CAPITOLO 1

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Il signor Cuthbert mi fece strada fino alla carrozza che ci avrebbe portati a destinazione.

Salii a bordo e quando i cavalli cominciarono a galoppare  mi guardai intorno.

"Signor..." m'interruppe con un gesto della mano e mi sorrise dolcemente. "Chiamami pure Matthew." Gli sorrisi sentendomi più a mio agio.

"Matthew... è un bel nome non crede?" mi sentii fuori luogo dopo aver pronunciato quella frase, ma fortunatamente l'uomo non reagì in modo negativo.

"Immagino che sia un bel nome, sì." Mi rispose dolcemente, ma percepivo dal suo tono di voce che non voleva proseguire con il discorso.

Rimasi in silenzio a guardarmi intorno per diversi minuti, poi decisi di iniziare di nuovo a parlare.

"Com'è Avonlea?" guardai negli occhi chiari il signor Cuthbert che mi sorrise nuovamente. "Bella, è molto piacevole. Ci sono persone per bene." Lo disse senza guardarmi e io capii che non voleva parlare. Probabilmente era molto più stanco di me.

Ripresi ad osservare il viale sui cui stavamo passando. Ai nostri lati c'erano due file identiche di alberi di pesche, ormai quasi del tutto spogli. Un fiume scorreva sul lato est e una collinetta spiccava di fronte a noi.

Non vedevo l'ora di conoscere la signora Cuthbert e vedere la mia nuova casa.

Ero agitato, ma ero anche ottimista su quello che avrei trovato al di là della collina.

Quando superammo la piccola salita vidi subito le prime fattorie e i primi abitanti del paesino.

Era tutto completamente immerso nel verde. Il sole illuminava le piccole fattorie e i suoi abitanti. Sembrava un villaggio di un racconto.

La carrozza continuò per il suo percorso in mezzo all'erba, ai campi e al grano appena falciato dai contadini. L'odore del legno bagnato e dell'erba appena tagliata mi riempì le narici, costringendomi a respirare quell'aria pulita a pieni polmoni.

"Questa qui è Green Gables, la tua nuova casa." La carrozza voltò verso destra per poi ritrovarsi davanti a una piccola fattoria azzurra in mezzo a due piccoli campi coltivati. Trattenni il fiato per diversi secondi, poi lo lasciai andare insieme ad un bellissimo sorriso.

Non riuscivo a credere che quella sarebbe stata la mia casa da quel momento in poi. "Non è il massimo, ma è molto confortevole. Ti troverai bene, vedrai Gilbert." La voce rassicurante di Matthew mi fece riprendere dallo stato di ammirazione in cui ero caduto guardando quella piccola fattoria. "No, è meravigliosa." Lui mi sorrise e a quel punto il cancello, di fronte al quale ci eravamo temporaneamente fermati, venne aperto da un ragazzo che aveva per lo più la mia età. Mi guardai nuovamente intorno ammagliato da quello splendido panorama che si estendeva di fronte ai miei occhi.

Avevo quasi paura che fosse tutto quanto un sogno e che non appena mi sarei svegliato mi sarei ritrovato nell'orfanotrofio, nel mio letto freddo. "Sono Jerry." Una voce acuta e con una pronuncia francese molto accentuata mi fece riprendere dai miei pensieri. "Gilbert Blythe, piacere." Scesi dalla carrozza, non prima di aver aiutato Matthew, e strinsi la mano del ragazzo che ci aveva aperto il cancello poco prima.

"Jerry ti dispiace portare la valigia in casa mentre io faccio conoscere Gilbert a Marilla?" il ragazzo annuì e afferrò la mia valigia, per poi avviarsi pochi passi prima di noi verso l'entrata della casa.

Nessuno mi aveva mai stretto la mano per sapere il mio nome, nessuno mi aveva mai aiutato con le valigie, nessuno mi aveva mai sorriso o chiesto come stavo. Loro forse erano davvero diversi, sentii un peso nel mio petto dissolversi.

Il ragazzo entrò in casa lasciandosi la porta aperta alle spalle per permetterci di poter entrare senza difficoltà e intoppi. Matthew restava in silenzio, non sembrava una persona molto loquace. Mi fece strada fino alla porta aperta di quel piccolo villino rustico.

Un groppo in gola mi si formò e quasi mi sembrò di non poter più incanalare aria nei miei polmoni. Passare attraverso quella porta sarebbe significato rendere tutto quello che mi era accaduto in quella mattina reale. Poggiai il mio piede sul parquet rovinato della casa e tirai un sospiro di sollievo.

Entrai completamente nel piccolo e accogliente ingresso di Green Gables e vidi una figura slanciata scendere lentamente le scale. Che fosse la signora Cuthbert?

La donna si avvicinò curiosamente alla porta e quando mi vide sorrise dolcemente. Si mise una mano sul petto e l'altra sulla bocca, aveva gli occhi lucidi dalla gioia.

Rimasi affascinato dalla sua reazione e subito le sorrisi raggiante. "Sono Gilbert Blythe." Tesi la mano verso la signora che me la strinse con vigore solo un secondo dopo. "Puoi chiamarmi Marilla." Annuii sorridendole di nuovo ed il silenzio che si creò in quel momento mi fece sentire, per la prima volta in quella giornata, a disagio.

"Marilla, intanto che faccio fare un giro della fattoria a Gilbert, prepara la tavola." Matthew interruppe quel momento di quiete e Marilla subito annuì lisciandosi la gonna con le mani. "Tornate presto, il sole sta per tramontare." Marilla ci lasciò soli all'ingresso. Matthew mi fece segno di uscire dalla casa e io lo feci, lasciandogli posto per poter uscire a sua volta dopo di me.

"Lì in fondo c'è il fienile, dove lavora Jerry." Matthew pronunciò quella frase con poca convinzione, poi come rinvigorito sorrise e riprese con più enfasi. "Poi abbiamo un piccolo mulino, un porcile e lì in fondo abbiamo le galline." Girai su me stesso per riuscire a vedere con i miei occhi le cose che il signor Cuthbert stava elencando a voce. "Che meraviglia." Dissi tra me e me.

Dopo un piccolo giro per i campi limitrofi alla costruzione decidemmo di tornare a casa per poter cenare e poi andare a dormire dopo la stancante giornata che entrambi avevamo avuto.

Entrato mi avviai in cucina seguendo i passi del signor Cuthbert. Quando svoltai per il soggiorno non potei fare a meno che sorridere per quell'atmosfera che emanava tranquillità e gioia.

Mi sedetti a tavola, chiedendo prima a Marilla se avesse bisogno di qualcosa, e Matthew mi imitò restando in silenzio.

"Perdona mio fratello, è molto stanco ultimamente." Marilla si sedette a tavola portando con sé una teglia di pollo con le patate. Un languorino fastidioso si propagò dentro di me e mi accorsi solo in quel momento di quanta fame avessi. "Stia tranquilla..." lei mi interruppe con un gesto gentile della mano. "Dammi del tu per favore." Marilla arrossita sorrise e cominciò a riempire i piatti. "Signore ti ringraziamo per tutto quello che ci doni tutti i giorni. Ti prego di benedirci sempre, di aiutarci e di indicarci la via giusta. Proteggi Gilbert e aiutalo sempre. Amen." Marilla intonò quella preghiera in modo tranquillo e rilassato. Entrambi, Matthew e Marilla, mi strinsero forte la mano e poi lasciarono la presa per poter mangiare.

"Grazie." Sorrisi imbarazzato e poi presi a mangiare con voracità ciò che mi avevano offerto. Quando svuotai interamente il piatto del suo contenuto, bevvi un sorso d'acqua. "Immagino che sarai stanco. Ti accompagno in camera tua." Marilla si alzò da tavola con il piatto semi vuoto, stavo per dirle di sedersi e finire il suo pasto, ma non riuscii a reagire in tempo, che la donna si alzò e si avviò per le scale.

Lei mi fece strada fino al corridoio del piano di sopra. Raggiungemmo la mia stanza, era la seconda verso destra. Il bagno era nella stanza accanto e le loro stanze erano le camere rimanenti.

Aprii la porta e rimasi incantato dalla bellissima e gradevole camera che mi si presentò davanti. "Grazie di tutto, buonanotte." Quando vidi Marilla sorridere e ricambiare l'augurio, mi chiusi la porta alle spalle. Non riuscii neanche a cambiarmi che senza accorgermene mi trovai già sdraiato sul letto. 

Chiusi gli occhi e mi addormentai in un sonno profondo.

SPAZIO AUTRICE

Ciao ragazzi scusate se i primi due capitoli saranno un pò noiosi, ma d'altronde mi serviva un contesto... niente spero che continuerete a leggere...

-Giu


Your lovely freckles||SHIRBERTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora