5 aprile 2019
LondraCAP 7
Le gocce di Seropram nel bicchiere di vetro le avevo finite da un pezzo.
Il Seropram è un antidepressivo a base del principio attivo Citalopram Cloridrato, che dovrebbe curare le persone come me, almeno così dice il mio psicologo.
Alcuni giorni il farmaco agiva senza grossi problemi ma altri invece, mi faceva sentire a pezzi, completamente distrutto.
A volte mi capitava di voler distruggere quel flaconcino, così piccolo e insignificante che arrivavo ad odiare ma sapevo che mi calmava, mi aiutava, altrimenti avrei sicuramente perso l'uso della ragione più di quanto non avessi già fatto.
- Niall come ti senti oggi? – sentii il mio psicologo che mi chiamò, ormai vedevo solo lui e Harry, qualche volta venivano i ragazzi a farmi compagnia ma era una festa senza inizio, un dolore senza fine che si protraeva nella banalità del mio essere senza modo di potermi cambiare. Così mi lasciavano solo.
E quando ti lasciano solo capisci che le persone che ti circondano sono arrivate al capolinea.
Non sanno più come trattarti perché non reagisci.
Rimanevo in silenzio il più delle volte.
Presi a tacere davanti agli altri non perché non avessi nulla da dire, sia chiaro, ma semplicemente perché ero deluso e sconfitto da me stesso. Quindi che altro c'era da dichiarare?
A poco a poco persi l'entusiasmo nelle cose, in ciò che mi piaceva fare e faticavo a capire dove la vita mi stesse conducendo.
Al contrario però mi appassionai alla lettura.
Il mio psicologo mi aveva regalato un libro, sulla copertina vi era il titolo:
Le notti bianche – F. Dostoevskij.
Così, una sera di aprile iniziai a sfogliarlo, all'inizio distrattamente ma poi mi addentrai in esso.''Passeranno ancora altri anni, a loro seguirà una triste solitudine, arriverà la vecchiaia barcollante sulle grucce e poi l'angoscia e la tristezza.
Impallidirà il tuo mondo fantastico, svaniranno, appassiranno i tuoi sogni, e cadranno come le foglie gialle dagli alberi."Divorai il libro poiché la storia narrata da Dostoevskij ritraeva quelloche sentivo dentro in un modo quasi sospetto. Come se Dostoevskij, due secoli prima, avesse provato i miei stessisentimenti, i miei stessi problemi.
Non ero il solo?
- Il libro ti è piaciuto Niall? -
- Si molto, l'ho finito in un giorno -
- Incantevole, come l'hai trovato? – mi domandò rimanendo quasi sorpreso dalfatto che l'avessi letto realmente.
- Molto ostico, freddo talvolta -
- Credi che Nasten'ka sia reale per il protagonista? –
- Si Nasten'ka è reale anche se può farci sembrare che essa sia immaginaria, unsogno voluto dal protagonista. Ma lei in realtà vive, è sempre vissutanell'ombra della nonna e si apre al protagonista rivelandogli i suoi problemi -esclamai convinto e lui pareva ascoltarmi davvero.
Poi ci fu il silenzio, che durò all'incirca due minuti.
Due lunghissimi minuti.
Mi fissò a lungo. Sapevo cosa si domandava e sapevo anche che non volevachiedermi nulla per non peggiorare le cose.
- Si li ho ancora, ogni notte alle 3, sempre -
- Gli attacchi di panico? -
Annuii.
Ogni fottuta notte.
- Ma tu già lo sai no? Te lo ha detto Harry – mi fermai, non dovevo trattarlomale, era lì per aiutarmi, dannazione. – So che vi sentite – pronunciai,fissando il pavimento.
- Si ci sentiamo per scambiarci idee sui tuoi miglioramenti, tranquillo, nientedi che -
- Ah bene – esordii sospirando rumorosamente, ero così stanco di tutta quellamerda – Mi sento come se fossi una cavia, monitorato tutto il giorno -
- Niall capisco come ti senti – esclamò con fare saccente.
- Ah davvero lo sai? Sei mai stato sul punto di volerti togliere la vita? –glielo urlai in faccia, senza pudore.
- No Niall... ora calm – cominciò ma io lo bloccai all'istante.
- Allora non dirmi che cazzo devo fare o dire perché nessuno, e dico nessuno,può aiutarmi ad uscire da questa merda in cui sono finito. Sono imbottito dipsicofarmaci che non contano un cazzo e fingo che le cose possano andare benema la realtà, Edward, è che non va bene niente, io ce la metto tutta ma lei èlì ogni notte – mi bloccai staccando lo sguardo dal mio psicologo, fissai ilvuoto.
La vedevo, con i suoi capelli lunghi e ilviso spigoloso.
- Lei è lì cazzo che mi guarda e io non la salvo, non l'ho mai fatto .. e nonriesco a stare bene, come potete chiedermi di farlo? -
Iniziai a singhiozzare come un bambino.
Le lacrime mi rigarono il viso, veloci come acqua che scorre da un rubinetto.
Mi mostrai debole.
Un codardo.
Un vigliacco. Che delirava nella sua stessa merda.
Quanto ero ipocrita?
- Niall ma che cazzo? –
La voce di Harry spezzò il silenzio. Era entrato nella camera dopo aver sentitoi miei singhiozzi.
- Che cazzo fai? Non vedi che è a pezzi? – strillò Harry al mio psicologo.
- Fa parte della terapia il fatto che stia male, sta ricordando -
- Si ma così è troppo, porca puttana, sta delirando – gridò ancora Harryprendendo le mie difese.
Io non riuscivo nemmeno ad ascoltarli.
Uscii dalla stanza.
Presi con me la giacca e il telefono ed uscii anche dalla casa.
Erano parecchi giorni che l'aria fredda di Londra non sfrecciava impavida sullamia pelle.
Presi la linea rossa dellametropolitana che mi portò a Notting Hill Gate.
Rimasi in silenzio per tutto il tragitto, fissando il nulla.
Notting Hill era un quartiere grazioso, lo adoravo fin da quando ero piccoloperché quelle case tutte colorate in modo eccentrico e fuori dal comune timetteva sempre di buon umore.
Arrivai in una delle viuzze del centro e le case colorate iniziarono a farsiriconoscere fin da subito.
Ma quella volta il buon umore tardò adarrivare anzi, i pensieri mi divoravano come fossero demoni ed io la preda.
Iniziai ad immaginare le copertine dei giornali dai titoli
''Niall Horan, ex cantante degli OneDirection trovato suicida in un appartamento di Londra'' e poi pensai aifans che sarebbero andati fuori di testa.
Era ciò che volevo?
E in caso contrario cosa potevo fare per scacciare quei pensieri e ricominciareda zero?
Resettare la vita non era semplice, non èuna cosa che fai in automatico e soprattutto, come si poteva fare? Da dovedovevo cominciare?
Tutte quelle domande mi aggredivano impadronendosi del mio cervello.
Ero totalmente perso in un caos meschino, quasi surreale.
YOU ARE READING
Mirrors
RomanceEstratto dal capitolo due: ''Non avrei immaginato che quel momento sarebbe arrivato. Non sapevo dove andare e cosa guardare perché tutto, ogni cosa, mi ricordava lei. Il tavolo della cucina, dove avevamo fatto l'amore più di una volta. Il divano...