Dopo una settimana passata al freddo e a congelare in mezzo alla piccante aria invernale, posso finalmente dire di aver appreso qualcosa. Ora so sparare, o almeno così mi sembra. Ho imparato tutte le parti che compongono una pistola, volendone conoscere ogni utilità e segreto. So ricaricare le munizioni in un tempo più che ragionevole e, cosa alquanto stupefacente, la parte che mi riesce meglio è prendere la mira.
Io e gli altri ce ne siamo accorti quando hanno allontanato la posizione dell'ennesima bottiglia, ponendola in un punto piuttosto scomodo trai i rami di un albero. Avevo impiegato un po' di tempo per decidermi, se allontanarmi o avvicinarmi, se stare più in alto o più in basso. All fine però, il mio proiettile era schizzato in mezzo alle foglie dei sempreverdi silenti, andando a schiantarsi sul vetro con uno schiocco.
I cocci erano partiti come un fuoco d'artificio, mandando la mia autostima alle stelle. C'era Hoseok con me e, presa dall'euforia del momento, mi ero allungata verso di lui e gli avevo battuto un cinque. Lui, grazie al suo carattere espansivo e solare, non aveva esitato a ricambiarmi. Solo dopo mi ero accorta di aver fatto il passo più lungo della gamba. Tuttavia avevo fatto un colpo perfetto, dritto e preciso. Avevo tutto il diritto di esserne contenta.
Ho iniziato ad avvertire dell'intorpidimento alle dita. Ragionandoci, sono giunta alla conclusione che quel leggero dolore era probabilmente dovuto all'esposizione eccessiva alla temperatura polare e al fatto di reggere in mano l'arma per così tanto tempo.
Ero diventata del tutto più abile certo, ma non immune agli effetti collaterali della natura.
Questa mattina, dopo l'ennesima notte passata sul divano in compagnia di una coperta, i miei occhi si aprono con una certa flemma. Come se avessi ancora sonno, ma non del tempo per dormire un po' di più.
Mi metto a sedere mugugnando e mi tolgo dal grembo uno dei cuscini, rimettendolo al suo posto sul bracciolo. Infilandomi delle pantofole di fortuna, prestatemi da Namjoon, i miei piedi si muovono da soli verso la cucina per andare a rinfrescare la mia gola secca. Arrivata nella stanza spaziosa prendo un bicchiere e mi verso dell'acqua. Mando giù tutto in un sorso prima di accorgermi che in casa non c'è neanche una mosca che vola, zero.
Lascio il bicchiere nel lavandino e ripercorro i miei passi all'indietro fino alla porta della cucina. «C'è nessuno?» chiedo all'invisibile. Nessuna risposta.
Insolito.
Di regola ci sono sempre gli altri in casa. Se non tutti, almeno qualcuno. Il fatto che non abbia ricevuto un responso verbale, m'insospettisce. Non esiste che mi abbiano lasciata qui da sola e incustodita. Sarebbe da sciocchi. E loro possono essere di tutto, ma non stupidi.
Faccio avanti e indietro nel corridoio un paio di volte, passando davanti alla camera del confetto ed ignorandola in piena regola. Invece, la mia curiosità viene catturata dalle altre porte. Per ora ho visto solo due stanze da letto e non nascondo di essere super invogliata a scoprire il contenuto di tutte le altre. Mi aspetto seriamente di ritrovarmi in una stanza delle torture o roba di questo tipo. Sarebbe plausibile, completamente plausibile.
Ciononostante, sono tutte chiuse. E ancora non mi fido a spiattellare così apertamente il mio scetticismo. Non è così che dovrei cercare del materiale utile.
I miei piedi si fermano di colpo quando sento uno scroscio poco distante, come tante cose che cadono tutte insieme.
Quindi, c'è qualcuno.
Il mio udito mi guida sino alla porta socchiusa di uno dei bagni. Arriva della luce dall'interno, accentuata dal cielo bianco che oggi ricopre il paesaggio solitario intorno. Sembra debba nevicare.
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PINK GASOLINE ✓ [Jeon Jungkook]
Fanfic[COMPLETA] La vita di Sooyun Ryeo apparirebbe perfetta ad un paio di occhi poco attenti; un lavoro più che stabile, una bella casa, tanti soldi e niente debiti nascosti. Cosa ci sarebbe di meglio? Nulla, assolutamente nulla. Un giorno tuttavia, la s...