15.

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«Ricordami perché mi sono lasciata convincere.», chiedo.
«Non vuoi vendicarti?»
«Certo, ma spiegami il senso di nascondersi sotto il letto.»
La polvere ci avvolge interamente e siamo spiaccicate al pavimento.
«Si chiama 'effetto sorpresa'.»
«Te lo do io un effetto a sorpresa. Me ne vado.»
Lei tenta di bloccarmi ma riesco a strisciare via. Il tempo di rimettermi in piedi che mi ritrovo Dario davanti.
«Oh. Ciao. Quando sei entrato?»
Ci fissiamo.
Lui abbassa lo sguardo sulla cosa che ho in mano. Torna a guardarmi stranito.
«Cosa avevate intenzione di fare?»
Cristina fa una specie di urlo di battaglia, rotola su se stessa e fuori esce con il fucile puntato al volto di Dario, assumendo una posizione di cecchino.
Spruzza due gocce sulla sua guancia.
«Diventa nostro alleato e ti risparmieremo. Creeremo insieme una trappola per gli altri.», dice con enfasi.
Dario, con tutta calma, prende un fazzolettino dalla tasca per asciugarsi.
«Venerdì è giorno di festa. Sono venuto a prendervi perché questo weekend è il compleanno di mia nonna e non riuscirei a passare di qui. Vi porto via con me. Preparate dei borsoni alla svelta.»
E come suo solito, esce di scena.
Cristina mi si avvicina.
«Almeno non ce li ha sequestrati. Li conserviamo nell'armadio per la prossima volta.», bisbiglia.
«Prima di andar via passiamo a posare i fucili.», urla Dario.
«Cazzo!»

Dopo giorni mi ritrovo a guardare nuovamente le vallate scorrere da un finestrino.
Cristina, che si trova dietro, si appoggia con le braccia ai nostri schienali. Fissa prima una e poi l'altro.
«Andiamo! Potete parlare delle vostre cose, eh. Fate finta che io non esista.»
«Delle nostre cose?», chiedo girandomi a guardarla.
«Sai di cosa parlo.»
«Perché non ci parli di Cesare, visto che hai tanta voglia di chiacchierare.», interviene Dario, sorridendo beffardo.
«Fatti i cazzi tuoi, Matassa.»
«Oh. Allora prendi questa tua risposta di merda e volgila a te stessa in egual modo.»
Sbuffa e si ritrae.
«Di certo lui è più uomo di te. Sa cosa vuole e se lo prende.», irrompe dopo un po'.
Questa lo colpisce in pieno e scuote la testa incredulo. Mi guarda con la coda dell'occhio.
«Non hai niente da dire?»
Alzo le mani.
«Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.»
Riprende a scuotere la testa.
«Okay.»

Percorriamo un viale alberato fino ad arrivare difronte ad una villetta.
Dall'ultima conversazione, nessuno più ha aperto bocca e così continua anche quando scendiamo dalla macchina.
Dario recupera i borsoni e, con il suo in mano, si avvia all'entrata.
Ma non siamo a casa sua?
«Credo si sia offeso.», afferma Cri.
«Credi?»
Una signora abbastanza giovane dai capelli castani, apre la porta e lui ci si infila con un ciao veloce.
Lei lo guarda rabbugliata.
«Ma cosa hai passato?»
Noi ci avviciniamo e, appena ci vede, ci sorride raggiante.
«Che meraviglia! Dario non mi ha mai portato ragazze a casa e oggi ne abbiamo ben due! Anche bellissime!», ci saluta e ci fa accomodare dentro, «Che dici, me le presenti?»
«Sono abbastanza grandi da farlo da sole.»
Sale al piano di sopra.
Lei rimane pietrificata.
«Non lo dia retta.», dice Cristina, «Deve essersi svegliato con un minuto di ritardo e questo deve averlo fatto ammattire.»
«Non mi stupirebbe. Ne è capace.», commenta.
Sbatte per un po' gli occhi e si scrolla.
«Lasciamolo perdere. Io sono Tiziana, la mamma del matto. Vi mostro la casa di mia mamma, che in questi giorni dovete fare vostra. Siete liberissime di fare tutto.»
Ci prende le borse e si fa avanti.
«Oh, aspetti, lasci che-»
«Innanzitutto», in uno scatto si volta verso noi, alzando un dito «non voglio sentire nessun lei o voi, tantomeno signora. Tiziana. L'ho detto apposta. O ancora meglio, mamma!»
«Ehm... Okay. Tiziana.», dico.
«A me piace mamma!», dice Cri alzando una mano.
Non l'ha detto davvero.
«Benissimo!»

