21. Live free

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L'alba mi accompagna sino alla mia destinazione. Avevo riflettuto notte e giorno su questa decisione, ma alla fine avevo appurato che rinfrescarmi un po' la memoria mi avrebbe fatto solo bene all'anima. Dunque, eccomi qua; a percorrere una strada fin troppo familiare alle cinque e mezza del mattino. Neanche stanotte avevo chiuso occhio. Però c'è da dire che avevo finalmente trovato quel tanto atteso coraggio per gettare via i frammenti dello specchio rotto. Li avevo buttati via nel cassonetto del vetro, direttamente fuori dal mio appartamento. Quello pieno di sangue secco l'avevo nascosto sotto al letto inizialmente. Col senno di poi, anch'esso aveva fatto la stessa fine.

Era stato un grande passo per me. Sono stata fiera di me stessa. Poi sono ritornata in casa e lo sguardo mi è ricaduto in basso, sul braccio. Il profondo taglio era ancora freso, il dolore atroce. Ho avuto la persistente angoscia di poter ripetere la stessa cosa, ma per fortuna non è accaduto più nulla. L'unico aspetto che mi preoccupa è che il desiderio malato c'è ancora, eccome se c'è. Avevo buttato via lo specchio in frantumi, ma avrei potuto trovare un'altra miriade di cose con cui punirmi.

Per questo motivo sono stata per un'altra intera settimana al lavoro. Ci mancava solo che dormissi là, con la testa adagiata sulla mia scrivania. Il terrore di ritornare a casa mi perseguitava. Rimanere in mezzo alla gente era la cosa migliore. Almeno così ero costretta a starmene tranquilla.

Ho dovuto indossare vestiti lunghi ed accollati per mascherare le cicatrici e il taglio. Senza contare che la parte superiore doveva essere il più scura possibile, altrimenti il solco voraginoso sul mio avambraccio si sarebbe di sicuro intravisto. Già, avevo propio fatto una cazzata. Ora che le ferite della mia mezza vita criminale cominciavano a rimarginarsi, ho pensato bene di farne nascere di fresche. Quelle della nuova e malata Sooyun. Quella fuori di testa e che sta cercando disperatamente di rimettere insieme la sua vita, con risultati invisibili.

In questi giorni la mia segretaria ha cominciato a guardarmi più del solito. Mi dava fastidio facesse così, davvero tanto fastidio. Ma farglielo notare mi avrebbe fatto sentire ancora peggio, e per questo motivo me ne sono stata zitta. Quelle occhiate latitanti sono continuate per tutta la settimana, fino a quando, un giorno, i suoi timidi piedi si sono avvicinati ai miei mentre fissavo da una finestra il paesaggio di fine autunno, inespressiva.

"Signorina," mi aveva approcciata con delicatezza "siete dimagrita?". Io mi ero voltata con impeto. Era la prima persona che, in qualche modo, se n'era accorta. Nonostante non passassimo moltissimo tempo insieme, aveva comunque notato quel dettaglio. Mi toccava tirare fino all'ultimo buco delle cinture per farmi stare su i pantaloni, coprirmi il viso con strati di trucco pur di mascherare il mio stato pietoso. Parevo perfetta, ma lei aveva guardato oltre. Ho creduto fosse una seccatura, ma ho risposto con un "no, affatto."

L'unica seccatura ero io, che non volevo ammettere la verità neppure al mio riflesso straziato.

Stamattina fa più freddo del solito, è ancora buio. Accelero dato che non ci sono altre auto e percorro tutta la strada dritta fino a un quartiere di periferia. Lasciarmi indietro la frenesia, le luci e i suoni della città è come mettere tutto in pausa per qualche istante. Supero altri due quartieri prima di svoltare sulla destra. Quando arrivo davanti alla palazzina, il cielo ha iniziato ad assumere colore. Spengo il motore e rimango un attimo ferma sul sedile, osservando da lontano la porta in vetro. Vorrei sorridere, ma non mi esce niente.

Lascio tutto così com'è e, appena mi sento pronta e passabilmente stabile, scendo dalla macchina. Era da molto tempo che non venivo qui e, sinceramente, non pensavo di poterci tornare in momento della mia vita come questo. Ma, in fondo, non importa; sto facendo fare alla mia testa come vuole. Non posso oppormi.

Controllo che non ci sia nessuno nelle vicinanze e mi allontano dalla mia vettura. Questa palazzina è in disuso da anni. L'ultima famiglia se n'è andata molto prima che la mia vita venisse stravolta totalmente. A ruota, anche tutte le attività intorno hanno iniziato a chiudere i battenti e così la zona è diventata deserta. Si vocifera che sia un posto decisamente poco raccomandabile, ma ormai faccio parte anch'io di quel "poco raccomandabile". Infatti non mi sento in difetto qui.

PINK GASOLINE ✓ [Jeon Jungkook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora