Capitolo 13

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The crash

"Posso parlarti?" chiese lui, giocando con le sue dita.

Il cuore di Alex batteva fortissimo, non si aspettava che lui fosse li eppure non provava lo stesso odio di sempre, avrebbe solo voluto che a bussare non fosse stato lui.

"D'accordo" rispose lei.

Alex si spostò per farlo entrare ma lui rimase immobile.

"Volevo solo chiarire" parlò poi.

"Chiarire?"

"Si" quasi sussurrò.

Alex annuí per incitarlo a parlare ma lui non aveva intenzione di farlo.

"Non qui" affermò.

Uscirono di casa sotto gli occhi di tutti e in silenzio camminarono sulla spiaggia per qualche metro soltanto prima che lui iniziasse a parlarle.

Aprí la bocca insicuro di come sarebbe andata e incerto su quale parole utilizzare.

Era buio, c'era solo qualche lampione a dieci metri di distanza da li, le luci della casa e la luna. Aveva smesso di piovere in quel momento e c'era solo il rumore del mare.

"Tempo fa quando morì nostro padre tu decidesti che la colpa era soltanto mia, quando invece non lo era affatto" parlò.

"Louis non ho voglia di parlarne" Alex lo interruppe immediatamente, non voleva parlare di suo padre, non dopo tutti quegli anni, non in quel momento e non li.

Sentí le lacrime salirle agli occhi ma cercò di respingerle via, Louis sembrò non ascoltarla.

"Non è colpa mia Alex, e tu lo sai, sai com'è andata" si fermarono, si guardarono. Alex era furiosa, era stufa di sentire sempre le stesse cose.

"Smettila, smettila tu non devi parlare!" il tono di voce della ragazza si era nettamente alzato, non voleva ascoltarlo era furiosa.

"Ero piccolo e stavo giocando con il mio aeroplanino nuovo" Louis scoppiò a piangere e urlava mentre spiegava a sua sorella ciò che lei continuava a non voler capire "Volevo solo farglielo vedere ma la macchina ha sbandato mentre mi guardava e siamo finiti in un fosso!" quelle parole facevano male anche a lui ma Alex questo non riusciva a vederlo.

"Tu l'hai ucciso!" urlò, puntandogli un dito sul petto.

Una lacrima scese dal suo occhio mentre si avvicinava a lui, si asciugò immediatamente prima di ricominciare a camminare nella direzione opposta per andarsene.

Louis la afferrò per un braccio, aveva deciso di parlarle quella sera e niente glielo avrebbe impedito.

"Alex tu devi capirmi, ero solo un bambino. Io non volevo, era anche mio padre!" singhiozzava continuamente, le lacrime sembravano non arrestarsi mai.

"Non mi importa Louis! L'hai ucciso comunque, non mi importa se ti dispiace, non mi importa se eri un bambino, non mi importa! Non riesco a perdonarti" le parole le uscirono così velocemente dalla bocca che nemmeno se ne accorse.

Sul suo viso le lacrime ormai si erano fatte spazio e aveva rinunciato perfino a scacciarle via.

"Smettila Alex" Louis scosse la testa "Se ti ritrovassi nella mia stessa situazione ti tormenteresti giorno dopo giorno, sei una bambina"

"Non dirmi cosa devo fare, non ti permettere Louis! Hai rovinato la nostra famiglia, so benissimo che non è colpa tua ma non riesco a perdonarti. Proprio non ci riesco capito?" piangeva come non faceva da tempo, aveva imparato a tenersi tutto dentro, erano sei anni che non piangeva per suo padre, che non ne parlava, che ogni volta che ci pensava lo scacciava via.

"Hai ucciso l'unico uomo che amavo, hai ucciso mio padre. Non c'è più, lo capisci?" si mise le mani nei capelli, non ne poteva più di tutto questo, non voleva più soffrire.

Louis era sfinito, non riusciva più a combattere contro sua sorella, lui la amava con tutto se stesso eppure non riusciva mai a trasmetterglielo o a farglielo capire.

Stava diventando una cosa più grande di se stesso.

"Alex, so che non c'è più ma non posso più vivere così, mi dispiace. Mi torturo ogni giorno da dieci fottuti anni. Non so più cosa fare, non lo so più" la voce di Louis si era calmata, era stanco, stremato, finito.

"Beh, mi dispiace" la sua voce, i suoi occhi, il suo corpo, tutto era pieno d'odio.

Louis si asciugò le lacrime, gli occhi bruciavano e sentiva un forte dolore al petto. Sbuffò e si passò una mano sulla bocca.

"Non posso vivere così" ripetè con la voce spezzata "Non me lo perdonerò mai se non sarai tu per prima a perdonarmi, era anche mio padre, ricordalo sempre" disse quasi come una preghiera.

Aveva i capelli completamente disordinati, aveva la voce rotta, respirava in fretta e teneva la testa bassa.

La guardò per qualche istante negli occhi prima di girarsi e tornare a casa accendendosi una sigaretta.

Non appena Louis fu lontano Alex rimase sola in spiaggia e scoppiò in un pianto incontrollato, era da tempo che non piangeva così.

L'unica persona che amava non c'era più, era andata avanti ma non riusciva mai a non pensarci.

Louis era piccolo, era un bambino ma se solo ci avesse pensato, se solo avesse lasciato a casa quell'aeroplanino, la sua vita, la vita della sua famiglia non sarebbe stata così.

Così vuota, così sbagliata.

Suo padre riempiva tutto, Alex aveva otto anni, lo ricordava bene, era un uomo speciale e tutti dicevano che lei gli somigliava.

Aveva i suoi stessi occhi scuri, a differenza di quelli di Louis che erano chiari come quelli della mamma. Ma soprattutto aveva il suo stesso carattere, tenace, forte in grado di rialzarsi dopo ogni tempesta.

Da quando Louis causò quell'incidente aveva sempre avuto le attenzioni di tutta la famiglia, ma ad Alex sembrava non pensarci nessuno, come se quell'uomo non fosse stato nemmeno suo padre.

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