CAPITOLO 3

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Sua madre aveva sempre amato la montagna. Le piaceva l'aria fresca contro il viso, il verde incontaminato dei boschi, gli animali che lo abitavano. Era per questo che, una volta al mese, radunava i sacchi a pelo della figlia e la tenda del marito, per poi costringerli a seguirla. A Freya non erano mai pesate quelle piccole gite, tanto che spesso e volentieri era lei a chiederle di andare. Quel giorno suo padre rifiutò: era tornato da lavoro con il morale sotto i piedi e due profonde occhiaie. L'unica cosa che voleva fare era riposarsi, e nessuno gliene aveva fatta una colpa.

Marzo era appena iniziato, portando con se un venticello fresco e scacciando finalmente la neve da Shea. Aveva deciso di partire di mattina presto, evitando così di imbattersi nel traffico generale dell'autostrada. Ci volle una mezz'oretta buona prima che l'autobus sul quale erano salite le portasse a destinazione, ed un'ulteriore oretta la impiegarono camminando fra i boschi, alla ricerca di un posto abbastanza spoglio da poter ospitare le loro attrezzature.

Fu sua madre a montare la tenda e ad accendere il fuoco per la notte. Freya aveva insistito tanto affinché potessero avere un vero focolare ed arrostire le loro pannocchie sul fuoco, che alla fine la donna aveva dovuto cedere. Meredith era stata una bella donna, prima che la malattia la deturpasse nel fisico e nell'animo. Lei aveva preso molto, dalla donna. Entrambe erano dotate di uno spiccato senso dell'umorismo, che mischiato alla loro intelligenza le faceva risultare fuori dal comune.

Decisa a non starsene a braccia conserte per tutta la giornata, Freya alzò il mento per osservare il cielo nello stesso momento in cui si sentì sfiorare da qualcosa di estremamente morbido e caldo: un coniglio. Strabuzzando gli occhi a quella vista del tutto inaspettata, batté le mani e si alzò in piedi. Voleva mostrarlo a sua madre e così, spinta dall'ingenuità della sua tenera età, lo rincorse. Ogni volta che sentiva di starlo per prendere, l'animale correva un po' più veloce, sfuggendole.

Fu solo quando il freddo la punse sulla pelle del viso scoperto che capì di averlo perso. Guardandosi attorno con la fronte corrugata, senza riconoscere il luogo nel quale si trovava, deglutì pesantemente. Da lì non riusciva minimamente a vedere sua madre, ne tantomeno il fumo del fuoco che aveva acceso in precedenza. Infine, quando si voltò per capire da quale parte fosse arrivata, non trovò altro che sterpaglie, cespugli ed alberi.

«Mamma?» Stringendo gli occhi in due piccole fessure, diede le spalle al luogo nel quale era arrivata, e scese lentamente lungo il piccolo sentiero. Forse, se avesse camminato per un po', l'avrebbe trovata. Il pensiero della sgridata che sarebbe venuta le fece arricciare le labbra in una smorfia tutt'altro che signorile. Si ritrovò sospesa in aria nel giro di qualche secondo, con le mani aggrappate ad una zolla di terra che le sfiorava la testa ed i piedi che non toccava il suolo. Era scivolata.

Freya si impose di non guardare ciò che le stava sotto, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime e dalle labbra le usciva un grido stridulo ed acuto. Le dita, ora quasi del tutto sudate a causa dello sforzo, perdevano la presa man mano che passava il tempo. Urlò ancora una volta, implorando chiunque si trovasse nei paraggi di aiutarla, ma le rispose solo il silenzio ed il gracchiare di qualche uccello. Sua madre glielo aveva sempre detto di stare attenta a dove metteva i piedi.

Quando le mani persero del tutto la presa, chiuse gli occhi ed aspettò che l'impatto con ciò che le stava sotto arrivasse, ma non successe. Qualcuno le stava stringendo i polsi con entrambe le mani, issandola nuovamente su. Quando le sue ginocchia batterono sulla terra, sporcandosi di fango, sorrise. Era viva, sua madre l'aveva trovata.

«Tutto bene, creaturina?» La prima cosa che la ragazzina vide fu una zazzera di capelli talmente bianchi da ricordarle la neve; la seconda fu il sorriso gentile che il ragazzo le rivolse. Ad occhio e croce gli diede tredici anni, ed il fatto che avesse circa la sua stessa età la rincuorò notevolmente. Era più alto di lei di qualche spanna. Indossava abiti troppo leggeri per la stagione: una casacca scura ed un paio di pantaloni di flanella erano i suoi unici indumenti.

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