4. La sua stanza

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Hoseok e Jin mi fanno strada fuori dalla cucina, nel grande salotto ed infine verso le scale che conducono al seminterrato.

Ho ancora lo stomaco in subbuglio per via dello sguardo pesto che quello scellerato di Jungkook mi aveva rivolto poco prima. Dopo quell'occhiata mi era completamente passato l'appetito. Ma, alla fine, per paura della loro possibile reazione se mai avessi lasciato il cibo che avevano preparato per me, ho bevuto persino il brodo.

Jimin, prima che i suoi amici mi prelevassero dalla sedia, aveva chiesto se avevo gradito la cena. Ho annuito, senza volerlo per davvero.

Appena abbiamo messo piede fuori dalla stanza e intrapreso il nostro insignificante tragitto, la paura che ho avuto d'incontrare il confetto mentre girava per casa era alta, altissima anzi. Sono sempre più certa stia architettando in assoluto silenzio un modo per uccidermi, facendolo sembrare un semplice e futile incidente di percorso.

Mi odia talmente tanto che il volere dei suoi compagni non conta nulla secondo il suo malato punto di vista. Loro mi vorrebbero tenere come ostaggio. Lui, per quanto lo riguarda, vuole soffocarmi, distruggermi, disintegrarmi. Ucciderti, Sooyun.

Jungkook vuole uccidermi con le sue mani. E questo non fa altro che farmi voltare terrorizzata ad ogni minimo fruscio che avvertono le mie orecchie.

Maledizione, sto diventando pazza.

«Benvenuta nella tua stanza!» cinguetta uno dei due biondi.

Non distinguo chi sia perché sono davvero troppo spaventata da un rumore che sento all'improvviso sulle scale. Senza accorgermene addirittura, stringo il tessuto della giacca del più alto per la paura. Come se potesse essere un conforto sufficientemente efficace.

«Scusa.» boccheggio non appena realizzo, allontanandomi immediatamente.

Jin non sembra neppure farci caso ed apre la porta della stanza di fianco a quella del seminterrato. Fa freddo qua sotto.

«So che non è un granché, ma» annuncia Hoseok con la sua solita spensierata allegria «almeno hai l'aria condizionata integrata. Non è fantastico?»

Alla faccia dell'aria condizionata; sto morendo di freddo. Mi trema tutto il corpo. Questo posto non deve aver mai visto un raggio di sole in vita sua. È inumano.

In un angolo c'è un letto anonimo che, per fortuna, da quello che vedo, sembra essere provvisto di una coperta. Non so se sia calda a sufficienza, ma già solo la sua vista mi rassicura. Poco più in là c'è una scrivania di un legno invecchiato, con una sedia altrettanto antiquata e una libreria vuota poggiata alla parete. I muri sono bianchi, cadaverici.
Non c'è nemmeno una finestra.

Sembra una cella. E no; non c'è niente di fantastico. Solo loro sanno per cosa l'avevano usata in passato.

«Questa è la mia stanza?» chiedo di nuovo, volendomi accertare che non ci sia uno sbaglio.

Purtroppo, sento Jin annuire al mio fianco.

Perfetto. Posso aggiungere l'ipotermia a una delle possibili cause del mio collasso. Ad ogni secondo che passa, una parte del mio fisico si congela. I ragazzi non sembrano dare nessun segno accomunabile ai miei e ciò mi sconcerta e altera allo stesso tempo.

«Hai freddo?» mi domanda quello più basso.

Scuoto freneticamente la testa. Da una parte perché voglio negare anche l'evidenza, dall'altra perché persino quella è scossa dai brividi. L'interessato mi sorride e mi spinge adagio all'interno della stanza con una mano.

Il mio cervello mi sta praticamente urlando di fermarli in qualche maniera, anche poco lecita. Ma il mio debole cuore è troppo stanco e, davvero, infelice. È una sofferenza dover anche solo tenere gli occhi aperti per interfacciarmi con tutta questa assurda e orribile realtà. Forse riuscirò ad avere un po' di pace lì dentro.

PINK GASOLINE ✓ [Jeon Jungkook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora