Epilogo

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Mia Harper Moore - Carter.
San Francisco, California.
Sei anni dopo.

Sono qui, seduta al tavolo della cucina nel giorno del dodicesimo compleanno di mia figlia con delle carte di divorzio tra le mani che mai e poi mai avrei voluto firmare.
"Questo o questo?"
"Quello rosa" accenno un sorriso a Sophie mentre felice mi mostra i suoi due abiti preferiti.
"Insieme che scarpe metto? Quelle con i tacchi nere che hai nella scarpiera vanno bene?"
"Assolutamente no tesoro, niente tacchi. Hai dodici anni, non venti"
"Ma..."
"Niente ma Sophie, non ti do il permesso di mettere le mie décolleté, mi dispiace..." giro e rigiro i fogli tra le mani, ancora incredula. "... Quando avrai diciassette anni te le presenterò ma ora assolutamente no"
"Papino dí qualcosa alla mamma"
"Va bene, ma lasciaci soli che dobbiamo parlare anche di alcune cose che riguardano i grandi"
Lei sbuffando, esce dalla cucina per mano a suo fratello.
"Hai firmato?"
"Avevo scelta? Non mi sembra proprio..." sospiro nervosa. "... Domani porterò tutto in ufficio ed è fatta. È finita"
"Lo so che non è facile, ma come hai detto tu, scelta diversa non c'era..." appoggia le mani sulle mie spalle e mi da un bacio sui capelli. "... I tuoi genitori hanno resistito anche a troppi problemi e a troppi casini secondo me, ora è giusto così: ognuno per la propria strada"
"Già..." nascondo i fogli del divorzio dei miei genitori nel cassetto insieme alle bollette e stringo poi, Blake forte a me. "... E forse hai ragione, meglio divisi che insieme come sono stati fino ad ora"
Annuisce, dandomi un bacio sulle labbra. "In fin dei conti non cambierà nulla a noi o ai bambini, non credi? E sarà normale anche per lei..." appoggia le mani sul mio pancione. "... Vedremo i tuoi genitori esattamente come facciamo adesso, non cambierà assolutamente niente"
Avete capito bene.
Aspetto un'altra bambina.
La nostra piccola: Grace Marie Carter che dovrebbe nascere a breve.
"Mammina. Papino. La nonna è arrivata..." esulta Christopher, entrando in cucina. Il mio piccolo e perfetto Christopher.
"... E mi ha portato un enorme regalo anche a me..."
"Nonna! Nonna! Nonna! Finalmente sei arrivata..." urla Sophie, con ancora il vestito slacciato. "... Il nonno?"
"Non lo so amore, arriverà più tardi..." abbraccia entrambi i bambini, riempiendoli di baci, come se non li vedesse da anni e non da un paio d'ore. "... La nonna vi ha portato delle caramelle. Una torta per la festa e dei regali, sono sul tavolo in giardino, andate a dare un'occhiata mentre la nonna parla con mamma e papà"
Non se lo fanno ripetere due volte, Sophie con il vestito slacciato che lo perde ad ogni passo e Christopher con una scarpa si e un scarpa no, corrono fuori in giardino.
"Immagino che non si è ancora degnato di arrivare tuo padre"
"Mamma per piacere, è il compleanno di Sophie, cercate di andare d'accordo"
Si versa dello spumante nel bicchiere di carta rosa. "Assolutamente"
"Non le rovinate la festa perché altrimenti mi arrabbio"
"Non mi permetterei mai, piuttosto dillo a tuo padre se dovesse portare quella sgualdrina di vent'anni in meno"
"Per piacere, papà non sta con nessuna"
"Questo lo dici tu.." beve un lungo sorso di spumante. "... Ho letto le sue conversazioni con quella J... Jennifer? Jenny?"
Blake stringe la mia mano e a fatica trattiene le risa.
"... Janna?"
"Mamma basta davvero, hanno suonato gli amici di Sophie. Vai ad aprire così io preparo le ultime cose"
"E comunque quella ragazza esiste"
"Va bene" le do ragione con la speranza che la smette.
"A me fa ridere... Ha chiesto il divorzio ma allo stesso tempo vuole ancora controllare la vita di tuo padre e sapere chi è la ragazza"
Sollevo le spalle. "Ragazza che non esiste, ma se lei è convinta di sì va bene..." sistemo nelle ciotole le patatine mentre Blake, cerca le candeline. "... Ma non ci voglio pensare, voglio godermi la festa di nostra figlia senza problemi"
"Dov'è la donna più bella del mondo con il pancione?"
"Bianca! Credevo che..."
"Credevi che non venivamo, lo so..." mi stringe forte. "... Ma non potevamo perderci per niente al mondo il dodicesimo compleanno della nostra nipotina. Fatti vedere... Diamine quanto sei bella e raggiante" mi stringe di nuovo.
"Sono molto. Molto. Molto stanca..." rido. "... Due bambini iperattivi e una gravidanza ormai agli sgoccioli e un marito che delle volte diventa il terzo bambino in casa, non aiutano con la stanchezza"
"E invece ti vedo bene"
"Se lo dici tu"
"Io ho una grande novità invece"
"Sei incinta?" chiedo, sperando in una risposta affermativa. "... Diventerò finalmente zia? Seth ha deciso di riprodursi?"
"No diamine, rilassati..." ride. "... È una novità che teoricamente dovremmo dire a cena ma non resisto..." mi stringe le mani nelle sue. "... Sai quella casa rosa chiaro in fondo alla via?"
Annuisco. "Quella in vendita, sì"
"È stata comprata"
"Ok, quindi?"
"Quindi niente, io e Seth ci trasferiamo qui a San Francisco, vicino a voi"
Piango. Solitamente le belle notizie non le prendo così, ma per via della gravidanza, qualsiasi cosa bella, tenera e carina, mi fa piangere.
"Spero che siano lacrime di gioia"
"Sì certo. Assolutamente sì"
Ed è così che noi quattro, dopo quasi quindici anni, torneremo a vivere nella stessa città ed io, non sto più nella pelle.
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