23.

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Caccio fuori dal borsone il mega coltello che ho pensato di portarmi via e glielo punto contro.
«Ah. Noto che l'autodifesa non ti manca mai.»
«Chi sei? Come hai fatto ad entrare? E come sai il mio nome? »
«Posa quell'arma e possiamo parlare.»
«Non ci penso proprio.»
In un secondo mi disarma colpendomi al polso. Appena il coltello va a terra, lo spinge con un piede per farlo arrivare sotto al divano, mentre tento di recuperarlo.
«Dannazione!»
«La tecnica l'hai persa a quanto pare.»
È un uomo vestito di nero, con barba e capelli scuri, sfumati leggermente di bianco.
Si siede sul divano incurante della situazione.
«Tranquilla, la mano è salva.», dice vedendomi allarmata mentre la osservo.
Non mi fido a stare vicino a lui e resto a debita distanza.
«Non ti faccio del male. Non potrei mai.»
«Dimmi cosa devo sapere. Perché mi hai fermata?»
«E perché scappare, per te, è una buona soluzione?»
Quanto odio quando mi rispondono con altre domande.
«Voglio tornare dalla mia famiglia. Sono stanca.»
Mi guarda in modo affettuoso.
«Quelle persone non sono la tua famiglia, Alessandra. Sono io tuo padre.»
Sgrano gli occhi. Nella mia testa si presenta un dolore assurdo e me la stringo fra le mani.
Mi aiuta a sedermi.
«Perché continua a farmi male?», urlo.
Ho un fischio assordante nelle orecchie.
«Come hai potuto sentire, ti è stato somministrato un siero. È stata una tua scelta e questo dolore è l'effetto protettivo per non recuperare la memoria.»
Quando inizia ad attutirsi, faccio dei respiri pesanti. Ho occhi e guance inumiditi dalla lacrime.
«Che cosa vuoi dire?»
«Che se dovessi recuperare anche il più piccolo ricordo, la tua mente va in una sorta di autodistruzione.»
Trasalisco.
«Perché ho deciso di farmi questo? Solo uno stupido lo farebbe.»
«Per proteggere un'informazione molto importante. Per me. Un'informazione che solo tu conosci. Ero in un luogo segreto e avendo avuto un primo attacco, hai preso l'unica strada possibile.»
Una cosa del genere la si fa solo per chi si vuole bene alla follia. Evidentemente, per essermi spinta a tanto, non mi sta traendo in inganno ed è effettivamente mio padre.
«Ma sono qui per risolvere tutto, tesoro mio. Non avrei mai dovuto permetterlo.»
Prende dalla tasca una pillola fluorescente e me la porge.
«Nel mio viaggio di ritorno, ho cercato in giro qualcosa che potesse salvarti. È in fase di sperimentazione, ma... Arrivati a questo punto...»
La fisso intensamente.
«Hai la possibilità di tornare a ricordare o non far nulla e ricominciare da zero. Anche questa volta, la scelta è tua.»

Irrompo nello studio. Cala il silenzio.
Francesco butta per aria Cristina che va a terra. Lo guarda scioccata.
«Ma che cazzo ti prende?»
Lui tenta di indicarmi senza dare nell'occhio e Cristina si rende conto della mia presenza.
«Sei un fottuto idiota, per questo ti odio così tanto!», continua.
Cesare si precipita ad alzarla.
«Oh. Non toccare più la mia ragazza!»
«Te la puoi tenere, vèz.»
Mi pongo difronte Cri e Cesare. Incrocio le braccia.
«Baciatevi.»
Mi guardano entrambi allibiti.
Cesare inizia a balbettare.
«Non puoi metterci in imbarazzo in questo modo...»
«Datevi un cazzo di bacio. Ora.»
Cristina è completamente rossa in viso.
Abbozzano una sorta di abbraccio e si guardano.
«Ehm. Credo di non potere.», dice Cri.
«Come mai?»
Lo lascia andare e mi guarda sconfitta.
«Ale... Non posso perchè siamo fratelli.»
Tutti sono abbattuti e scuotono la testa. Francesco sta trattenendo il respiro da quando ho fatto la richiesta.
«Oh. Avete smesso di recitare, finalmente. Volevo proprio vedere fin dove vi sareste spinti. Siete proprio dei cazzoni!»
Scoppio a ridere. Gli altri si meravigliano.
«Alessandra? Sei tornata in te?»
Cristina mi guarda stupita ed emozionata.
«Potete dire addio alla testa vuota che avete protetto fino a stamattina.»
Esultano entusiasti e, chi mi è vicino, mi sommerge in un abbraccio.
Nels mi prende per il volto.
«Pensavamo di ritrovarti con il cervello in pappa. Non sapevamo che fare.»
«Papà è arrivato giusto in tempo.»
Trasalisce.
«L'agente Lucibelli? E perché non ce lo presenti?»
«È dovuto scappare, ragazzi, ma vi ringrazia tantissimo. E state tranquilli, l'informazione è al sicuro.»
Continuano per un po' a stringermi, fin quando mi faccio spazio fino a Nicolas.
«Credo che possa riappropriarmi del mio ruolo, eh vice?»
«Assolutamente, capo!»
Mi tira per la maglietta e ci salutiamo in un bacio coinvolgente. Mi mancava. Qualcuno applaude e fischia contento.
Quando ci stacchiamo, tiene la fronte sulla mia.
«Sono contento che sia andato tutto bene.»
«Te l'ho sempre detto che ti devi fidare.»
Gli do un bacio veloce a stampo e si sposta su di un lato. Dario mi è difronte.
Mi avvicino.
Mi sorride non del tutto convinto.
«Bentornata.»
I suoi occhi urlano timore.
I miei delusione.
La mano destra mi trema, come se fosse indecisa sul da farsi. Lo stomaco un po' mi si contorce.
Ha approfittato della situazione.
Nic si accosta al mio orecchio.
«Se vuoi me ne occupo io. Mi hanno fermato già due volte dal farlo.»
E senza che nessuno se lo aspettasse, lo schiocco si propaga in tutto lo studio.
Lui si copre immediatamente la guancia ferita.
Uno schiaffo deciso.
«Penso non abbia bisogno di descrizione.»

Like on a roller coaster // Space ValleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora