21 aprile 2019
Londra
CAP 10
- Si Louis stava malissimo, ti giuro, non l'ho mai visto così in tutti questi anni.
Ho seriamente paura che succeda qualcosa da un momento all'altro, qualcosa di grosso e lo sai, non riuscirei mai a perdonarmelo – la voce di Harry la sentii lontana e molto bassa, parlava con Louis che probabilmente era lì in soccorso mentre io ero sul letto, qualcuno mi ci aveva portato ed era stato sicuramente Harry.
- Io nemmeno, penso che dovremmo fare qualcosa. Lo psicologo che dice? -
- Nessuno sviluppo. Dice che si sta dando il tormento per quello che è successo ed è realmente così, poco fa ne ho avuto la prova – la voce di Harry stava quasi tremando.
- Io non ce la faccio a vederlo così ragazzi – sentii infine Liam, la sua voce così robusta la riconoscevo in mezzo a sette miliardi. – Cos'ha detto esattamente prima, durante l'attacco di panico? – domandò Liam ad Harry.
- Ha detto che Lyudmila aveva ragione, che era colpa di Niall. Si sta accusando per una cosa che non ha fatto ragazzi – pronunciò Harry con fare aggressivo quasi.
- Sta perdendo la testa per questa faccenda .. – commentò Louis.
- Credo che tutti la perderebbero Louis, dopo quella tragedia – lo zittì Liam rispondendo a tono.
Li sentii confabulare fra di loro per altri dieci minuti fino a quando Harry uscì di casa da solo, disse che voleva prendere una boccata d'aria e che non sarebbe ritornato a casa per la notte.
L'avevo scosso troppo con il mio attacco di panico.
Gli avevo fatto del male senza accorgermene. Ero solo un figlio di puttana, ecco cos'ero.
Chissà dove avrebbe dormito Harry e chissà quando avrebbe fatto ritorno.
Prima di assopirmi nuovamente notai che Liam venne a controllare se fossi nel letto di camera mia, dopodiché si mise a dormire.
22 aprile
LondraLa mattina successiva Liam mi svegliò abbastanza presto e senza fare colazione mi forzò a raggiungerlo per fare jogging.
Mi lasciai trascinare fuori con una tuta da ginnastica obsoleta, un paio di sneakers e una giacca pesante perché a Londra faceva ancora freddo alla mattina.
- Ti ho trascinato fuori di casa perché Louis farà le faccende domestiche fino alle 10, quindi volente o nolente devi rimanere fuori casa fino a quell'ora – sibilò Liam simpaticamente mentre camminavamo adiacenti al marciapiede vicino a Victoria Station.
Io in tutta risposta sorrisi, non avevo molta voglia di parlare quella mattina e Liam comprese a pieno; però, gli domandai come procedeva la sua vita, sicuramente in modo migliore rispetto alla mia.
- Abbastanza bene, mio figlio cresce ed io sono avanti e indietro fra Londra e Los Angeles, ma non mi lamento – disse, scrutando Londra che si stava svegliando lentamente, erano solo le sette e un quarto della mattina, c'era poca gente in giro e l'orario di punta era alle otto e mezza quando tutti quanti si fiondavano in metro per correre a lavoro.
Non avevo voglia di farmi vedere in giro. Le ultime mie apparizioni pubbliche risalivano all'inverno precedente in clinica, dove, i giornalisti e fotografi si erano scagliati in album fotografici ritraenti Niall Horan, il sottoscritto, in tuta bianca da ospedale, viso bianco pallido da psicopatico e capelli tinti di castano.
Quindi quella mattina sperai con tutto il cuore che a Londra non ci fossero giornalisti in cerca di scoop simili.
Io e Liam iniziammo a correre da Victoria fino a Sloane Square, era solo un kilometro e mezzo ma non ero allenato da un pezzo perciò mi fece subito male la milza, l'addome e le gambe così rallentai immediatamente rispetto a Liam.
- Nialler che scansa fatiche, quando è stata l'ultima volta che ti sei allenato? – mi domandò Liam mettendosi a ridere, dopo due minuti eravamo già fermi e Sloane Square pareva lontana anni luce, non un kilometro e mezzo.
