freya si era aspettata di ricevere qualche messaggio da parte di Amos, un semplice sms per chiederle di vedersi. Le sarebbero bastate anche solo delle scuse, ma non era successo niente di tutto ciò. Nei due giorni successivi non aveva fatto altro che girare irrequieta per casa, riordinando quasi compulsivamente e ripiegando gli stessi identici vestiti nella valigia già pronta. Il trolley rosso sembrava essere diventato un faro all'interno della sua camera.

Sarebbe partita comunque: con o senza l'approvazione dell'Honō. Non lo conosceva abbastanza bene da poter dire che si pentiva delle sue parole, ma non credeva nemmeno che la odiasse.

«Tutto bene?» La canadese alzò lo sguardo dalla rivista che stava scrutando ben poco attentamente per rivolgerlo verso il volto corrucciato di Zeno. Avere un viso familiare attorno non poteva che farle piacere, ma in quei giorni s'era sentita talmente spossata che aveva faticato anche solo a rispondergli con qualche monosillabo. Non capiva quale fosse la causa di tutti quei malanni; ma di sicuro non li avrebbe attribuiti alla lontananza da Amos.

«Sono solo preoccupata per il viaggio.» Da una parte era vero. Non aveva mai nemmeno lontanamente pensato di dover andare in Irlanda, un giorno. Non era mai uscita dall'America, e i pochi posti visitati non erano mai stati troppo lontani da casa sua.

«Non è un brutto posto.» Zeno finì di bere il caffè rimasto nella tazza, per poi far ciondolare le gambe oltre lo sgabello del bar. Quella mattina si erano svegliati di buon ora per raggiungere l'aeroporto prima degli altri e gustarsi un caffè in santa pace. Nessuno dei due conosceva i volti o i nomi degli altri cinque uomini che avrebbero preso parte alla spedizione, e nemmeno gli interessava.

«Conosci il branco di St. Plate?» Il Drago annuì sbrigativamente, liquidando la questione con un gesto secco della mano. Sembrava che non gli andasse di parlarne, come se ciò che aveva da dire non fosse qualcosa di così bello. «Saranno loro ad ospitarci?»

«No, no. West crede che sarebbe come andare in giro con un cartello segnaletico addosso per i Cercatori. Abbiamo prenotato un motel in un paese lì vicino.» L'idea di dover partire iniziava a sfiorarle veramente la testa solo in quel momento. Fino ad allora non aveva fatto altro che rimandare il pensiero della sua partenza, ma non ne capiva il motivo. Era stata lei a voler partire e, per carità, era ancora così, ma non si sentiva del tutto a suo agio. Le sembrava di avere un paio di occhi puntati continuamente addosso e col solo scopo di metterla in soggezione.

«Cosa volete fare? Insomma, come volete muovervi?» Avere qualcosa da fare l'avrebbe calmata. Lavorare in ospedale era fuori questione: ora che le cose iniziavano a farsi serie e lei era ad un palmo dal ritrovare Irwin non poteva permettersi di rimanere lì, ne di sbagliare in qualche procedura medica perché aveva la testa da un'altra parte. Il suo datore di lavoro ne era rimasto dispiaciuto, ma si era detto felice di riammetterla in reparto una volta tornata.

«Non preoccuparti.» Zeno le sorrise, battendole poi una mano sulla spalla. «Ti stai arrovellando per niente.» Con sguardo indagatore, il ragazzo scosse la testa e sospirò pesantemente. Le sembrò che parlasse di qualcos'altro ma non ne fu sicura fino a quando non tornò ad aprir bocca. «Avete litigato, non è vero?» Freya alzò entrambe le sopracciglia, ben consapevole di cosa stesse parlando.

«Più o meno.» Il ragazzo sbuffò forte con il naso prima di issarsi in spalla il borsone grigio contenente i pochi cambi d'abito che si era portato dietro. Sarebbero rimasti in Irlanda per una settimana circa; non un giorno di più ne uno di meno. Il volo di ritorno era già stato prenotato, dopotutto. «Non voleva che venissi.» Zeno sembrò riflettere attentamente su quelle poche parole che lei gli aveva rivolto, per poi trovare un'ottima conclusione.

«Sai, a volte, quando si vuole proteggere qualcuno a cui si tiene, gli si impedisci di fare scelte pericolose.» Il Drago si morse la lingua, spostando lo sguardo sul bancone vuoto del bar. Amos non gli stava simpatico quanto Freya, ma non lo odiava. Si divertiva a prenderlo in giro e a fargli credere di avere chissà quali intenzioni nei riguardi di lei, ma nemmeno quello poteva dirsi vero; non del tutto, almeno. La canadese era stata la prima umana a cui avesse mai rivolto la parola, ed anche la prima che non l'avesse guardato come si guarda un mostro o un'attrazione da circo.

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