Finiamo il tour proprio nella nostra stanza, dove ci lascia sole e ci stendiamo sul letto.
Stiamo per dei minuti a pancia all'aria a fissare il soffitto.
«Come passeremo i giorni qui?», si chiede Cri.
«Non bene se prima non risolviamo con Dario.»
«Ma lascialo cuocere nel suo brodo.»
Bussano pesantemente alla porta.
«Sono io.», sentiamo dire.
«Oh. Ecco il pollo tornare all'ovile.», commenta lei.
Lui apre.
«Effettivamente non siete molto lontane dall'essere delle galline.»
Cristina scatta a sedersi.
«Ma sei scemo? E se ero nuda?»
«Ho visto cose che mi hanno fatto più paura, puoi star serena.»
Lei inizia ad alzarsi.
«Non ho tempo per metterti al tappeto. Lasciami solo con Alessandra.»
«Assolutamente no.»
«Non te lo sto chiedendo.»
Sta per ribattere ma intervengo.
«Dai Cri, non iniziare.»
Mi guarda negli occhi. Mi chiede con lo sguardo se fossi sicura. Allo stesso modo le faccio capire di star tranquilla.
«Solo perché me lo stai chiedendo tu.», annuncia.
Ci lascia chiudendosi la porta alle spalle. Lui prende il posto di Cristina sul letto.
«Penso che dovremmo parlare davvero delle nostre cose.»
«Ti ci metti anche tu?»
«Sono serio.»
Mi guarda con fermezza.
«Perché non hai detto niente in macchina?»
Continuo a non parlare.
Si alza per andare via.
«Cosa avrei dovuto dire?», sbotto, «Che sono perfettamente d'accordo con lei?»
Lui si lascia andare in una risata isterica.
«Non dici sul serio.»
«Se ti faccio tanto ridere, non capisco perché sia venuto.»
Stavolta sono io che voglio andare via.
Mi blocca per un polso e mi tira al suo petto. Ho il suo viso a pochi centimetri.
«Cosa devo fare più? Parlo chiaro, cerco di fare il possibile... Devo arrivare ad ammazzare Nicolas?», dice alzando la voce.
Mi stringe forte le mani.
«Non sei lucido. Lasciami andare.»
Mi trattiene ancora di più.
«Sono lucidissimo, Alessandra. So perfettamente cosa voglio.»
Per un attimo ci immagino con le labbra incollate e avvinghiati sul letto, ma il tutto viene spazzato da un "Ehiii!"
Sfuggo alla sua presa e apro la porta. Mi ritrovo Tiziana con il braccio attorno al collo di Cristina.
«Voleva a tutti costi chiederci una cosa.», dice Cri a mo' di scuse.
«La nonna ha invitato il suo club a casa, quest'oggi. Cosa c'è di più bello che unirsi a loro?», dice sprizzante di gioia.
«Mamma, penso che le ragazze vogliano essere lasciate in pace.»
«Non dire sciocchezze. E poi devi partecipare anche tu!»
«Che simpatica che sei, mammina. Purtroppo, ho le mie cose da fare.»
«No, ha ragione tua mamma!», Cristina riesce a farsi mollare e prende Dario sotto braccio, «Vuoi dare un dispiacere a tua nonna?»
«Mi faró perdonare. Buon lavoro!»
Le da dei colpetti sul braccio e scivola via, andando in corridoio.
«Aspetta un attimo.», dico.
Lo raggiungo e lo sposto in modo che non ci sentano, sbattendolo contro la parete.
«Che c'è? Ora non vuoi lasciarmi andare? Non potevi avere tutta sta voglia cinque secondi fa?»
Sorride malizioso.
«Smettila, scemo! Non mi piace lasciare i discorsi a metà. Per adesso pensa alla tua famiglia, di noi parleremo al ritorno.»

Like on a roller coaster // Space ValleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora