"Correre. Devo solo correre."
L'unico pensiero a tormentarlo continuamente, era quello di continuare a correre, di andare il più lontano possibile da quel lurido posto.
Oltre alla neve ad ostacolarlo per proseguire con la corsa, si aggiunse anche una bufera, più forte dei rispettivi giorni in cui il ragazzo aveva intrapreso il suo viaggio spericolato e senza meta.
L'unico rumore che si sentiva, all'interno del fitto bosco, erano i suoi piedi che calpestavano velocemente la soffice e brillante neve, illuminata dalla Luna, facendola risplendere come dei piccoli diamanti, e il suo respiro affannoso dalla corsa, oltre al freddo e gelido vento che urtava gli alti abeti e vari arbusti.Gli bastava trovare un rifugio, per ora, lontano dal luogo di partenza; oramai stanco e spossato, desiderava solo un posto caldo e qualcosa da mettere sotto i denti.
Un misero mantello di seta, lo teneva in qualche modo un po' al riparo dal freddo, ma non bastava; le gambe non lo avrebbero retto ancora per molto, le mani avvolte attorno al corpo per ripararsi almeno un poco, il volto corrugato per permettere alla sua vista, sfocata, di intravedere dove stava mettendo i piedi per non rischiare di inciampare per poi cadere miseramente a terra e avere la consapevolezza di non riuscire più ad alzarsi e proseguire.Se ci si avvicinava al suo volto, si poteva notare che, dei piccoli ed eleganti fiocchi di neve gli contornavano gli occhi bicolore, chiari come quelli di un lago ghiacciato che riflette un cielo limpido e quelli degli aghi degli abeti presenti attorno a lui; e i suoi, ribelli ma allo stesso tempo morbidi, capelli bianchi, come le dolci e soffici nuvole che decorano un armonioso paesaggio in fioritura.
Le gote rosse, per la bassa temperatura che aleggiava quel periodo dell'anno, le labbra leggermente carnose, prima di un rosa pesca e ora quasi blu, secche e screpolate da cui da alcuni tagli usciva un liquido rosso scarlatto.Prima che gli occhi si chiudessero per la spossatezza, e le ginocchia lo tradissero facendolo cadere a terra, notò una piccola caverna, nascosta dalla neve che aumentava man mano che le ore passavano.
Cercò di trarre le sue ultime forze per trascinarsi fino alla grotta, non prima di controllare, per quanto possibile gli permettesse la vista e l'udito, di non essere seguito o che qualche minaccia risiedesse nei dintorni.
Arrivato all'entrata, si abbandonò a terra, e in qualche modo, cercò di arrivare più in fondo possibile per non farsi notare.
Consumate tutte le sue energie rimaste nel corpo, si rannicchiò in un angolino, sospirò e chiuse gli occhi, sperando che quel rifugio gli potesse bastare per riprendersi dalle varie ferite sul corpo e per recuperare almeno ancora un po' di forze per continuare il suo tragitto.
Anche solo una piccola sosta, gli poteva essere fatale, ma doveva un minimo riprendersi oppure le lesioni sul corpo sarebbero peggiorate fino a non fargli avere nessuna possibilità, o garanzia, nel continuare a correre oppure a camminare.
Rilassò il nervi, e cercò di scacciare via qualsiasi turbamento presente all'interno della sua mente, rendendola libera da ogni pensiero negativo, ma, nonostante ciò, rimase vigile.
Subito cadde tra le braccia di morfeo e dormì abbastanza tranquillo e rilassato.L'unica cosa di cui non si accorse, furono due pozzi scuri come la pece, che lo avevano scrutato da lontano per tutto il percorso, dall'inizio della foresta in cui il ragazzo si era inoltrato correndo, fino a che il giovane non si abbandono a sé stesso nella piccola grotta ignaro di cosa lo attendeva in futuro.
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|| Orange ||
WerewolfIn silenzio guardava le persone girargli attorno, osservava ogni minimo particolare. Ma non vedeva. Effettivamente, era da un paio di anni che guardava, esaminava attentamente i volti, le gesta, i movimenti, la postura... Ma non riusciva ad osserva...