20.

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Scendo.
Scendo.
Non so nemmeno fin quando devo scendere.
Ad un piano, la porta antipanico viene aperta.
È arrivata anche la mia ora.
Mi tirano nel corridoio e cado per terra.
«Fate in fretta. Toglietemi ogni sofferenza.», dico con un filo di voce.
Mi prendono da sotto le braccia e qualcuno per i piedi.
«No. Uccidetemi ora!»
«Stai calma, Ale! Nessuno ti ucciderà.»
Nelson.

Mi infilano in un auto e subito parte.
Mi pongono una coperta sulle spalle ma la sposto immediatamente.
«Il peggio è passato.», dice Nicolas.
Guardo fuori al finestrino.
Ho finito tutte le lacrime e le parole.
Dopo qualche chilometro la macchina accosta da qualche parte.
Cesare mi viene ad aprire la portiera.
Scendo e anche gli altri.
Dario ci aspetta davanti ad un edificio di vetro.
Ci avviciniamo.
«E Francesco?», chiede lui.
«Non era con te?», chiede a sua volta Cesare.
«Ci siamo dovuti separare. Cerco di rintracciarlo.»
Porta una mano all'auricolare e lo chiama più volte.
«Si sarà addormentato in qualche nascondiglio, come suo solito.», commenta Nelson.
Gli altri ridono della battuta.
Chiudo gli occhi.
Faccio un respiro profondo.
«È morto.»
Mi aspetto lui, proprio lui che commenti "morto a chi?" e che mi soffi via questo tormento, facendosi accogliere da un abbraccio.
Ma non succede.
Qualcuno ride nervoso.
Riapro gli occhi.
Sono tornati ad essere umidi.
«Ma no, non è possibile. Doveva lasciarti i vestiti in stanza e andare via.», dice Frank.
«È rimasto al mio fianco. Ci hanno attaccati appena usciti dalla stanza.»
Mi porto una mano alla bocca.
Non voglio riviverlo.
Soprattutto, non voglio scoprire le loro reazioni.
Qualcuno rimane impassibile a guardare il vuoto. Qualcuno si inizia ad agitare con le mani nei capelli.
«Signorina Lucibelli, mi segua.»
Qualcuno mi chiama dall'entrata.
Mi sento un po' sollevata a dover venir via.

Questa volta non rifiuto la coperta e mi portano anche una bevanda calda con dei tranquillanti.
Sono da sola in una stanza con un enorme tavolo al centro, una lampada a neon sul soffitto e due finestroni.
Nient'altro.
Io sono seduta al tavolo in attesa di qualcuno. Dalla porta entra Cristina.
Ha un tubino, una giacca e dei tacchi grigio scuro. Mi si avvicina e mi da un abbraccio consolatorio.
«Non dovevo venire alla centrale di controllo. Dovevo dare una mano anche io.»
Non riesce a mantenere ferma la voce.
«Io non riesco ancora a capire cosa stia succedendo.»
Ci stacchiamo e noto il suo volto pieno di lacrime.
«Te lo spiego io, Alessandra.»
Un uomo biondo sulla quarantina viene dentro. Anche lui ha un'espressione addolorata.
Prende posto al tavolo e noi facciamo lo stesso.
«Hai bisogno di conoscere la realtà dei fatti, nonostante la spiacevole e brutta situazione. Tutta la squadra è in un profondo dolore, in particolare i suoi colleghi di sempre. Per questo puoi comprendere la loro assenza in questo momento.»
Annuisco.
«Le azioni eseguite nelle ultime settimane, sono state fatte per un unico scopo. Proteggerti.»
Prima che possa dire qualcosa, mi stoppa con una mano per continuare a parlare.
«So che ti sembra assurdo. Il motivo è che sei figlia di un'agente segreto noto, il tutto è stato fatto per nasconderti in un'identità irriconoscibile. Delle persone stavano progettando da mesi un tuo rapimento e abbiamo fatto il possibile affinché non ti trovassero.»
«Ma qualcosa è andato storto.», conclude Cristina.
«Eravate tutti complici? Sapevate tutto?», le chiedo.
«Facciamo parte di un'agenzia di agenti, Alessandra. Per tutti questi giorni, abbiamo protetto la tua vita.»
Sono basita.
«Ma chi sono questi soggetti?»
«È troppo difficile da spiegare.», risponde l'uomo, «L'importante è che i ragazzi siano riusciti a metterti in salvo. In particolare Francesco. Quando si mette passione e amore nel proprio lavoro, si arriva a mettere in gioco anche la propria vita. Non ci sono parole per descrivere un atto così onorevole.»
Si ferma un attimo a respirare.
«Da stasera riceverai tutta la sicurezza necessaria in questo edificio. Direi che una perdita di questo grado, sia sufficiente. Vi lascio vivere il lutto. Ne ho bisogno anche io.»

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Siccome questo è abbastanza cortino, in serata pubblico il seguito. 😘

Like on a roller coaster // Space ValleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora