Panofobia. È la persistente paura di tutto. Anzi, in particolare “la paura di avere paura”. È nota anche come omnifobia o pantofobia e si tratta di quella scientificamente nota come “paura no specifica”
Chaetofobia. Si tratta della paura dei capelli. Certe volte basta il solo pensiero, altre occorre il contatto con capelli umani o peluria di vario genere, anche animale. Altre ancora si rivolge verso i propri capelli o capigliature eccessivamente voluminose.
Anablefobia. È il timore di guardare in alto. Sì, di rivolgere gli occhi al cielo. Alle volte è collegata alla profonda consapevolezza della nostra piccolezza nell’universo e più in generale a un senso di paura per ciò che ci è sconosciuto.
Ommetafobia. Ne soffre chi ha paura degli occhi altrui. Fatto che rende insostenibile guardare qualcuno in faccia, influendo molto sulle relazioni sociali. Non a caso è appunto definita una fobia sociale.
Hippopotomonstrosesquipedaliofobia. Come intuibile dallo stesso nome, è il timore delle parole lunghe. In particolare di pronunciare termini particolarmente lunghi. È anche nota come sesquipedaliofobia.
Belonefobia. Conosciuta anche come tripanofobia è probabilmente una delle più diffuse in questa carrellata di fobie piuttosto particolari. Aghi, spilli, siringhe, coltelli, lame, vetro: sono questi gli elementi che la innescano.
Barofobia. In questo caso chi ne soffre teme la gravità. Cioè che la forza di gravità possa schiacciare e comprimere fino alla morte. Sensazione che ovviamente risulta accentuata in situazioni come ascensori, scale mobili, giochi del luna park e giostre.
Arachibuytrofobia. Molto statunitense, è il timore che il burro d’arachidi si appiccichi al palato. Ma in fondo, a pensarci bene, è la paura che molti replicano per cibi e sostanze viscose o appiccicose. Ovunque si trovino.
Ambulofobia. Questa è più chiara: è la paura di camminare. Evidentemente diffusa fra chi ha subito lesioni alle gambe – ma anche per ragioni sociali – porta a sudorazione e mancanza di fiato rispetto al movimento.
Peladofobia. Anche questo tipo di paura è molto chiaro: è il timore della gente calva. Nota anche come falacrofobia, funziona nei due sensi: la paura è cioè quella di rimanere calvi o di stare vicino a persone senza capelli.
Alliumfobia. Ebbene sì, si tratta della paura dell’aglio. Chi ne soffriva? Che domande: prima di tutti i vampiri.
Allodoxafobia. I primi a soffrirne sembrerebbero i politici di professione. Si tratta infatti del timore delle opinioni. Ovviamente di quelle altrui. Le cause? Bassa autostima e terrore di confrontarsi.
Numerofobia. È la paura dei numeri e più in generale di tutto ciò che è matematico. Spesso può legarsi a una singola cifra o a una sequenza di cifre.
Pogonofobia. Devono soffrirne in parecchi, in questo periodo in cui va di moda farsela crescere un po’. È infatti la paura delle barbe. Chi potrebbe averne sofferto senza saperlo? Forse Silvio Berlusconi, vista la sua predilezione per i volti ben rasati.
Papafobia. Difficile immaginare qualcuno spaventato dal sorriso di Papa Francesco. Eppure esiste ed è una delle più rare paure, quella del pontefice e di tutto ciò che ruota attorno alle simbologie cattolico-vaticane.
Omfalofobia. Altra fobia abbastanza rara, è legata al fastidio e al timore di dover far toccare il proprio ombelico. Magari anche da sé. L’espressione? Un rifiuto totale di contatti in quella porzione di corpo.
Clinofobia. È il timore del sonno, di addormentarsi e staccarsi dalla realtà. Magari perché si associa il coricamento con la morte. Spesso, non a caso, questo timore sfocia nell’insonnia.
Cromatofobia. Si tratta della paura dei colori. Spesso perché a una certa tinta si associa un momento o un trauma. Si possono dunque temere tutte le tinte o una soltanto, al punto da dare vita a sottocategorie come la cianofobia (paura dell’azzurro), crisofobia (paura dell’arancione) e così via.
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