5° La notizia

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Rimango in silenzio ad ascoltare, Toby urla che mi sono svegliata, è un silenzio strano ed impaziente, come se stessimo aspettando tutti un qualcosa che sta per succedere.

Non vido nulla perchè ero ancora seduta su quel comodo letto, ma sento un 'ooooo' di sottofondo. Voglio vedere pure io cosa sta succendo, sento solamente dei passi di una camminata fin troppo veloce, veloce quanto quella di un uomo che ha preso fuoco e sta correndo verso una fonte d'acqua.

Sento un leggero gemito di Toby -che forse è stato travolto da quella corsa.

Poi qualcuno spalanca la porta rimasta socchiusa sin da prima, il rumore che emette la porta che sbatte sul muro mi fa sobbalzare, ma a farmi gridare è proprio mi nonno Dem che mi prende in braccio con uno scatto felino e mi stampa un tenero bacino sulla fronte; poi mi riappoggia nel letto e si siede sul bordo.

Nel frattempo una massa di persone [o per meglio dire creepypasta] si affacciano alla porta della mia camera per vedere quello che stava succedendo.

Forse, e dico forse, non si aspettavano che una persona dal cuore di ghiaccio come mio nonno potesse essere preoccupato e dolce.
Mio nonno resta zitto e mi accarezza la testa, dopo 5 minuti buoni di silenzio i creepypasta rincominciano a parlare tra di loro e un pò di folla davanti alla porta si dissolve.

Si avvicina a me e con la sua voce grave e possente mi dice

"Hai detto che li volevi conoscere, ebbene adesso ne avrai la possibilità, li potrai vedere in azione, farò in modo che tu -o per meglio dire la tua anima- sia in una delle loro prossime vittime.
Se vuoi convivere con loro devi superare delle difficoltà che tutti loro -in un modo o nel altro sono stati costretti a subire e sopportare"

Lo osservai, tutta la dolcezza che c'era fino ad un attimo fa era sparita e aveva lasciato il posto alla serietà, però nonostante tutto non riuscivo a capire.
Lui però capisce che non ho assimilato del tutto quello che ha detto per cui si schiarisce leggermente la voce e dice

"Mia piccola Astrid, questo significa che: Ti metterò più volte in condizione di morire, toccherà a te riuscire a sopravivvere, perdonami ma per stare con loro devi prima sopravvivere a quello che faranno loro"

"OOOH" riesco solamente a dire.

Tra tutte le cose che mi poteva dire in quel momento, tra tutte le cose che avrebbe potuto dirmi perchè ha voluto dirmi questa cosa, ora?

Abbasso lo sguardo incominciando a giocare con le dita trovando questo gesto particolarmente interessante.

Nonno Dem mi accarezza la guancia destra con il pollice, poi si alza dal letto.

"Astrid" dice richiamando la mia attenzione e facendomi alzare lo sguardo verso di lui.

"Mhn?" 

"Ho un'altra cosa importante da dirti, ma adesso vai con Jane, ti farà un tazza di thè. Io ti aspetto nel mio studio in accompagnerà poi Sally; d'accordo?"

"Certamente, non ti farò attendere molto" faccio un sorriso un pò sforzato

Si gira ed esce dalla stanza.

Jane mi viene incontro sorridendo

"Cambiati prima, i vestiti sono nell'armadio; e comunque devi ancora migliorarlo" la guardo stranita

"A cosa ti riferisci?"

"Al sorriso finto che hai appena fatto al Signor Dem, si vedeva che era forzato"

Non ribatto, molto probabilmente aveva ragione.
Jane chiude la porta della stanza.

Appoggio i piedi per terra, il parquet è riscaldato, probabilmente ci sarà il riscaldamento a pavimento.
Mi alzo e cammino fino all'armadio, lo apro. Non ci sono molti vestiti, e i pochi che ci sono sono quasi tutti della scala cromatica dei colori scuri.
Tra i vestiti che vi sono decido di mettere dei jeans neri strappati ed una maglietta con una decorazione floreale di rose blu e azzurre.

Una volta vestita apro la porta e Jane mi conduce fino alla cucina in silenzio, mi accomodo sulla sedia e solo in quel momento mi parla dicendo 

"Allora, che thè preferisci Astrid?"

"Limone, grazie mille"

"Figurati" la sua voce è.. diversa, diversa da tutte le voci che ho sentito, è acuto e grave insieme, e non ha un suono particolarmente piacevole..

***

Mi serve la tazza di thè al limone, poi se ne va facendo un cenno di saluto con la mano. La prendo in mano, non scotta più di tanto ma faccio comunque dei piccoli soresetti.

Nel frattempo arriva Sally. E' una bambina molto carina, mi fa tenerezza.

"Ha finito signorina Astrid?" dice con una voce squillante ed un sorriso dolce.

"Si, ma puoi chiamarmi semplicemente Astrid, e poi non essere così formale ti prego" dico ricambiando il sorriso.

"Ti accompagno allo studio di tuo nonno"

"Okay"

Ci incamminiamo, ma ho una strana impressione di essere seguita; infatti più volte mi volto di scatto, guardo nel riflesso di specchi, vetri o quadri, per capire se la mia impressione è reale o meno.

Ad un certo punto nel riflesso di un quadro intravedo un occhio rosso, molto rosso, inumanamente rosso, più simile al colore di un laser rosso.

Cerco subito con lo sguardo un qualcosa dietro a cui mi posso appoggiare per proteggermi.

Ecco.

Noto che poco più avanti di me c'è un comodino abbastanza grosso, nel esatto momento in cui ci passo di fianco tiro Sally per una mano, e mi faccio seguire dietro il comodino, ci accovacciamo.

Un tonfo vuoto -che mi rimbomba anche dentro le ossa-, è sceso, non so da dove ma è sceso. Si sta avvicinando. E' sempre più vicino. Oramai gli mancheranno si e no 5 passi per raggiungerci.

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