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«Ma è sicuro sto coso?»
Dal mio punto non riesco a vedere la partenza. Quando tutti hanno iniziato a correre, Cristina mi ha preso per una mano e ci siamo fiondate, senza neanche darmi il tempo di studiare la giostra.
«Ci sono salita tante volte. Non iniziare a fare la solita cagasotto.»
«Non ho paura, semplicemente sono realista! Hai mai visto Final Destination 3?»
«Final che?»
«Muoiono. Tutti. Su una montagna russa. Tranciati in mille pezzi.»
«Piantala, per favore.»
Sbuffa e incrocia le braccia, avanzando con la fila.
«Io ti ho avvisata.», mormoro.
Mi guarda e scoppiamo a ridere.
Quasi ai vagoni mi sento bussare su di una spalla.
Mi volto ed è un ragazzo.
«Scusatemi. Visto che siete in due, vi dispiacerebbe farmi passare e aspettare il prossimo giro? Vorrei farla con i miei amici.»
«E perché sei qui dietro se i tuoi amici sono avanti?», chiede subito Cristina.
«Questioni... di pancia.»
Se la tocca e ci guarda imbarazzato.
«Che hai? Il ciclo?»
«Nessun problema.», intervengo io.
Mi sposto ma lei mi tira nuovamente a sé.
«No, ehi. Nessuno ha detto che va bene.»
«Cri, non fare l'antipatica.»
«Qua è ognuno a cazzi sua, perché noi dovremmo fare diversamente?»
Piego la testa e la guardo sconcertata.
Lei non capisce perché proprio oggi mi sia svegliata buona samaritana.
Torna a guardare meglio il ragazzo e il suo volto si illumina.
«D'accordo! Ma sali con lei.»
Mi da una gomitata d'intesa.
«Che?»
La fulmino.
«Va bene. Basta che mi fate fare sto giro del cazzo.»
Si sta stufando.
Guardo male entrambi. Cerco di dire qualcosa di sensato ma mi escono solo sillabe a caso.
«Mi fai avvisare almeno uno dei miei compagni?»
Si sposta creando un varco e indicandogli la strada libera. Lui si affretta a parlare con uno dei ragazzi.
«Ma sei impazzita?»
L'afferro avvicinandomi il più possibile per non farmi sentire.
«Impazzita per non averlo notato subito, eh furbacchiona?!»
«Co-cosa? Ma cosa dici? Furbacchiona cosa?»
«È uno strafigo, Alessandra!»
«Fallo te il giro con lui, allora!»
«E toglierti tutto il divertimento?»
Mi porto una mano alla fronte. Il sole deve averle fritto il cervello.
Il prescelto dal tipo inizia ad alzare la voce.
«Ma dai, Dario, stiamo da ore ad aspettare!»
«È una stupida giostra. Vuoi fare questioni qui?»
«Se è una stupida giostra, perché non possono attendere cinque minuti, 'ste due stronze?»
Lo colpisce forte al petto e si gira verso la nostra direzione. Nota che li stiamo fissando. Fa un sorrisino alzando un pollice.
«Non serve arrivare a questo.», continuo.
«Ti ha anche sorriso!»
«Era di circostanza, Cristina! Gli dico ora di lasciar perdere.»
Mi fa segno di far silenzio e i due si avvicinano.
«Lui è Francesco. Ha gentilmente ceduto il posto. Farà il turno con te.», dice rivolto a Cristina.
Il rossiccio allunga una mano.
«Mi hai appena chiamata stronza! Quella mano sai dove te la puoi infilare.»
La ritrae immediatamente, nascondendola nella tasca.
Affianco il mio nuovo compagno di vagone e guardo dritta davanti a me. Inizio ad agitarmi.
«Faccio così paura?»
«No. Non sei tu.», do un calcio nel vuoto, «Queste cose mi rendono nervosa.»
Finalmente lo guardo in viso. Mi sorride in modo rassicurante. È veramente bello.
«Le montagne russe?»
«L'ignoto. Il non poter tenere le cose sotto controllo. Eh sì, le cose pericolose in generale.»
Lo vedo riflettere.
«Deve succedere qualche volta, non credi? Perdere il controllo. Non tutto può essere come vogliamo. Se ci pensi, la vita è di per sé una grossa montagna russa.»
Scuoto la testa.
«Non la mia.»
«Ah, tu sei una di quelle tipe.», dice indicandomi.
«Nessuna tipa. Io sono io. Io, Alessandra. E tu non mi hai detto ancora come ti chiami.»
«Io sono io. Io, Dario.»
Mi scoppia da ridere.
«Vedi? Sei già più rilassata.»
«Per nulla!»
Appoggia una mano al di sopra del mio fondoschiena, provocandomi un brivido, e si accosta. Un po' troppo!
«Stai tranquilla. Ci sono io qui a fianco a te.»
Le guance mi vanno in fiamme.
«Siamo in una scena di un film? All'improvviso ti è uscita una voce così profonda da far invidia ai migliori attori di Hollywood.»
Mi scosto e rido. Lui fa lo stesso.
«E tu fai invidia nel rovinare i momenti.»
«Ho le miei doti.», dico facendo spallucce.
Ormai non si può tornare più indietro. Avrei preferito non stare con uno sconosciuto, non so come potrei reagire.
Saliamo sui sedili posteriori. Cerco di schiacciare fino in fondo la protezione, quasi da non respirare.
Sto per svenire ancor prima della partenza. Una mano aperta mi si pone davanti agli occhi. È Dario. Mi indica di afferrarla. La stritolo. Dalla sua espressione, non so se sia più soddisfatto o sofferente.
Si parte. Cristina ci saluta emozionata. Voglio ucciderla.
Il treno fa una curva per invertire la direzione, ma non va tanto veloce.
«Oh. Se l'andatura è questa, non c'è da temere.»
Le ultime parole famose.

