46. Gabbia per uccelli

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Sooyun.

Sooyun...

Ehi Sooyun... Sooyun.

Sooyun? Sei morta?

Spalanco gli occhi di soprassalto, espirando un'aria talmente marcia da farmi tossire come un'ossessa. Strizzo gli occhi, piego le spalle, tento di muovermi. Niente da fare. Quando riesco a vedere nuovamente quello che mi circonda, non... vedo. La stanza dove mi trovo è buia, quasi completamente. C'è solo una piccola luce fioca sulla sommità della mia testa. Molto simile ad una lampadina vecchia, come quella che avevo visto in sogno. Lo sto forse facendo di nuovo senza accorgermene?

Cerco di alzare le mani per stropicciarmi gli occhi, ma non riesco a spostare niente. Il mio sguardo sfuocato rimane fermo sulla piccola porzione di pavimento che riesco a distinguere, fisso. Vitreo.

Sono legata.

Una visione familiare mi porta a restare ferma fino a quando non mi rendo seriamente conto di avere sia i polsi che le caviglie bloccati ad una sedia. Un sorriso amarissimo si allunga sulla mia bocca, ricordandomi quanto era accaduto in passato, all'inizio. Quando ancora credevo di poter sfuggire al futuro che il destino aveva riservato da tempo appositamente per me. Solo per Sooyun Ryeo, la sporca puttana che presto sarebbe uscita di testa.

Anche se so di non poterci riuscire, comincio a strattonare con tutte e due le braccia. Non so cosa penso di ottenere ma, in questo momento, tutta la rabbia che covo potrebbe rivelarsi utile a qualcosa. Dopo aver sentito le spalle tirare e i muscoli allo stremo tuttavia, capisco che neanche quella è sufficiente per potersi schierare a mio favore. Non sia mai che qualcuno si metta dalla mia parte. Oh no; facciamo in modo che io debba fare tutto il lavoro per rimetterci il poco che mi è rimasto. Bella merda. Anche il mio stesso corpo adesso si rifiuta di collaborare.

Di punto in bianco, una luce poco più potente si accende, andando ad amalgamarsi completamente con quella debole della lampadina. Le mie palpebre ci mettono del tempo per abituarcisi, sbattendo diverse volte per incamerare l'improvvisa luminosità. Nell'istante in cui riesco a vedere con nitidezza, finalmente capisco perché questa stanza risulta così buia. E' una cantina. Una cantina fredda e umida. Mi sembra il posto più orribile della Terra.

«Finalmente ti sei svegliata, temevo il peggio.»

Una voce infrange l'atmosfera congelata, una voce calda e maschile. Per un attimo credo sia stato veramente uno dei ragazzi a parlare. Poi rammento di essere legata, e quella speranza si scioglie del tutto nel mio petto. Mi guardo intorno, cercando la fonte di quel suono profondo. Per fortuna, o forse per qualcos'altro, non ci impiego molto: poggiato con le spalle ad una parete al mio fianco, c'è lo stesso ragazzo che avevo visto prima di perdere i sensi. Il mio cervello decide di esaminarlo per bene prima di realizzare.

''Sooyun, il tizio non è ancora arrivato. Tieni gli occhi ben aperti, potresti ritrovartelo davanti senza saperlo''.

E' lui l'obbiettivo. O almeno lo era prima che decidesse di ribaltare i nostri ruoli. Ora è lui ad avere in pugno noi, ad avere in pugno me. Dove diamine sono finiti i ragazzi?

Cerco di parlargli per ottenere delle spiegazioni ma, come apro bocca, l'aria mi va di traverso e finisco per tossire di nuovo.

«E questa tosse cos'è?» mi chiede lui con odiosa ironia «Vuoi un bicchiere d'acqua, principessa?»

A testa bassa, piego il collo per riprendere fiato e voltare la bocca da un lato. «Fottiti.» ringhio, sforzandomi di contenere la rabbia che si sta seminando in tutto il mio corpo.

Il tizio non emette un suono. Si alza dalla parete e viene verso di me. Sono certa che le prime volte sarei stata talmente spaventata da non riuscire neanche a tenere gli occhi aperti, ma adesso ci riesco eccome. Non solo; appena ho questo bastardo di fronte, devo impiegare tutte le mie forze per non sputargli dritto in viso. Che lurida faccia da cazzo che ha.

PINK GASOLINE ✓ [Jeon Jungkook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora