Capitolo due

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Mia Harper Moore.
San Francisco, California.

Meno quattordici giorni.

"... questo cos'è? È forse per me?"
"Non... toccare, non sono cose per bambini"
"... rosa antico come le pareti della mia stanzetta, dei miei vestitini e delle mie scarpette"
"Lo so amore, ma lascia stare questi foglietti, non sono giocattoli e men che meno album da colorare"
"E allora cosa sono?"
"Sono le partecipazioni del matrimonio mio e del papà"
"Wow... e io sono invitata?"
"Che domande sono? Certo che sei invitata" le sorrido, passandole un foglietto bianco e dei pastelli.
"Avrò anch'io uno di questi bellissimi foglietti rosa, quindi?" si siede, con le ginocchia sulla sedia di fronte a me. "Se lo avranno tutti, zia Bianca e zio Seth inclusi, allora dovrò averlo anch'io"
"Non c'è bisogno che tu ne abbia uno, sei nostra figlia tesoro"
"E allora? Lo voglio anch'io e il mio dovrà avere dei fenicotteri disegnati"
Rido, chiudendo una delle buste. "Mi ricordi ancora una volta il motivo per cui non hai voluto, per nessuna ragione al mondo, andare in aeroporto con papà a prendere lo zio Seth la zia Bianca e i nonni?"
"Perché amo stare con te, mammina" allunga, la mano verso un invito. "Chi l'ha scelto? Tu oppure il mio papà?"
"Lo abbiamo scelto insieme..."
Annuisce.
"... ma ora basta parlare di inviti e matrimonio, andiamo in cucina a preparare la tavola, tra non molto saranno qui tutti e noi, non abbiamo preparato niente, ancora" richiudo inviti, agenda e disegni dei tavoli in una scatola.
"Credi che Babbo Natale questa sera tornerà? Ha dimenticato di portarmi il banchetto da fruttivendolo che avevo chiesto"
"Babbo Natale passa una sola volta all'anno, ricordi?"
"E poi cosa fa? Non si annoia a casa? Io mi annoio quando rimango a casa dall'asilo" chiede, mentre scende dalla sedia.
"Probabilmente riposa e probabilmente si porta avanti con il lavoro per l'anno dopo... piega questi tesoro" le passo, una piccola pila di tovagliolini rossi e oro. "Una volta piegati tutti, mettili da parte che poi andremo a metterli sul tavolo, insieme"
"Ma i nonni tra quanto arrivano? Ho un paio di domande anche per loro"
"Credo... mi sembra, di aver sentito la macchina di papà" da dietro la tendina della cucina, sbircio il vialetto di casa. "Sì, sono loro... la macchina sta per entrare nel nostro vialetto"
"Sicura che sia lui?"
Annuisco. "Usciamo in giardino ad aspettarli, dai"
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