Capitolo 3

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La prima cosa che mi ritrovo a pensare è "Siamo sicuri che quella lettera è destinata a me? Poi mi rispondo da sola: "Certo che è destinata a te, non hai visto il tuo nome scritto su quel foglio?" e poi:"Beh, non sei contenta di andartene da questo buco fuori dal mondo?" Ma intanto che i miei nuovi genitori non arrivano, mi pongo svariate domande: " Come saranno i miei nuovi genitori?," e poi "Avrò altri fratelli / sorelle? "e ancora "Come sarà la mia vita d'ora in poi, in una nuova casa e in una nuova famiglia e senza più gli amici dell'orfanotrofio?". La realtà è che la poca speranza che mi rimaneva di essere adottata, era scomparsa l'anno scorso. E poi perchè, perchè proprio io tra tutti i bambini e le bambine più giovani (e magari anche più carini) che ci sono nell'orfanotrofio? Una cosa però la sapevo dei miei genitori, anzi, di mia mamma, il suo nome è Margharet. Margharet. Questo nome è dolce, come...le margherite! Questo promette bene. Però non so, le persone certe volte non rispecchiano il proprio nome.

Del papà non so proprio nulla. Speriamo. Il preside mi ha detto di prendere tutte le mie cose, così faccio la valigia.

Quando la segretaria mi avverte che sono arrivati prendo le mie borse e mi dirigo al piano di sotto. Quando arrivo all'ultimo scalino della lunga discesa mi accorgo che i miei amici sotto tutti fermi ad aspettarmi.

Corro subito ad abbracciare Carol. -Abbiamo chiesto se possiamo venirti a trovare qualche volta e hanno accettato, preparati.- dice Carol. Io le rispondo -Okay- e ci stringiamo di nuovo. Mattia ha gli occhi lucidi. -Oh- penso, e per consolarlo gli stampo un piccolo bacio sulla guancia e lui mi sorride. Io, Gaia e Marco ci avvolgiamo in un abbraccio di gruppo. Ilary non fa trasparire nessuna emozione, ma so che dentro è triste. -Ci vediamo domani, come sempre- le dico, lei mi rivolge un grande sorriso. Ho salutato tutti e, quando mi giro per vedere i miei nuovi genitori, scorgo solo una donna grassoccia con i capelli neri fino alle spalle, gli occhi marrone scuro e l'abito che di solito indossano le domestiche. -Mi chiamo Greta e sono la badante della casa dei tuoi genitori. Sono venuta per portarti a casa con la macchina.- disse. Poi mi indica con la mano una limousine nera parcheggiata nel cortile. Ricchi. Penso. Dietro di me sento commenti e bisbigli riguardo la macchina fantastica. Infilo le mie valigie nel portabagagli ed entro nella limousine nera. Non smetto di salutare con la mano fino a quando i miei amici scompaiono dietro la grande porta dell'orfanotrofio.

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