21.

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Sbatto contro Dario.
«Ehi. Da quando sei mattiniera?»
Nota immediatamente che qualcosa non va. Come non potrebbe. Ho il volto sommerso dalle lacrime.
«Stai male?»
«Pensate sempre e solo alla mia salute senza mai chiedervi se ci sia dell'altro.»
Il mio corpo continua a fare dei movimenti spastici. Faccio fatica a respirare.
Lui mi guarda completamente confuso e preoccupato, cercando di avvicinarsi.
«So tutto, Dario. So tutto.»
Assume uno sguardo terrorizzato.
«Cosa sai?»
Sembra quasi pronto per scappare.
«So che tutto questo è una cazzo di messinscena. Voi siete una fottuta squadra di agenti segreti ed io sono una scema totale!»
«Cosa...»
«L'ho sognato, cazzo! Ma non credo proprio sia stato un sogno. Sono sicura che fosse vero. Come sono ritornata qui?»
Mi giro intorno. Sto completamente perdendo la testa.
Lui si porta le mani avanti.
«Adesso calmati. Ti porto dagli altri.»
Stanca di fare resistenza, mi lascio guidare fino allo studio.
«Ragazzi.», annuncia lui agli altri, «Alessandra ha capito la nostra vera natura di agenti segreti. Lo ha sognato.»
Abbassa lo sguardo abbattuto. Loro sussultano, scambiandosi occhiate ansiose.
Io mi porto le mani alla bocca. Sto realizzando che è tutto vero.
Dopo qualche secondo, scoppiano in una fragorosa risata. Qualcuno si butta a terra scalciando, qualcuno si stende senza fiato sulla scrivania, sulla sedia...
Dario si asciuga le lacrime dal divertimento.
«Ma che cazzo di pensieri fai?», chiede Cesare.
«Ma che vi ridete?»
«Questa è la stronzata più stronzata che abbia mai sentito dire su di noi.», esclama Nicolas.
Continuano a ridere. Nel frattempo, mi siedo senza forze su di una sedia. Era tutto un sogno davvero?
«Rega, dovevate vederla. Era convintissima.», dice Dario.
Loro se la spassano ed io mi sento sempre più rincoglionita.
«Grazie, però, di averci pensato in questo modo.», ironizza Nelson.
Entra Francesco dalla porta. Francesco.
Il non vederlo mi aveva dato ulteriori certezze.
È vivo.
Lo abbraccio senza pensarci due volte. Non sanno quello che ho potuto vivere.
Lui si paralizza.
«Ehm. Aiuto. Cos'è questo affetto?»
Lo stringo fortissimo e inizio a singhiozzare. Almeno hanno la decenza di placare le risa.
Lui mi avvolge immediatamente.
«Ehi, che cosa le avete fatto?»
«Nessuno mi ha fatto niente, Fra.», alzo il viso dal suo petto, «Credo di aver perso un bel po' di neuroni ma sono contenta di averti qui.», dico con il poco di fiato che mi resta.
«Perché non dovrei esserci?»
Noto una macchia di rosso sotto il collo della sua maglia.
«Sto ancora sognando?»
Tocco e osservo la macchia.
Adesso sono completamente stonata e non mi riesco a reggere in piedi.
Mi sento svenire e Francesco è veloce a sorreggermi.
«Cazzo, perde sangue dal naso! Aiutatemi!», urla lui.

Dopo la perdita di sensi, mi ritrovo nel mio letto. Mi hanno attaccata ad una flebo e in stanza ci sono solo Dario e Cristina. Notano che mi riprendo.
«Sei stata molto brava a resistere fino ad oggi. Era troppo strano che non si verificasse nulla.», commenta lui.
Lei è seduta mentre mi accarezza.
«Che cosa ho avuto?»
«Collasso. Può capitare.»
«Mi sento veramente una pezza.»
«Dobbiamo limitare gli sforzi, Ale.»
«Cosa vuoi dire, Cri?»
«Che per oggi, e forse per qualche giorno, te ne stai a riposo.»
«Ma-»
«Non hai diritto di replica. Mi dispiace. Ora scendiamo giù per una riunione. Tu dormi. È un obbligo.»
Mi da un bacio sulla testa ed è la prima ad uscire.
Dario resta un attimo a controllare la velocità della discesa del fluido.
Poi guarda la porta.
Mi consegna furtivamente una scatolina nera rettangolare. Me la stringe fra le mani.
«Fra due minuti.», si limita a dire.
Va via anche lui.
Due minuti?

Aspetto due minuti contati e la apro.
Trovo un fogliettino con delle indicazioni.

Se te la senti e vuoi avere la verità, inserisci i mini auricolari e le lentine che troverai qui dentro. Troverai anche un bottone. Premilo appena fatto. Non so come ti potresti sentire per le condizioni in cui ti trovi, ma voglio darti questa possibilità. A te la scelta.

Non ho bisogno di pensare. Faccio come descritto. Appena premo il bottone, sono in un corpo non mio e guardo da occhi non miei, ma non ho il controllo. Posso solo assistere.
Stavolta è tutto reale.

Like on a roller coaster // Space ValleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora