The fight
Alex rientrò in casa sbattendo la porta, pensando fra se e se che lei non avrebbe mai più accettato un appuntamento.
Posò in terra la borsa, si tolse le scarpe e si fiondò in cucina, dove trovò tutti e cinque i ragazzi che improvvisamente la fissarono.
Lei li salutò tutti con un timito cenno del capo e poi si versò dell'acqua in un bicchiere blu.
Harry si alzò dalla sedia e andò accanto ad Alex, poggiandosi al piano di lavoro in granito.
"Chi era quello?" chiese dando un morso a una mela.
La ragazza sobbalzò "Quello chi?" chiese incredula.
"Quello con cui eri... e con cui ti sei baciata" le si avvicinò all'orecchio.
Alex a quel suo movimento si sentì un fuoco dentro e non si accorse che stava rovesciando tutta l'acqua dal bicchiere.
"Sta zitto Harry!" gli urlò sottovoce, asciugando il piano con un tovagliolo di carta.
Harry rise e fece segno con la mano di cucirsi la bocca, nonostante nei suoi occhi si leggesse chiaramente una nota di disappunto, di delusione.
"Beh comunque non è nessuno" gli rispose poi.
"A giudicare dalla durata dell'appuntamento immagino che sia diventato nessuno da oggi" borbottò Harry masticando ancora la mela.
Alex roteò gli occhi al cielo ma non potè fare a meno di sorridere.
"Forse hai ragione, o forse non è mai stato qualcuno" alzò le sopracciglia sorridendo e salì le scale per andare nella sua stanza.
Aveva un sorriso stampato in faccia senza saperne il motivo.
"Alex dove stai andando?" le chiese Harry, seguendola e raggiungendola sul suo stesso scalino.
"Uhm... In camera mia forse?" rispose con sarcasmo.
"Beh ti ricordo che adesso è camera mia..." si abbassò mettendo il suo viso di fronte a quello della ragazza "Ma okay, puoi andare" le sorrise e le sfiorò il mento con le dita.
Alex lo guardò con tutto il fastidio che riusciva a trasmettere e chiudendo i pugni si diresse nella sua stanza.
Continuava a ripetersi che queste due settimane sarebbero passate in fretta e che dopo tutto sarebbe tornato alla normalità. Solo dodici giorni ancora.
Si guardò intorno e non potè fare a meno di notare che la sua stanza era diventata un negozio di seconda mano. I vestiti di Harry erano ovunque, aveva tirato fuori dall'armadio tutti i suoi tacchi, i suoi disegni erano fuori dai cassetti e la macchina fotografica era sul letto vicino a un pacchetto di sigarette.
Aveva tolto il poster degli RHCP e tolto tre cuscini dal letto. Alex stava per scoppiare, quella era la sua camera e quel ragazzo non avrebbe potuto fare come se fosse in casa propria. Era troppo e Alex avrebbe voluto ucciderlo.
Scese le scale di fretta e senza curarsi del fatto che i ragazzi stessero guardando un film, si fermò davanti al televisore e colma di rabbia imprecò contro Harry Styles.
"Come ti permetti di fare una cosa del genere? Dormi in camera mia non perché io ho deciso di dartela ma perché Louis lo ha fatto. Chi ti da il permesso di toccare le mie cose? Hai tolto il mio poster preferito e hai frugato nei miei cassetti per non parlare del mio armadio!" urlò con una tale rabbia che tutti si fermarono ad ascoltarla.
"Senti Harry ho cercato di essere gentile più che potessi, ho cercato di non risponderti male ma tu mi provochi da quando hai messo piede qua dentro" respirò "Da stanotte dormirai con Liam, io mi riprendo la mia stanza" senza nemmeno ascoltare le ragioni di nessuno Alex tornò di sopra con la stessa velocità con cui era scesa.
Tolse i vestiti di Harry e bruscamente li mise nella sua valigia, posò la macchina fotografica sulla scrivania e si infilò sotto le coperte fino alla testa.
Poco dopo qualcuno bussò alla sua porta e capì subito che si trattò di sua madre, pronta a difendere gli amici di Louis.
Si sedette di fianco a lei, Alex poteva sentire il suo respiro, le tolse la coperta dal viso. Ma la voce che sentì non era quella che si aspettava, questa era rauca e profonda.
"Alex" sussurrò Harry guardandola attentamente.
"Senti mi dispiace, ero solo curioso di sapere qualcosa di te. Ho visto i tuoi disegni, sono davvero belli" fece una pausa.
Alex stava ascoltando tutto sebbene avesse gli occhi chiusi, le si stava scaldando il cuore a sentire quelle parole.
"Non ho una giustificazione per l'armadio, ma ho tolto il poster perché quello era il gruppo che ascoltava sempre mia madre, che adesso purtroppo non c'è più, e non volevo svegliarmi ogni mattina e vedermelo di fronte" aveva un tono di voce gentile, dolce, tranquillo.
"Ti prometto che da oggi fino al giorno in cui tornerò a casa, non ti accorgerai nemmeno che esisto, mi dispiace"
Allungò una mano verso il viso della ragazza e le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Alex sentì il corpo completamente pieno di brividi e non potè fare a meno di notare immediatamente la differenza dello stesso gesto fatto da Ryan e poi da Harry.
"Comunque la prossima volta che fai finta di dormire, sii più credibile... Hai le scarpe" disse il ragazzo ridendo.
"Vattene..." sbuffò lei ricoprendosi il viso con la coperta, e Harry la guardò per un istante e poi uscì chiudendo la porta.
Alex si addormentò, era davvero stanca, stanca psicologicamente, si sentiva stressata e in più questo era l'anno del diploma. Era una situazione davvero pesante per lei e questa decisione di Louis di portare a casa due amici senza preavviso, la sconcertarono molto.
Si svegliò di colpo quando sentì una voce proprio fuori dalla sua porta, era una voce non molto familiare, quasi nuova, e capì subito che si trattava di Liam.
Non potè fare a meno di origliare soprattutto perché il ragazzo si era fermato proprio li a parlare. Ma subito dopo ne sentì un'altra, stavolta molto familiare, era quella di Zayn, inconfondibile.
"Liam devi farci questo favore, ricordati perché vi abbiamo invitati qui" sembrava quasi minaccioso ma allo stesso tempo preoccupato.
Alex capí subito che ciò di cui stavano parlando era collegato a ciò che aveva sentito da Niall, Louis e Harry nei giorni precedenti, era così dannatamente curiosa di sapere cosa stava succedendo a quei ragazzi.
"Zayn io... Dovrei parlarne con Harry, è pericoloso" la voce di Liam era decisamente allarmata, Alex doveva sapere a tutti i costi.
Aveva l'impressione che tutti e cinque i ragazzi fossero seriamente in pericolo.