"Non lo faccio più. Non lo faccio più."
Mi ripeto tra un affanno e l'altro.
Sembra chissà quale montagna abbia scalato, ma in realtà è tipo un attacco di panico. Cerco aria da tutte le parti.
Gli amici e Dario sono davanti agli schermi a ridere dei filmati.
«Dai, Ale. Guarda che espressione che-»
Si rende conto che ridere è l'ultima cosa che farei in questo momento.
Si accosta preoccupato.
«Ehi. Non ti senti bene?»
«No... No... È tutt... Okay. Ora passa. Non lo faccio più.»
«No, non devi.»
Non sa che fare e mi massaggia la schiena.
I miei occhi sono umidi. Faccio dei respiri profondi.
Cristina esce ridendo accompagnata da un Francesco sconvolto.
«Chi mi restituisce i battiti di cuore persi?»
«Uno che definisce una sconosciuta con certi termini, non credo abbia un cuore.»
«Non è ormai superato? Siamo stati negli stessi sedili.»
«Mica siamo stati a letto assieme? Ma pensa te.»
Viene nella mia direzione e si allarma.
«Ehi, tutto-»
La fermo con una mano.
«Passato. Apposto.»
Il mio petto si muove ancora con fatica, ma per poco.
«Pensavo di avertela affidata!», urla rivolta a Dario.
«Mi hai preso per uno che fa i miracoli?», dice allargando le braccia.
«Vuoi uomini non servite proprio ad un bel niente!»
Mi prende sotto braccio e mi trascina via.
«Ma quella è fuori di testa.»
Sento esclamare da Francesco prima che lasciassimo la stanza.

«Concluso qualcosa?», mi chiede ormai distanti.
«Ti sembro nelle condizioni?»
La guardo con gli occhi sbarrati.
«Vabbe, tranquilla. Lo riacchiappiamo sicuramente in giro.»
Alzo gli occhi al cielo. Voglio solamente tornarmene a casa.

Like on a roller coaster // Space ValleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora