La settimana seguente fu piacevole. L'inverno era arrivato e la neve leggera ricopriva ogni viale di Avonlea, colorandola di un bianco candido.
Dopo aver fatto colazione, Matthew mi disse di andare ad aiutare Jerry nel fienile. Non sapevo bene cosa avrei dovuto fare, ma uscii comunque. "Ciao Jerry." Il ragazzo stava spostando del fieno nell'apposita mangiatoia. "Ciao Gilbert, eccoti finalmente. Mi dai una mano per favore?" "Certo, cosa devo fare?" annuii prendendo una forca, ma lui mi fermò. "No, qui ci penso io. Te dovresti pulire la carrozza di Matthew. È ferma da quando è arrivata la neve ed è rimasta piena di fango." Mi girai in cerca del mezzo di trasporto e quando lo trovai, lo guardai facendo un sospiro. "Mi aspetta una lunga mattinata, a quanto pare." Presi due secchi e mi avviai alla fontana per riempirli.
Pulire quella carrozza fu più complicato del previsto, anche perché non avevo mai avuto la fortuna di pulirne una. Fortunatamente c'era Jerry a tenermi compagnia, chiacchierammo per tutto il tempo. Senza di lui credo che sarei morto di noia.
***
Pranzammo con una zuppa calda e proprio quando finimmo, qualcuno bussò alla porta. Andai ad aprire e una donna adulta, della stessa età di Marilla, entrò guardandomi dall'alto al basso, quasi schifata. "Ciao Marilla, ciao Matthew. Come va? È lui il famoso giovanotto che avete preso, da quello squallido orfanotrofio?" Marilla fece cenno alla donna di accomodarsi e mi disse di sparecchiare. "Ciao Rachel. Sì, lui è Gilbert Blythe." Con ancora un piatto in mano sorrisi alla signora e tornai in cucina.
Dovetti ammettere che quella donna mi stava mettendo leggermente in soggezione. Sembrava che in salone fossero entrate una decina di persone, dato il chiacchiericcio che si era creato. Invece c'era solo quella strana signora dalle guance paffute.
Tornai in cucina e la donna cominciò a squadrarmi di nuovo.
"Gareth, giusto?" "Veramente son-" venni subito interrotto subito dalla sua proposta di farmi accomodare. "Quanti anni hai, caro? I tuoi genitori? Sono morti prima che tu li potessi conoscere, vero? Mi dispiace davvero... ma sai leggere? Sei già andato a scuola prima di Avonlea?"
Rimasi confuso da tutte le domande che mi stava ponendo, quando feci per rispondere, Marilla mi interruppe. "Rachel cara, lasciamolo andare. Stamattina ha lavorato tanto, sarà sicuramente stanco." Guardai la donna accanto a me ringraziandola con lo sguardo e mi diressi verso l'uscita, salutando tutti i presenti. Quando mi chiusi la porta alle spalle continuai a sentire la voce acuta dell'ospite. "Ma siete sicuri che non abbia nessun problema? Secondo me è ritardato, non so." Rimasi sconvolto dall'affermazione appena sentita, ma decisi comunque di ridere.
Non avevo assolutamente niente da fare. Jerry se ne era andato, la scuola era chiusa, avevo finito tutti i lavori di Matthew e non avevo la più pallida idea di dove sarei potuto andare. Mi incamminai quindi verso il sentiero nel bosco. Faceva molto freddo, ma fortunatamente mi ero provvisto della sciarpa di lana che mi aveva regalato mia madre tanti anni prima. Quello era il mio unico ricordo di lei. Ricordando quel sorriso angelico, mi spuntò un sorriso.
Continuai a camminare, i miei scarponcini lasciavano ad ogni passo delle impronte marcate sul leggero manto di neve e piccoli fiocchi cadevano soavi regalando un'atmosfera a dir poco meravigliosa.
In lontananza, poi, vidi qualcuno. Mi servirono solo pochi istanti per capire di chi si trattasse, d'altronde solo una persona ad Avonlea aveva i capelli rossi. Vedendo quelle trecce vivaci in mezzo alla monotonia di bianco, sorrisi. Era da giorni e giorni ormai che Anna non si faceva vedere a scuola, e questo solo per colpa mia. Camminai più velocemente e appena le fui quasi vicino la chiamai. "Anna!" la ragazza si girò e appena mi riconobbe si voltò di nuovo continuando a camminare. "Anna! Aspetta per favore, voglio solo parlarti." Quando la raggiunsi la presi per un braccio e la guardai negli occhi. Non ci avevo mai fatto caso, ma in mezzo a quelle lentiggini si celavano degli occhi di un blu acceso, che mi fecero rimanere a fissarla per diverso tempo. "Che cosa vuoi?" La voce arrabbiata della ragazza mi fece tornare alla realtà. Si liberò con unp strattone dalla mia presa.
"Anna... volevo solo dirti che mi dispiace." Abbassai lo sguardo per poi guardarla di nuovo negli occhi. Anna per un attimo sembrò stupita dalle mie parole, poi però rimase in silenzio. "Sul serio, non volevo che succedesse quello che è successo. Manchi a tutti in classe. Dovresti tornare." Abbassai ancora una volta lo sguardo. Anna mi fissò per un frangente, che a me era sembrato un secolo e quando pensavo che stesse per dirmi qualcosa, si voltò e corse via. La vidi allontanarsi e mi levai il cappello rassegnato.
Perché faceva così?
Rimasi poggiato ad un albero per diverso tempo, cercando di non pensare a quello che era appena successo, poi però decisi di tornare indietro.
Lungo il tragitto mi tornava sempre in mente lo sguardo pieno di odio di Anna, non riuscivo a non pensarci.
Entrato in casa la prima cosa che notai fu che la strana ospite ci aveva lasciati, così mi accomodai al tavolo da pranzo. Matthew entrò in salotto e si sedette vicino a me con un largo sorriso. "Dove sei stato?" A quella domanda mi incupii e poggiai il volto sulle braccia incrociate. "Qualcosa non va? Ne vuoi parlare, per caso?" Matthew era una persona buona, mi sentii in dovere di rispondergli.
"E che c'è questa ragazza a scuola, però credo che mi odi." Matthew mi guardò e sorrise leggermente. "Odiare è una parola grossa secondo me. Perché lo pensi?" cercò di ottenere un contatto visivo, ma io continuai a fissare il camino. "Perché, ecco, mi ignora sempre e mi risponde sempre male. Cosa dovrei pensare, se questo non è odio?" Matthew rimase per un attimo in silenzio, poi si alzò. "Secondo me, invece, questo è il presupposto per una grande amicizia..." Mi fece l'occhiolino e uscì dalla porta sul retro, lasciandomi solo.
Le parole di Matthew continuavano a girarmi per la testa. Non me lo sarei aspettato, ma forse dovevo ascoltarlo. Forse dovevo semplicemente aspettare.
La cena fu semplice e frugale, ci scambiammo poche parole e poi andammo nelle nostre camere.
Mi chiusi la porta alle spalle e dopo essermi seduto sul letto, mi rialzai velocemente e mi sedetti sulla piccola scrivania, posizionata davanti all'unica finestra della stanza. La luna illuminava lievemente la stanza, lasciando un'atmosfera quasi incantata. Senza calcolare troppo i miei movimenti presi un foglietto e quasi automaticamente la penna andò a scrivere quattro semplici parole.
Mi addormentai poco dopo ripensando a dei bellissimi occhi, che solo quel giorno avevo avuto la fortuna di vedere da vicino.
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Your lovely freckles||SHIRBERT
Romance*AU* E se fosse stato Gilbert Blythe ad essere adottato dalla famiglia Cuthbert? (SI PUO' LEGGERE ANCHE SE NON SI CONOSCE IL FANDOM, NO SPOILER S3) FF COMPLETA IN REVISIONE