37. Pezzi di carta

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«Jimin, per favore, resisti. Ce la fai a camminare?»

La voce del maggiore continua a martellarmi le tempie, ricordandomi che il nostro compagno continua a perdere sangue a fiumi. Dalla sua coscia lacerata continua ad uscirne in quantità talmente copiosa, che Jungkook non ci ha pensato due volte a dargli la sua giacca per fermarne il flusso. Non serve a molto, ma almeno rallenta la corsa contro l'irreparabile. Ed è estremamente vitale per lui e per noi.

Sono io ad aprire la porta di casa per far passare i ragazzi. Mi sposto sul lato attendendo che Jimin passi, l'ansia che mi strozza. Tendo anche le mani per offrire il mio inutile aiuto, ma nessuno le stringe. Resto ferma un attimo prima di seguire i tre fino al solito bagno. Ho la testa che non ragiona, persisto nell'immaginare i peggiori scenari possibili. Non vorrei, ma ho imparato ad accettare ogni possibilità che potrebbe presentarmisi davanti.

Ma io non voglio che Jimin muoia.

«Hyung, mi fa un male atroce.» mugugna lui quando il rosa lo lascia andare delicatamente sulla tazza del cesso. Seokjin scuote la testa. «Non lì,» commenta, straordinariamente lucido «mettilo sul pavimento.»

Jungkook risponde agli ordini e carica di nuovo il braccio tremolante dell'amico sulle sue spalle. Quando lo adagia sul piastrellato gelido, si morde l'interno di una guancia nervoso. Lo vedo dai suoi occhi che potrebbe dare di matto.

«Dai, Jimin-ah. Andrà bene.» gli dice, forzando un sorriso sofferto.

Mi fa male al cuore vedere il confettino preoccupato come mai l'avevo visto e il ferito così dannatamente spaventato. Sì, Jimin è seriamente spaventato. Credo che il suo incarnato sia pallido per la paura piuttosto che per la perdita elevata di sangue. Gli trema tutto, tutto. Dalla testa ai piedi, non riesce a stare fermo. Posso solo immaginare il dolore che sta provando adesso.

«Sei comodo?» gli domanda quello più grande, aprendo un'altra curva rassicurante sul suo volto perfetto. Stavolta è Jimin che nega.

Nonostante tutto però, l'unica persona che può fare qualcosa di concreto è lui; Seokjin deve agire prima che sia troppo tardi.

«Kook, passami le forbici. Sì, lì nel mobiletto.»

Il rosa si muove, aprendo le ante dell'armadietto sotto il lavabo. Ci butta dentro le mani e cerca per qualche celere secondo prima di trovare l'oggetto che gli serve. Quindi lo tira fuori e lo porge al più grande, Jimin impallidisce ancora di più.

«Devo solo tagliarti i pantaloni, non preoccuparti.»

Come se non fossero già abbastanza recisi, il biondo incastra il tessuto dei pantaloni in mezzo ai due corpi delle forbici e lo spacca in due. L'altro sotto di lui guarda tutto con occhi spenti, non muovendosi neanche quando un profondo taglio lungo tutta la sua coscia viene messo per bene alla luce. Merda, deve fargli un male atroce. So cosa si prova ad averne uno così vivo e carnale, e non è per niente una cosa sopportabile. E' incredibile come Jimin riesca a mantenersi così posato. Io sarei già andata nel panico.

Seokjin lavora con estrema attenzione, allargando il tessuto rovinato dei pantaloni fino a quando non arriva al pavimento. In questo modo la ferita fresca si vede ancora meglio, anche troppo.

Porca troia.

Spero stia marcendo all'inferno quel bastardo.

«E' tanto brutta, hyung?» Jimin emette un debole suono incrinato intanto che i suoi condotti lacrimali si rianimano per far fuoriuscire delle lacrime lungo tutte le sue guance. Lui singhiozza una sola volta prima di ricomporsi. «Lo so che è brutta.»

Jungkook massaggia con una mano il retro del collo del suo amico, tentando con tutto se stesso di rassicurarlo. «Ma no, non è brutta.» gli dice con un tono davvero ammirevole per lui «Poi l'altra si è già rimarginata. Non stona.»

PINK GASOLINE ✓ [Jeon Jungkook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora