Your lovely freckles||SHIRBERT

CAPITOLO 3

Non ero in me per quanta era l'ansia che stavo provando. 

Non mi ero mai reputato un ragazzo agitato, ma in quel momento, pronto per un nuovo passo della mia vita, l'ansia aveva preso il sopravvento.

Ricontrollai almeno dieci volte la mia cartella prima di sedermi a tavola con i due fratelli. Sentivo i miei polmoni faticare ad incanalare l'aria. Probabilmente Marilla se ne accorse, perché mi costrinse a guardarla negli occhi. "Non hai appetito? Non è forse buono?" mi sentii in colpa per averla fatta preoccupare. Scossi immediatamente la testa e avvicinai lentamente la forchetta alla mia bocca. Quando l'odore del pudding raggiunse le mie narici, mi si formò un nodo all'altezza dello stomaco. Mi costrinsi a mandare giù il boccone di cibo e poi bevvi velocemente due bicchieri di acqua.

Ovviamente era delizioso, ma l'agitazione mi stava bloccando l'appetito.

"Tutto pronto per la scuola?" Matthew mi chiese, indicando la cartella vicino al tavolo. Alzai lo sguardo dal piatto e posai la mia attenzione sul signor Cuthbert. "Sì, sono solo un po' agitato." "Non devi esserlo. Un ragazzo d'oro come te non avrà problemi per farsi dei nuovi amici." "Grazie." Abbassai di nuovo lo sguardo sul tavolo e per il resto del pasto rimanemmo tutti in silenzio.

Quando notai che Matthew e Marilla avevano finito di mangiare la loro colazione, decisi di alzarmi per cominciare a sparecchiare. "Grazie Gilbert, buona giornata." Matthew mi diede una leggera pacca sulla spalla e poi uscì velocemente dalla porta di ingresso. "Buona giornata, Gilbert." Anche Marilla mi diede una leggera carezza sulle spalle per poi seguire il fratello fuori di casa.

Trovandomi solo in casa l'ansia tornò ad attanagliarmi il petto. Non sapevo cosa sarebbe successo una volta chiusa la porta di casa alle spalle.

Il rumore dei cocci sul pavimento mi fece sobbalzare e mi resi conto solo all'ora che avevo fatto cadere un piatto sul parquet. Mi irrigidii sul posto e, come abituato, mi preparai a ricevere una punizione esemplare.

Verso di me però non accorse nessun direttore dell'orfanotrofio infuriato. Sorrisi al pensiero che con i fratelli Cuthbert ero al sicuro e non sarei mai più stato punito severamente, almeno lo speravo. Mi chinai per raccogliere i cocci del piatto. Quando ebbi finito di sistemare la cucina, afferrai la mia sacca ed uscii in fretta di casa preoccupato di poter fare altri danni.

Quando uscii l'aria fresca autunnale mi aiutò a prendere un grande respiro, che riuscì a farmi tranquillizzare. Camminai velocemente fino a raggiungere la piccola strada contornata dagli alberi spogli, prima del ruscello.

Quando entrai nella stradina, il nodo nello stomaco sembrò allentarsi leggermente e per questo motivo mi ritrovai a sorridere.

Quando una mano mi toccò la spalla, non potei fare a meno che fare un salto per lo spavento. Una voce maschile mi giunse alle orecchie e mi girai per poter guardare in volto il mio interlocutore. "Chi sei?" avrà avuto su per giù la mia stessa età. Era biondo, con gli occhi marroni e aveva una corporatura robusta. Sorrisi e lui subito ricambiò. "Sei nuovo?" "Sì, sono arrivato pochi giorni fa." Il ragazzo mi porse la mano e io gliela strinsi, disinvolto. L'ansia di pochi minuti prima sembrava essersi volatilizzata nell'aria, con l'arrivo di quel ragazzo spigliato. "Billy Andrews." "Gilbert Blythe." Dopo la breve presentazione ci avviammo verso la struttura bianca della scuola.

"Come mai sei venuto qui?" a quella domanda non seppi subito come replicare ma poi, senza soffermarmi troppo sulla risposta, parlai. "Sono stato adottato dai fratelli Cuthbert, a Greengables." Non sapevo perché, ma essere entrato a far parte della famiglia Cuthbert mi rendeva orgoglioso. Billy mi lanciò un'occhiata investigatrice e poi annuì semplicemente, continuando a camminare a fianco a me. "La scuola non è male... alcune lezioni sono alquanto noiose, ma tutto sommato è un buon modo per passare il tempo." Mi girai verso di lui e annuii, interessato al discorso che aveva aperto.