Un Mostro.

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Stre pov:

Chiusi la porta dietro di me, davanti alla quale stava ancora Cico, intontito. Il cuore mi batteva a mille, le mie guance andavano a fuoco, e sicuramente se ne era accorto anche lui. Forse non dovevo dargli quel bacio sulla guancia, forse mi ero preso un po' troppe confidenze. Ma non mi sembrava gli fosse dispiaciuto. Non feci in tempo ad andare in camera mia che sentii delle voci fuori da casa, guardai dalla finestra, e vidi ciò di cui avevo paura: Cico, che parlava con mia madre, impaurito. Quando era tornata? Non doveva essere via per lavoro? Speravo solo che non avesse visto il nostro saluto, o avrebbe capito che ero gay... Non ero pronto a dirglielo perché sapevo che avrebbe reagito male. E poi sentii le chiavi girare nella serratura. Subito corsi in camera, a far finta di studiare, sperando che non avesse visto nulla di troppo, ma in cuor mio sapevo che non era così. Entrò nella mia camera sbattendo la porta, e urlandomi contro:
"ALLORA? COS'ERA QUELLO?!"
Avevo davvero paura, ma dovevo cercare di dire qualcosa, così balbettai, a bassa voce:
"I-io...Lui è un mio amico..."
Non ero decisamente partito col piede giusto.
Lei ancora più furiosa continuò:
"NON CI POSSO CREDERE, TU NON PUOI ESSERE GAY, D'ACCORDO? HO VISTO CHE GLI HAI DATO UN BACIO E TI SEI FATTO TUTTO ROSSO, HO VISTO QUELLA SCENA. IO NON TI HO CRESCIUTO PER FARTI DIVENTARE COSÌ, IO NON HO CRESCIUTO UN MOSTRO!...."
E andò avanti a parlare, ma da quelle parole in poi io non sentii nulla. Un mostro. Era così che mi vedeva, come un mostro. Come un mostro perché per la prima volta nella mia vita ero riuscito ad aprirmi e ad essere felice. Non riuscii a trattenermi e mi misi a piangere. Quelle parole riecheggiavano nella mia testa, facendomela girare... Un mostro. Un mostro. Un mostro. Non ressi più, e mentre mia mamma mi continuava a urlare contro, io uscii di casa, senza guardarla in faccia. Camminavo barcollando, per andare non so nemmeno io dove. Avevo un nodo alla gola, mi sentivo quasi in colpa, pur sapendo che fosse sbagliato. Fra un singhiozzo e l'altro arrivai su un ponticello che attraversava un laghetto. Era stupendo, con il cielo che non si distingueva da riflesso di quel meraviglioso tramonto sull'acqua. Restai alcuni minuti a guardare il panorama, cercando di calmarmi da quanto successo prima, e poi sentii dei passi dietro di me. Pensando che fossero di un passante non mi voltai, immaginando che tirasse dritto, ma poi si fermarono, e sentii qualcuno che mi abbracciava da dietro, prendendo le mie mani fra le sue, e che appoggiava la testa sulla mia spalla. Poi disse:
"non pensavo di trovarti qui"
a bassa voce. Lo riconobbi subito. Era Cico. Mentre parlava riuscivo a sentire il suo respiro caldo sul mio collo. Sentii il mio battito accelerare, e poi lui si spostò davanti a me, senza staccare la presa dalla mia vita, e iniziò lentamente ad avvicinarsi a me, non posso descrivere ciò che provavo in quel momento. Felicità mista ad eccitazione e agitazione, ma soprattutto felicità. Sapevo ciò che stava per succedere. Lui guardava a tratti prima i miei occhi e poi le mie labbra, e io pure. Aveva delle labbra bellissime, non erano troppo carnose, ma neanche troppo poco, avevano una leggera curvatura ed erano un po' umide. Ormai eravamo a pochi millimetri l'uno dall'altro. Riuscivo a sentire il suo respiro unirsi al mio, mi mise una mano sulla guancia, mentre questa diventava lentamente più colorata. Lui chiuse gli occhi, stava per baciarmi quando mi tornarono in mente le parole di mia madre e, anche sapendo che era uno sbaglio, mi staccai bruscamente da lui, sussurrando un flebile: "mi dispiace, I-io... Io non posso..."
Mi so chiuse lo stomaco quando lo dissi, sentii un vuoto dentro e mi trattenni dallo scoppiare nuovamente a piangere. Notai in lui un certo imbarazzo, e una certa delusione. Appena ne ebbi il coraggio dissi:
"devo andare..."
e mi avviai a casa a passo veloce. Non sapevo bene come mi sarei comportato una volta arrivato. Ma questa ora era la minore delle mie preoccupazioni. Avevo paura di avere rovinato tutto. Avevo paura che non volesse più vedermi. Perché non poteva essere tutto più facile? Perché mi dovevo sentire in colpa se cercavo di essere felice? Desideravo tanto baciare Cico, ma le parole di mia madre mi frenavano. Senza neanche rendermene conto ero arrivato a "casa". Entrai, mia mamma era seduta in salotto a guardare la TV, non si girò neanche a guardarmi, così io feci lo stesso, distolsi lo sguardo e andai in camera mia.

Cico pov:

Stava per tramontare il sole e decisi di uscire a fare una passeggiata. Andai nel solito posto, un ponticello che attraversava un laghetto abbastanza vicino a casa mia. Stavo camminando tranquillamente quando notai una figura davanti a me, che guardava il bellissimo (e romantico) tramonto riflesso sull'acqua. Era... Stre? Cosa ci faceva qui? Sinceramente, non mi importava, ciò che mi importava è che era lì, mi avvicinai lentamente a lui, avvolgendolo da dietro con le mie braccia, e prendendo le sue mani fra le mie. Appoggiai la testa nell'incavo del suo collo e dissi:
"non pensavo di trovarti qui"
Lo sentii sorpreso, sentivo il mio e il suo battito che acceleravano. Quando ero con lui stavo bene. Ormai avevo capito che l'interesse che provavo per lui era ricambiato, così, anche se ero un po' insicuro, decisi di buttarmi. Mi spostati davanti a lui, ed iniziai ad avvicinarmi, mentre con una mano continuavo a tenerlo stretto a me, e l'altra la appoggiavo sulla sua guancia. Eravamo così vicini, era così bello, tutto emozionato e con gli occhi sgranati di chi forse ha un po' paura, e lo ammento, ne avevo anche io. Stavo per farlo, stavo per baciarlo, quando lui si staccò da me velocemente, indietreggiando e sussurrando:
"mi dispiace... I-io non posso..."
Lo avevo fatto. Ero corso troppo e avevo rovinato tutto, come sempre. Venni travolto da un vortice di emozioni negative, e lui era lì, che voleva andarsene, mentre io stavo fermo a fissarlo con aria triste come un cretino. Non sapevo che fare. Fu lui a spezzare il silenzio, di nuovo.
"devo andare..."
Disse solamente questo, e poi andò via frettolosamente. Sapevo che non era una buona idea. Dovevo aspettare. Dovevo essere sicuro. Ma sicuro di cosa? Che provasse qualcosa per me? Dovevo aspettarmi che non era così.
È rimasi lì, da solo, in compagnia solo della crepa che si stava formando nel mio cuore.

"Si" (Strecico - completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora