12.

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«Ehi! Ci alziamo?»
Cristina interrompe il mio sonno.
Apro gli occhi. Vedo tutto buio.
«Oddio, Cri! Non ci vedo! Aiutami!»
«Scema, togliti gli occhiali da sole.»
Ah.
Mi tolgo queste lenti nerissime e mi ritrovo Cristina... in costume.
«Hai deciso di fare un tuffo nella vasca? A che cazzo ti serve il bikini?»
«In piscina ci vai in tailleur?»
«Quando si è deciso che andavamo in piscina?»
«Mi sa che hai dormito troppo. Ci siamo già in piscina!»
Solo adesso mi rendo conto di trovarmi su un lettino verde. Mi alzo di scatto e la mia fronte incontra, in modo non molto leggero, il parasole.
«Merda!!»
«Se te lo metti tutte le volte proprio sulla faccia, è normale che ci sbatti contro.»
«Francesco?»
È seduto sul lettino alla mia destra.
«I colpi alla testa e te non andate mai d'accordo. Vero, amore?»
«Verissimo. È la solita tontolona»
Cristina si siede vicino a lui e si guardano sorridenti.
«Amore?»
«Oh, no. Sta succedendo di nuovo! Ci abbiamo messo parecchio ad aiutarla a recuperare la memoria!»
«Non ho perso la memoria, Cri! Da quando state insieme? Voi vi odiate, vi schifate...»
«È proprio questo il bello dell'amore!», dice avvolgendogli le braccia al collo.
«Ancora non accetta che stiamo insieme da cinque mesi.», dice Fra alzando gli occhi al cielo.
«Dovrà farselo andare bene, patatino mio!»
Cristina lo afferra e gli da un bacio così spinto che quasi si vedono le papille gustative.
«Va bene, va bene! Ho recepito il messaggio!»
Si staccano e lui rimane immobile ancora sorpreso.
«Tesoro, non fare mai più una cosa del genere senza preavviso.»
«Antipatico!»
«Ragazzi, perdo sangue?»
Chiedo accostandomi e mostrando il punto che mi brucia. Mi osservano.
«No, per fortuna. Sembra solo che ti abbiano dato una frustrata nel bel mezzo della fronte.», dice Cri.
«Solo.», commento sarcastica.
«Dai, ti è successo di peggio.», cerca di sdrammatizzare Francesco.
I miei occhi, improvvisamente, sono catturati da un ragazzo che ci passa proprio difronte. Va spedito per la sua strada.
«Dario!»
Gli corro dietro.
«Ed ecco che ci risiamo.»
Sento commentare prima che riesca a raggiungerlo.
«Dario, aspetta!»
Finalmente si volta verso di me.
«Ale. Da parecchio non ci vediamo.»
Non mi accoglie in modo molto entusiasmante.
«Cosa dici? Non ci vediamo da ieri sera.»
«Ehm, non credo proprio.», ride nervoso, «Anche perché, tu non sei più a Bologna. Cosa ci fai di nuovo qui?»
«Sono andata via?»
«La terapia è riuscita. Non c'era motivo che tu restassi. Hai una ricaduta per caso?»
«Ma sto bene! Siete voi che vi state comportando in modo strano!»
«Ehm, okay.», dice non molto convinto, «Adesso vado, stavo andando a fare la fila per lo scivolo.»
«Un attimo.»
Lo prendo per un polso.
«Mi volevo scusare.»
I suoi occhi non sembrano più annoiati. Sono talmente stupiti che per poco non escono dalle orbite.
Si gira attorno confuso, come se una telecamera potesse sbucare fuori all'improvviso e qualcuno urlasse "Dario Matassa, sei su Candid Camera!"
«Non mi sembra il caso, lascia perdere.»
«Ti chiedo scusa se ti ho trattato con sufficienza e ti chiedo scusa se ti ho strappato le chiavi di casa. Appena posso te le restituisco.»
«Le chiavi? Stai parlando di una cosa successa mesi fa. Perché proprio ora?»
«No, non è successa mesi fa, è-»
«Ascoltami.», mi prende entrambe le mani, «Hai fatto una scelta. L'hai portata avanti ed il nostro rapporto è esistito esclusivamente per la terapia. Tu sei guarita, hai vissuto la tua storia con Nicolas, anche se per poco, e le nostre strade si sono separate. Non c'è bisogno che tu chieda scusa. È la tua vita.»
La sua voce esce smorzata e tenta di nascondere il tremolio alle labbra.
Fa quasi ridere come questa scena stia avvennendo a bordo di una piscina, proprio a lato zona bambini con la fontana fungo nel mezzo. Farebbe più effetto se avvenisse nel mezzo di una strada, noi che blocchiamo il traffico e la pioggia che ci bagna i vestiti. Ma il traffico che blocchiamo è solamente quello della gente che si spintona per andare allo scivolo.
Sono confusa ma non voglio concentrarmi sullo sbalzo temporale.
«Ed invece ti chiedo scusa. Mille volte scusa. Per qualsiasi cosa abbia fatto.»
Un singhiozzo mi si ferma in gola e gli stringo più forte le mani.
«Sono sincera, Dario. Credimi. Mi dispiace.»
Sbatte gli occhi più volte, cercando di scacciare le lacrime. Annuisce commosso.
«Ti ringrazio, Alessandra.»
Mi lascia andare lentamente le mani e riprende la sua direzione.
Si rivolta un'ultima volta, facendomi notare una piccola lacrima che gli riga il viso.
«Mi hai ricucito un'enorme ferita con questo gesto. Grazie ancora. Forse, se fossi passata il giorno dopo, tutto potrebbe essere andato in modo diverso. Chi lo può dire.»
«Hai ragione.»
Tento di sorridere.
Mi lascia sola.
Stringo forte gli occhi, prima che le lacrime possano uscire a fiotti. Mi stringo le braccia attorno al corpo. Li riapro, guardando fissa l'acqua clorata.
Come cazzo ci sono arrivata qui? È totalmente fuori posto.

Like on a roller coaster // Space ValleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora