Chapter 8

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I bimbi sperduti hanno messo nella tenda una specie di materasso, con molte pellicce e cuscini.

È carina e molto comoda.

Mi siedo e mi tolgo la scarpa, come immaginavo vicino all'osso c'è un livido che piano piano sta diventando viola.

Avrei bisogno di qualcosa con cui fasciare la caviglia.

Proprio in quel momento entra Felix.

F: A Pan non è piaciuto il modo un cui hai urlato.

IO: Di a Pan che se non voleva che urlassi non doveva farmi cadere.

Rispondo spazientita.

F: Metti questo sul livido e poi fascia la caviglia.

Mi mette davanti una ciotolina, contenente una poltiglia verde e delle garze.

F: Ti conviene sbrigarti, Pan vuole che tu vada alla sua casa sull'albero subito dopo aver finito, e lui non è un tipo paziente.

Senza aggiungere altro se ne va, lasciandomi sola.

Applico la poltiglia sulla pelle e rabbrividisco quando sento che è gelata.

Poi la fascio con quella specie di garze che mi ha dato.

Appena finisco cerco di mettermi in piedi, traballo un po' ma alla fine riesco a trovare l'aquilibrio e mi in cammino zoppicando verso la casa di Pan.

Appena solo davanti alle scale faccio un respiro profondo.

Non dovrei fare le scale, tantomeno queste, e tantomeno subito dopo essermela slogata.

Ma adesso non sono nelle condizione di riuscire a scappare da Pan, quindi stringo i denti e comincio ad arrampicarmi.

Appena appoggio il piede strizzo gli occhi dal dolore, ma non mollo e continuo ad arrampicarmi.

Appena arrivo in cima e faccio un passo una scossa di dolore si propaga dal piede.

Dalla mia bocca esce un gemito.

Mi avvicino alla porta in legno e alzo la mano pronta per bussare, ma proprio mentre sto per colpire la superficie Pan spalanca la porta.

P: Sei arrivata finalmente.

Quanto può essere bipolare questo ragazzo?

P: Entra, muoviti.

Mi afferra il braccio e mi costringe a camminare dentro.

Sì chiude la porta alle spalle.

IO: Perché volevi vedermi?

P: Perché tu hai urlato quel "Ti odio"?

E figuriamoci se mi da una risposta. Decido di stare al suo gioco a rispondo con un'altra domanda.

IO: Perché tu mi hai fatta cadere?

In meno di un secondo il viso di Pan era a tre centimetri dal mio, si avvicina ancora un po' e mi sussurra all'orecchio.

P: Non giocare con me ragazzina.

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