Riflettei un attimo: in clinica ci facevano fare yoga e un po' di stretching ma in modo soft, però era comunque ginnastica leggera. – Ehm da quando sono uscito dalla clinica – ironizzai.
Ricominciammo la nostra corsa e durai altri quattro minuti poi mi sentii quasi mancare l'aria.
Così continuai per altre quattro volte mentre Liam se la rideva ad ogni sosta.
Quando finalmente arrivammo a Sloane Square mi sedetti su una panchina di legno e comprai una bottiglietta d'acqua mezzo moribondo.
- Bene fra tre minuti ripartiamo per South Kensington quindi prendi fiato Nialler – mi urlò Liam che in quel momento stava facendo stretching mentre io ero appollaiato sulla panchina credendo di morire a breve.
- Cosa? Sei impazzito? E' un altro kilometro e mezzo -
- Dai smettila, poi ci fermiamo a Kensington a fare colazione -
Contro voglia ripresi a correre insieme a Liam e prima di arrivare a South Kensington susseguirono cinque soste.
Dopodiché si erano fatte le nove e mezza e come promesso ci fermammo a fare colazione.
- Ti è piaciuta la corsetta? – mi domandò Liam di sottecchi, in realtà mi era piaciuta perché mi ero svagato un po' ed ero uscito dalla routine ma quando smettevo, quando non mi concentravo più su qualcosa, ritornava il tormento a divorarmi.
Annuii – Mi ha fatto molto piacere, sai, in questi ultimi anni sono stato in grado di fare poche cose e non perché non volessi ma perché non ne sentivo il bisogno. Come se stessi vivendo solo per continuare a farlo ma alla fine dei conti me ne importava poco di esistere o meno. Liam ti giuro che voglio migliorare, voglio cambiare ma se fosse semplice e fattibile non sarei qui a piangermi addosso ogni santo giorno -
Liam mi ascoltò sorseggiando il suo succo di frutta alla banana, gli piaceva un sacco quel succo, anche durante i tour che facevamo con i One Direction lo beveva sempre.
- Anche a me ha fatto piacere Niall e se ti va ogni tanto quando sono qui a Londra ci possiamo vedere. Io voglio vederti forte, voglio vederti ridere e fare le tue solite battute oscene perché so che quella parte di te non è scomparsa e lei è nel tuo cuore. L'amavi da morire e lei lo stesso, me lo aveva confessato una volta sai? Le ho parlato poche volte ma quella in cui me lo aveva detto è stata la più significativa – si fermò ed io ebbi un tuffo al cuore, sobbalzai, mi si illuminarono gli occhi probabilmente – Mi aveva detto che era fortunata ad averti perché la trattavi da principessa e ti amava, dio quanto ti amava Niall. Le brillavano gli occhi a parlare di te. Era orgogliosa di averti a fianco e non avrebbe voluto vederti così -
- Allora Liam perché ha fatto quello che ha fatto? Mi sto dando la colpa da anni per trovare una risposta ma non la trovo – domandai, bevendo il mio the verde.
- Le risposte te le ha già date, devi solo interpretarle –Quella mattina tornai a casa insieme a Liam, passare del tempo con lui mi aveva fatto bene perché ha sempre avuto dei pensieri razionali e stabili che mi facevano riflettere.
Quando entrai in casa per poco non la riconobbi.
La cucina era pulitissima, tutti gli utensili in ordine, il tavolo pulito, il pavimento lavato e profumato.
Per non parlare del salotto. Louis aveva cambiato le federe dei cuscini, pulito le mensole che erano piene di polvere da qualche settimana e lavato ogni angolo del pavimento.
- Ma hai sistemato tutto tu? – domandai a Louis.
Guardai l'orario ed erano le undici di mattina passate, segno che io e Liam ci eravamo trattenuti più del dovuto in centro.
- Ehi hai dei dubbi Nialler? – mi guardò con sguardo possente e fiero.
- Da quando hai imparato a pulire casa così bene? – domandò Liam ridendo, era entrato in bagno che profumava di candeggina mista e sapone di non so quale marca profumatissima.
