11.

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Quando sembra che inizi a prendere manualità con il programma di montaggio, Francesco irrompe nel calmo silenzio che si era venuto a creare.
«Rega, bisogna uscire a comprare quelle cose?»
«Cosa?», chiede Frank.
«Quelle cose che ci servono, ricordi?»
Cerca di mimare qualcosa con le mani e tutti gli altri lo guardano straniti.
«Ah, la carta igienica.»
Frank si alza a mettere il cappotto.
«No, cioè sì... La carta igienica manca ma dicevo QUELLE.»
«Non puoi dire chiaramente a cosa ti riferisci?», chiede Nels.
«Cazzo, se potessi lo farei, no?»
«Ti serve un assorbente? Non ti vergognare nel dire che sei diventato signorinella. Non c'è niente di male.», dice Cri.
«Ah ah, simpaticona.»
«Ah ragazzi, non ci dimentichiamo che bisogna comprare quello che ci serve per domani mattina.», dice Cesare togliendosi le cuffie.
«Ah vero, bravo Cesi.»
«Stavamo giusto uscendo.»
Frank e Nels si preparano e Tonno li guarda scioccati.
«Sto cercando di dirvelo in tutti i modi, siete scemi?»
«Se non sei chiaro, non è colpa nostra.», dice Frank.
In tutto questo non si è capito cosa. Lo sapranno loro.

Siamo rimasti in pochi in studio e per dei minuti sono da sola al computer.
Due minuti contati.
«Stai bene?»
Dario si fionda sulla sedia vuota al mio fianco.
«Sì, perché? Noti che ho qualcosa che non va?», chiedo portandomi le mani in faccia.
«Non intendo in salute... Come stai tu.»
«Ehm, Dario, che ti prende?»
«Volevo farti un salutino, non si può?»
«Ma se stiamo nella stessa stanza da ore. Mi sei alle spalle in fin dei conti.»
«Hai detto bene, alle spalle. E non ti sei voltata neanche una volta.»
Non so che dire.
«Se ti fa stare meglio, mi giro a guardarti, che ti devo dire.»
«Non sei obbligata, deve farti piacere. Evidentemente non vuoi.»
Si avvicina nel dirmi queste ultime parole.
«Questo cazzo di orologio non ti ha schiarito le idee?», chiedo.
«Gli orologi non parlano ancora.»
«Ehi, quello è il mio posto.»
Nic è tornato dal bagno.
«Te lo sei comprato?»
«Dario!»
Cos'è questo tono arrogante improvviso?
«No, ma starei lavorando.»
«Ed io starei parlando con Alessandra.»
«Benissimo. Potete andare anche fuori, non vi pare?»
«Tranquillo Nic, abbiamo finito.»
«Finito?», chiede Dario guardandomi negli occhi.
«Sì, Dario, finito.»
Scuote la testa incredulo e sorride.
«Va bene. Finito.»
Lo guardo tornare al suo posto. Ma cosa gli è preso?
«Tutto okay?», mormora Nic.
«Vi prego, basta! Non chiedetemi più come sto.»

«Non devi accompagnarci tutte le volte. La conosciamo la strada.»
Dario aumenta il passo e ci sorpassa sulle scale salendo sulla destra, mettendosi in cima.
«Faccio come cazzo voglio.»
Ormai è più avanti di noi di parecchi scalini.
«È nervoso il ragazzo.», commenta Cri.
Lo ritroviamo che ci aspetta al pianerottolo con le braccia incrociate.
Lo guardiamo.
«Vi decidete ad aprire 'sta porta?»
«Devi stare calmo, però!»
Cristina fa per avvicinarsi ma la blocco per un braccio.
«Perché non la apri tu?», chiedo.
«Oh, va bene.»
Ci si posiziona davanti e con un vocione dice "Apriti, Sesamo!", puntando le mani in avanti.
Se le guarda e le lascia andare lungo il corpo.
«Peccato. Oggi sono rotto.»
«Prova con le chiavi che hai in tasca, allora. I metodi tradizionali funzionano sempre.»
«Ho già detto che non le ho.».
«Ale, che ti prende?»
Cristina mi guarda come se fossi pazza.
«Ti ha mentito stamattina. Ha una copia delle nostre chiavi. Lo ha detto a me.»
«Tutto questo è assurdo.», commenta lui.
«No. Assurdo sei tu e il tuo comportamento da schizzato. Aprila.»
«Assurdi siete entrambi, okay? Apro io e non rompete più!»
Cri si affretta ed entra in casa.
Sto per raggiungerla quando, passandogli accanto, Dario mormora: "Stasera non esci con il tuo amichetto?".
Mi arresto immediatamente.
«Cri, rientro tra un po'.»
Chiudo la porta con violenza e mi giro verso di lui.
«Adesso mi hai stufata!»
«Non posso averti stufata. Come hai detto, la conversazione è finita. Ti saluto.»
«Non vai da nessuna parte!», lo afferro per una manica, facendolo voltare, «Non ho intenzione di passare i prossimi giorni in questa maniera. Mi dici cosa hai? Non fai altro che provocarmi.»
«E tu, che mi provochi uscendo con i miei compagni?»
Scoppio a ridere.
«Io faccio ciò che mi pare, non agisco di certo in base a te.»
«Posso pensare che lo fai apposta?»
«Pensa a quello che vuoi, io ho la coscienza pulita.»
«Va bene. Allora anche io continuo a comportarmi come credo sia giusto.»
«Rendendomi ancora più complicata l'esistenza? Cosa vuoi? Vuoi che esca con te?»
«Sì, esci con me! Con me e basta!», dice sbattendosi le mani al petto.
«Come hai detto prima, deve farmi piacere. Dammi immediatamente le chiavi, non voglio che tu le abbia.», dico aprendo un palmo della mano.
«Alessandra, mi servono nel cas-»
«Ora, Dario.»
«Non immischiare le situazioni personali con il motivo per cui sei qui.»
«Mi stai tu inducendo a farlo. Non mi voglio ripetere.»
Scava nella tasca, me le lascia e va via adirato.
Cristina sbuca con la testolina fuori.
«Mi dispiace dirti che ho sentito tutto. Sicuro ha un'altra copia, questo lo sai?»
«In questi giorni ci facciamo aiutare da qualcuno nel cambiare la serratura.»

Like on a roller coaster // Space ValleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora