0. La stazione di benzina

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Seoul, Corea del Sud.
5:00am.

Il sole nasce timidamente questa mattina. Affacciandosi da un palazzo consumato dal tempo controlla che la notte abbia lasciato tutto in ordine ed esita prima di uscire del tutto allo scoperto, dove tutti possono vederlo, dove tutti possono sapere della sua esistenza. E che, nonostante nessuno ci faccia mai troppo caso, è rimasto lì da sempre.

Due ragazzi siedono ad un tavolo scricchiolante. Stravaccati e con le gambe stese, alcune carte da gioco nelle mani. Dall'altro lato, un gruppo di uomini più vecchi nelle loro stesse condizioni. Per i più giovani non molto difficili, ma pur sempre più numerosi di loro. Pazienza.

Tutto è calcolato.

«Passo.» tuona un uomo, gettando una carta sul tavolo.

La vecchia e cadente stanza è avvolta nella penombra. È a mala pena visibile il disegno impresso sulla carta. Per fortuna, se così si può definire quella cara amica bastarda, i due non necessitano di luce per vedere. Solo orecchio, sensazioni.

«Uno e siete fuori.» sghignazza un altro, facendo roteare una carta davanti ai nasi dei due ragazzi per poi liberarsene «Spero abbiate portato tutti i soldi che ci avevate promesso, fecce.»

Niente panico, li avevano definiti molto peggio di così. Anzi, quello era stato decisamente un complimento carino da parte sua. È un vero peccato che, da lì a poco, la sua dolce bocca si sarebbe chiusa per un bel po' di tempo.

Quantificabile in eternità.

Il ragazzo dai capelli neri, nascondendolo dietro le sue preziose carte, fa un sorriso enorme, quasi da pazzo. L'altro col cappuccio sulla testa oscilla solo gli occhi nella sua direzione, rimanendo serio e fermo come una statua.

Per alcuni minuti le mosse del gioco subdolo e diversamente legale sono compiute dagli avversari. Tutti sono convinti che la vittoria sia già di loro proprietà, che i giri di mazzi e le strategie utilizzate siano più che vincenti. Poveri illusi. Se solo potessero vedersi da fuori, si accorgerebbero per davvero contro chi si sono messi.

Ma purtroppo, ormai è tardi. In tutti i sensi.

Infatti, appena nella stanza si avverte l'ennesimo ticchettio dell'orologio antiquato appeso di fianco all'intonaco spezzettato ed eroso, i due ragazzi decidono che il gruppo si è divertito abbastanza. Si sono stancati di perdere tempo. Tutti sanno che il tempo è denaro.

E loro amano il denaro. Più di qualunque altra cosa esistente.

«Mi dispiace ragazzi,» gongola la delicata voce del corvino «qualcuno qui ha fatto male i suoi calcoli.»

Quest'ultimo butta una delle sue carte. Essa fluttua sulla superficie del tavolo e si adagia su di essa quasi con strafottenza. Il ragazzo ripete il suo sorriso, troppo bello per appartenere ad un peccaminoso sicario.

Nella stanza cala il silenzio. Gli uomini guardano prima la carta e poi i due davanti a loro. Nei loro occhi si accende un tizzone ustionante. Quella follia è il pane quotidiano degli assassini, la vedono più di quanto si possa vedere la luna di notte. La conoscono come le loro tasche colme di sporchi soldi. È il loro "pronti, partenza, via".

In una frazione di secondo gli uomini si alzano dalle loro fragili sedie per avventarsi sul più piccolo, che fa la stessa cosa con così tanta velocità che la sedia si scontra con la parete, rompendone lo schienale.

Il corvino sfila fuori dalla cintura dei pantaloni un pugnale. Lo sfodera come si potrebbe fare con una penna; rapidamente e senza esitazioni. Aveva imparato a tenerlo nascosto lì dopo che, tempo prima, la lama era riuscita a rompergli il tessuto dei pantaloni e lacerare la pelle della sua coscia.

PINK GASOLINE ✓ [Jeon Jungkook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora