2 dicembre 2016
Londra, PimlicoCAP 8
- Amore allungami le palline quelle dorate per favore – urlai a Lyudmila che era al piano di sotto e stava rovistando nella cesta delle decorazioni Natalizie.
- Quante ne servono? – domandò ed io feci due calcoli rapidi, l'albero era altissimo quindi minimo una ventina.
- Venti circa, ne abbiamo a sufficienza? – domandai, ma lei era già arrivata in salotto con due pacchi sotto le braccia, una ghirlanda rossa da mettere non so dove e un alberello più piccolo fatto di legno.
Tutte le decorazioni le avevamo comprate l'anno precedente perché io amavo decorare casa per Natale, soprattutto insieme a lei che era la mia unica famiglia ed io lo ero per lei.
Con i ragazzi eravamo arrivati a casa dal tour da tre giorni ormai e l'unico evento che dovevamo fare prima di Natale era quello del 23 dicembre a Times Square, New York per il concerto di Natale, come ogni anno.
Per il resto dovevamo fare altre prove perché a febbraio del 2017 sarebbe ripartito il tour dal Sud America.
E quindi ora mi concentravo solo sulla casa, lei e la musica.
Con i ragazzi ci trovavamo ogni pomeriggio a scrivere roba nuova ed io ero sempre entusiasta di ogni melodia che si veniva a creare.
Lyudmila era sulla scala che stava posizionando le lucine dorate che si accendevano ad intermittenza ed io le guardavo il fondoschiena da giù.
- Smettila di fare il guardone -
- Chi io? Macché – risi e lei finì di girare il malloppo di corde di lucine scendendo sempre più giù.
- Basta fermiamoci un attimo con sto albero, finiamo dopo – dissi prendendola per i fianchi.
Indossava uno di quei maglioni giganteschi che tengono molto caldo.
La strinsi forte da dietro ma lei abilmente si girò e mi buttò sul divano che era poco distante. Si sedette sulle mie ginocchia, accovacciata.
La tenevo stretta stretta e la guardavo negli occhi teneramente.
- Ti amo così tanto amore – mi confidò a bassa voce.
- Anche io Lyu -
Mi sorrise, non le piaceva molto quel soprannome che le avevo affidato e solo io la potevo chiamare così, ma si era abituata ormai.
Iniziò a baciarmi profondamente ma io mi divincolai quasi subito.
- Amore devo dirti una cosa -
Si allarmò subito staccandosi leggermente da me.
La presi in braccio e leggera com'era la portai fino in camera nostra al secondo piano. La adagiai sul letto.
- Che c'è Niall? – domandò quasi preoccupata.
Non riuscivo a non sorridere.
Ero così felice ed euforico che non capivo molto.
Dal comò sinistro tirai fuori una busta in carta.
- Apri -
Aprì la busta con la sua solita finezza che l'accompagnava da tutta la vita.
Dentro c'erano 4 biglietti aerei per la Russia e il trasferimento a Volkhov.
Li scrutò attentamente per circa un minuto.
Non ci stava credendo.
- Ma quando? Le date dei biglietti dicono dal quindici gennaio fino al ventisei dello stesso.. sono più di dieci giorni – mi guardò incredula.
- Si amore.. ho pensato che ti servisse del tempo, scusa se mi sono intromesso ma volevo farti una sorpresa e ho chiesto all'avvocato di accelerare il più possibile -
Guardò i biglietti ancora una volta. Aeroflot, compagnia di linea Russa, i posti numerati del volo, il voucher dell'hotel a San Pietroburgo dove ci saremmo dovuti fermare per due giorni per firmare dei documenti.
Esaminò tutto ciò con cura, come se fosse una cattiva notizia.
Ed io lì per lì non seppi bene cosa pensare.
Cercò il mio sguardo poco dopo, quegli occhioni color ghiaccio spesso mi facevano venire la pelle d'oca ma li amavo così tanto.
- Verrai pure tu vero? – domandò, con aria spaesata.
Annuii. – Certo, tutti i giorni sarò con te -
Mi fissò qualche secondo in più per poi stritolarmi in un abbraccio bellissimo, pieno di amore.
Stava iniziando a commuoversi ed io così presi a baciarla, non volevo si commovesse prima del dovuto, lo avrebbe sicuramente fatto in Russia.
- Grazie Niall, davvero io senza il tuo aiuto non avrei mai ritrovato la mia mamma – si distese sul letto appoggiando tutto il suo peso sul mio corpo.
Indossava la tuta di Calvin Klein che le faceva risaltare le curve in un modo assurdo. Amavo quando la indossava.
Iniziò a coccolarmi, il che mi faceva sempre sentire così fortunato ad averla.
Lei era diversa dalle altre che avevo avuto o di cui mi ero innamorato, lei era la mia persona.
Era colei che riusciva a trasmettermi quella serenità, quella pace che da tempo avevo perduto. Mi calmava, mi rilassava ed era ciò che cercavo in quel momento della vita.
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Mirrors
RomanceEstratto dal capitolo due: ''Non avrei immaginato che quel momento sarebbe arrivato. Non sapevo dove andare e cosa guardare perché tutto, ogni cosa, mi ricordava lei. Il tavolo della cucina, dove avevamo fatto l'amore più di una volta. Il divano...