17.

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Mi stiracchio e mi sento super riposata. Troppo riposata.
«Siete sveglie finalmente!»
Tiziana è seduta ai piedi del letto e ci osserva divertita.
«Che ore sono?», chiedo strofinandomi un occhio.
Lei guarda sull'orologio da polso.
«L'una passata. Credevo non ce l'avreste mai fatta per il pranzo, è quasi pronto.»
Cosa?? Erano giorni che non ci svegliavamo oltre le 7/8.
«Cri, hai sentito?»
Le porto una mano al braccio e lei ha la testa affondata nei cuscini.
«Cri!»
Urla e salta sul materasso.
«Cosa hanno programmato stamattina? Alligatori, scorpioni...?»
I capelli le coprono gli occhi terrorizzati. Scoppio a ridere.
«Assolutamente niente!»
Faccio un balletto della felicità.
Lei si gira attorno ancora preoccupata.
«Ehi. Ti puoi rilassare, non c'è niente.»
«Ho capito, ma... È successo qualcosa a Dario?»
Oh cazzo. Scatto a sedere. Se non è passato vuol dire che c'è qualcosa che non va.
«Ragazze, state calme. È in giro a fare cose sue come al solito. Abbiamo preferito non svegliarvi, ne avevate bisogno.»
Cristina si accascia ancora incredula.
«Finalmente ha capito cosa vuol dire lasciarci riposare.»

Prima che fosse messo tutto a tavola, vado in direzione della casetta.
Stavolta ho abbastanza energia per alzarmi su da sola.
Mi siedo, appoggio la schiena alla parete e porto le gambe al petto.
«Non mi va che tu abbia scoperto il mio nascondiglio.», dice senza distogliere lo sguardo dal libro che ha in mano.
«Vorrà dire che dovremo condividerlo.»
Glielo sfilo e catturo la sua attenzione.
«Cosa c'è?», chiede un po' infastidito.
Gli porto una mano sulla gamba, accarezzandola.
«Mi pare di ricordare che ieri abbiamo lasciato qualcosa in sospeso.»
Lo fisso intensamente negli occhi.
Sorride in modo complice e intreccia la sua mano nella mia.
«Peccato che mi piace mantenere i patti. Non se ne parla fino al rientro, giusto?»
Lo guardo scioccata.
Mi tocca la punta del naso e inizia a scendere.
Stavolta mi ha fatto.

Il rientro è molto molto tranquillo. Talmente tranquillo che Dario non si preoccupa neanche di scendere dall'auto, ci saluta al volo e ci lascia sul ciglio della strada.
Mentre metto piede dentro casa, calpeso una busta delle lettere bianca. Mi chino a raccoglierla.
"Per Alessandra", c'è scritto in grande al centro.
Sotto, in piccolo, c'è una frase tra parantesi ma non faccio in tempo a leggerla che Cri me la strappa di mano.
«"Per Alessandra. (PS: Cri so che stai leggendo, smettila immediatamente. È privata.) - Nic."»
Me la riporge, allontanandola il più possibile.
«Ho paura.»
Dopo essermi cambiata, mi siedo sul divano e la apro.

Ciao Alessandra,
oggi è venerdì e sono sulle scale a scriverti queste poche parole. Noto che siete andate via, spero abbiate passato un bel weekend. Ero passato per non lasciarvi sole ma è evidente che qualcun'altro ci abbia pensato ben prima di me, battendomi sul tempo. So che non è una competizione ma non ti nascondo che mi avrebbe fatto molto piacere poter parlare e stare assieme. Soprattutto per come ci siamo lasciati l'ultima volta. Non so nemmeno perché sto scrivendo tutto ciò, potrei immediatamente pentirmene una volta aver spinto questa lettera sotto la porta, senza avere più modo di recuperarla. Ma non mi importa. Al momento penso questo e mi va di fartelo sapere. E niente.
Avremo modo di parlare da vicino.
Arriverenze Ale.

Una notifica del cellulare richiama la mia attenzione. Leggo il messaggio dall'anteprima.
"[Dario]
Non mi sono dimenticato. Aspetta domani."
«Bella merda! Sei in un bel casino.»
Sussulto all'esclamazione di Cristina. Mi porto una mano al petto.
«Da quanto stai sbirciando? Mi hai spaventata.»
«Lo faccio sempre quando ti imbaboli come la porcellana. Qui non riesco a vedere, che c'è scritto?»
Mi sposta le dita che coprono un'altra frase in piccolo sul fondo.
"Arriverenze anche a te, Cristina. So che sei arrivata fin qui."
«Dai ma non mi sembra di essere una persona così scontata.»
Ridiamo e prende posto sul divano.
«Aspetta. Perché dici che sono in un casino?»
«Non te ne sei resa conto? Sei legata sentimentalmente a due persone che, oltre ad essere colleghi, sono buoni amici.»
Sbuffo.
«Non sono legata proprio a nessuno, ancor meno sentimentalmente.»
Lei mi guarda in malo modo.
«Okay. Ammetto di provare qualcosina per Dario. Ma Nicolas proprio no.»
Pone la testa sull'altro lato, continuando a guardarmi male.
«Cristina. Te lo posso assicurare.»
«No, Ale. Hai una cosa che ti frega e cioè i tuoi occhi. Non sanno mentire. Noto come lo fissi. Non ti è indifferente. E noto come fissi Dario.»
Scuoto la testa.
«Qualcuno ti ha imposto di scegliere? Prenditi il tuo tempo e valuta chi effettivamente ti fa perdere battiti di cuore più del dovuto.»
Rimango a riflettere. Effettivamente sto togliendo qualsiasi possibilità a Nicolas e non è giusto. Non mi è indifferente.
«Però, come dovrei credere a qualcuna che si fionda a capofitto sulla via più facile, scartando completamente quella che le sembra più inaccessibile?»
Alzo lo sguardo su di lei.
«Stai dicendo a me?», chiede indicandosi.
«Eh no, alla vicina di casa.»
Mi spintona ridendo nervosa.
«Ma quale via, di cosa parli.»
«Francesco. Quel povero cristo stravede per te.»
Le sue risa aumentano.
«StraODIA vorrai dire e la cosa è reciproca.»
Adesso sono io che la guardo male.
«È inutile. Con me non funziona.»
«Va bene. Allora non ti dispiace se passo il suo numero ad una tizia che me lo ha chiesto alla festa, sabato.»
«E chi cazzo è questa troia?», chiede furiosa.
«Ah. Beccata. Non ho conosciuto nessuna.»
Batto le mani e scoppio a ridere. Lei non può credere di aver ceduto a questo giochetto cretino.
Sospira.
«Ci penso, okay?»
«Siamo in due allora.»

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Salve a tutti 😘

Qualcuno si sarà reso conto che sto pubblicando con frequenza.
Ho preso la decisione di pubblicare un capitolo al giorno, così intrattengono voi e me stessa.
Un abbraccio, tutto passa. 💕

Like on a roller coaster // Space ValleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora