Capitolo 28

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È incredibile come corrano veloci i minuti, i giorni, e persino i mesi, quando si è in pace con se stessi e con il mondo circostante. Quando si è felici.

Sarà che la felicità è un motore propulsore che spinge a vivere ogni giorno come fosse l'ultimo, a viverla al massimo delle sue potenzialità, e forse anche oltre.

Quando si è felici, ma felici per davvero, non si ha paura del domani. Anzi, quasi non si riesce a contenere la voglia di conoscerlo, questo domani.

E così si sfrutta ogni singolo minuto, in un'impaziente attesa che, minuto dopo minuto, questo ci conduca al domani e a ciò che ha in serbo per noi.

Che gran bastardi, i minuti.

Così brevi che li senti scivolare in mezzo alle dita, inafferrabili, impossibili da riavere indietro. Si possono fare tante cose in un minuto. Un minuto è il tempo che lascio la mia tazza di latte macchiata di caffè in microonde, un minuto è il tempo di uno di quei telegiornali lampo, un minuto è il tempo che si impiega, davanti a un esame scritto, per capire se lo si supererà o meno, un minuto è anche il tempo sufficiente a infilarsi le scarpe, afferrare le chiavi della macchina e correre fuori di casa per raggiungere qualcuno. In un minuto si possono fare così tante cose, eppure, siamo talmente tanto abituati a sprecarlo, quel minuto, che nemmeno ce ne rendiamo conto.

"Lo faccio tra un minuto" è una delle frasi che le persone utilizzano di più, senza pensare che quel minuto speso magari per guardare qualche storia di Instagram in più, oppure per abbracciare qualche secondo in più il divano, non lo riavranno più indietro.

I minuti sono così, fuggono via, e quando lo fanno, non si possono fermare, né riottenere.

I miei minuti, da quel non poi tanto lontano maggio, che però sembra essere accaduto come anni fa, sono schizzati via più veloci di quel bastardo di Lewis Hamilton alla partenza di ogni Gran Premio di Formula1.

A maggio Niccolò è entrato nuovamente nella mia vita, determinato a farne realmente parte e, a quanto pare, restarci. A maggio sono terminate le lezioni del primo anno di università, ma sono anche iniziati gli esami. A maggio ho fatto pace con buona parte dei miei demoni, anche se alcuni li conservo ancora gelosamente sul fondo dell'armadio. A maggio è nata una nuova versione di me, più sicura, più leggera, più spensierata. E in buona parte lo devo a Niccolò.

Certo, non si può basare la propria esistenza sull'amore, ma saremmo ipocriti a non ammettere che, quando si ha al proprio fianco una persona su cui sai di poter contare e che ti sostiene in ogni momento della giornata, si vive un po' meglio di quando si è da soli. E lo dice una persona che è sempre stata fin troppo bene nel piccolo della sua solitudine.

Non sono una persona facile, e non apprezzo poi così tanto la compagnia altrui. Sto bene a passare le giornate in pigiama, lontana dalla vita sociale e vicina ai miei videogiochi e libri. Per convincermi ad abbandonare questa tranquilla quotidianità e uscire di casa, dall'altro lato deve esserci una persona che ne valga davvero la pena.

Non è facile convincermi ad uscire, ed il più delle volte lo faccio controvoglia nel tentativo di mettermi in testa che, a vent'anni, sia bello passare gran parte del proprio tempo in compagnia. Con Niccolò però non si tratta di convincermi, perché ho metaforicamente indosso le scarpe prima ancora che lui possa aprire bocca.

I miei minuti con Niccolò sono volati, e oggi ci troviamo a dieci giorni dall'inizio di settembre. Incredibile.

Siamo tutti riuniti a casa di Luca, nella nostra ultima serata insieme.

Domani mattina Mattia prenderà un aereo che lo porterà nella sua nuova casa per i prossimi sei mesi. Tra tre giorni sarà il turno di Giulia, tra cinque Luca, poi Giorgia e infine io, l'ultima a lasciare Roma. Arriverò il giorno prima dell'inizio delle lezioni, mentre gli altri hanno deciso di andare con un po' di anticipo per avere il tempo di sistemarsi e fare nuove conoscenze.

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