- Beh sai, quando hai un figlio poi certe cose impari a farle e questa casa aveva proprio bisogno di una bella ripulita – confermò Louis dicendomi che aveva fatto anche il bucato, lavato le lenzuola e tutte le coperte.
- Sei una vera casalinga – esclamai notando che aveva riposto i piatti della cucina in ordine di colore, fui impressionato da tanto ordine. – Io mi posso giustificare dicendo che non è casa mia, è casa di Harry e che lascia fare tutto alla collaboratrice domestica – puntualizzai e Liam subito intervenne dicendo che potevo darmi da fare lo stesso.
Per qualche ora mi sembrò di essere ritornato ai vecchi tempi quando si creavano battibecchi in tour fra di noi ed ebbi una strana nostalgia dei tempi trascorsi con i ragazzi.Nel pomeriggio mi arrivò un messaggio dal mio psicologo.
Diceva testuali parole:
'' Niall ho bisogno di vederti per le sei, riesci a passare in studio? ''
Che voleva ancora? Pensai fra me e me.
'' Si va bene ''
- Harry quando torna? – domandai a Louis che subito fissò Liam, come se avessero un segreto da portare in salvo.
- Penso che stia via per qualche giorno, è tornato a casa da sua madre – disse, cercando di rimanere il più naturale possibile. – Quindi rimarrò io qui in questi tre o quattro giorni Niall, se non ti dispiace, stasera arriva anche Freddie – esclamò Louis che mi sorrise dal divano.
Io non risposi.
Sapevo qual era l'intento di Louis: farmi passare del tempo con Freddie in modo tale da farmi innamorare del piccolo.
Studiavano tutto nei minimi particolari.
- Per le sei io devo vedere lo psicologo – comunicai mentre Liam, seduto sul divano, cominciò a sgranocchiare patatine.
- Nessun problema tanto il marmocchio arriva con l'agente di Louis – rispose Liam sedendosi sul divano.
- Non è un marmocchio, è un bambino bellissimo – fece presente Louis.
- In confronto al mio? Nah -
Iniziarono a bisticciare come due bimbi ed io mi ritirai in camera cercando di leggere qualcosa che mi intrigasse più delle persone.Alle sei precise mi presentai sul divano di Mr. Psicologo e lui con un sorriso smagliante mi salutò calorosamente.
- Niall tutto okay? -
Perché cavolo mi chiede sempre se è tutto okay?
Non lo so nemmeno io.
- Si – risposi.
Sicuramente Harry l'aveva avvertito del mio attacco di panico del giorno prima.
Ma cercai di non pensarci.
- Ti ho chiamato qui per dirti che dovrai partecipare ad un gruppo di sostegno -
Cosa?
Cosa aveva appena detto?
Un gruppo cosa?
- Gruppo di sostegno? -
- Si, non te lo sto chiedendo, te lo devo quasi imporre Niall perché non abbiamo sviluppi e al contrario continui a peggiorare e questa è l'ultima spiaggia altrimenti dovrai ritornare in clinica -
Quelle parole, così dure e pesanti mi colpirono in viso come uno schiaffo violento.
Ritornare in clinica era impensabile. Non volevo assolutamente, per niente al mondo, ritornare in quel buco.
- Dovrò continuare la terapia anche con te? – chiesi, e iniziai ad andare in ansia perché non sapevo come si sarebbe svolto un gruppo di sostegno.
- Si anche con me –
Alla fine uscii dallo studio di Edward con un biglietto da visita in mano e diverse scartoffie che avrei dovuto portare al gruppo di sostegno che sarebbe incominciato la settimana successiva.
Non sapevo bene se avrei mai colmato il dolore che provavo, quel magone che mandavo giù ogni notte nel silenzio della casa.
Tutto stava diventando sempre più complicato, difficoltoso e quasi irriconoscibile ai miei occhi.
Avrei soltanto voluto ritornare indietro con la persona che mi rendeva più felice al mondo, ma ciò non era possibile.
YOU ARE READING
Mirrors
RomanceEstratto dal capitolo due: ''Non avrei immaginato che quel momento sarebbe arrivato. Non sapevo dove andare e cosa guardare perché tutto, ogni cosa, mi ricordava lei. Il tavolo della cucina, dove avevamo fatto l'amore più di una volta. Il divano...