|| 4 Chapter ||

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Era sera inoltrata, e il ragazzo stava ancora dormendo, tranquillo e rilassato su un soffice letto e, l'uomo stava al suo fianco.

Accarezzandolo sulla testa, notò vari segni sulla nuca scoperta: dei piccoli fori erano sparsi qua e là. Ci passò le falangi sopra percependo sotto i polpastrelli la pelle morbida dal ragazzo.

Una tremenda rabbia gli montò la testa, ma prima che facesse qualsiasi cosa la tenda venne scostata, rivelando una donna sulla sessantina.

<<Rilassati Alpha. Il tuo odore è troppo forte per il ragazzo, è ancora un cucciolo>>

<<Hai scoperto qualcosa?>> domandò impaziente il suddetto Alpha.

La sciamana si tolse i sottili occhiali, per poi puntare lo sguardo sul soggetto del discorso.

<<La maggior parte di queste ferite non sono state causate accidentalmente dal giovane, ma alcune potrebbero esserlo... >>non era certa se fosse il caso di continuare il discorso, forse sarebbe stato più opportuno tenere l'Alpha all'oscuro delle sue scoperte fino a quando sarebbe giunto il giorno più opportuno; prima che potesse formulare una risposta, l'Alpha interruppe i suoi pensieri, non lasciandole altra scelta.

<<È un'omega?>>quest'ipotesi sfiorò la mente dall'Alpha più volte e volle averne la conferma.

La donna sapeva quali conseguenze potessero esserci, ma rispose comunque con un flebile "si".

Arrabbiato più che mai, ruggì talmente forte da svegliare il giovane di soprassalto, il quale si guardò attorno confuso e indispettito.
Uscì fuori dal capanno, si trasformò nella sua forma canina e andò a scaricare la sua rabbia nel cacciare.

Il ragazzo, confuso da quel brutto risveglio si lamentò per il forte dolore che gli attraversò il petto, dolore accentuato dall'essersi messo a sedere troppo in fretta. La sciamana andò subito in suo soccorso, aiutandolo a stendersi e, delicatamente si preoccupò di ricoprirlo fino al mento con la coperta che, precedentemente gli era scesa sui fianchi.

Il ragazzo seguiva attentamente ogni movimento della donna che lo stava accudendo nonostante non lo conoscesse. Gli sembrava tutto un sogno, prima un lupo che si trasforma in un assere umano, un posto caldo e poi delle persone, sconosciute, che lo medicano; non era assolutamente abituato a quei modi, troppo estranei per lui.

Dopo essersi assicurata che la procedura di rigenerazione stesse procedendo nel modo corretto la donna si allontanò dal letto sulla quale giaceva il giovane e, si avvicinò ad uno scaffale dove erano riposte alcune boccette, iniziando a trafficare con alcuni di esse; nel mentre, il ragazzo si diede qualche secondo per scrutarla meglio: indossava pesanti vestiti, con sopra un po di terriccio misto a neve; calzava dei scarponi di pelle con all'interno nella lana. La pelle era chiara e i capelli, fino a metà schiena, erano bianchi come i suoi.

Dopo aver preso l'occorrente che serviva, sparì in fretta e furia dietro la tenda posta sopra l'uscio.

Per il breve tempo in cui era rimasto solo, con il silenzio a fargli compagnia, diede un'occhiata l'area circostante: dal letto poteva vedere tutta la stanza illuminata dalla finestra, posta sopra il letto, e dal chiarore del fuoco che scoppiettava nel camino.
Un'enorme tappeto di lana, si estendeva al centro della stanza e, appoggiata alla parete, una libreria chiusa da ante di vetro. Anche da lontano poteva scorgere libri dal dorsi ingiallite e altri dall'aspetto nuovi e intoccati.
Il ragazzo riusciva a scorgere un'altra stanza collegata alla sua, anch'essa illuminata. Poteva intravedere bottiglie e boccette di ogni forma e grandezza, ripiene di liquidi dai colori sgargianti impilati sugli scaffali. Probabilmente era la dispensa.

Un sospiro lasciò le labbra, ora, di un colore rosa chiaro. Non ci capì nulla; la donna ritornò con una ciotola e un bicchiere di vetro con all'interno del liquido arancione.

<<Ti ho portato da mangiare, pastina e verdure. E già che c'ero, ti ho preparato una medicina per lenire il dolore e velocizzare la rigenerazione delle ferite, inoltre, ho voluto aggiungerci dell'essenza all'arancia, così da rendere il sapore più gradevole al palato>>accompagnò il discorso con un sorriso gentile e affettuoso.
Solo in quel momento, si accorse che la donna aveva gli occhi di un particolare viola tendente al lilla.

Il ragazzo la guardava insospettito, non si sarebbe fidato delle persone, nonostante lo avessero medicato e dato del cibo con un posto dove riposarsi.

Quando la donna lo vide dubbioso, cercò di avvicinarsi piano per non spaventarlo.
Vide che il ragazzo si alzò col busto: lo sguardo fisso sulla sua figura e gli artigli, prima normali unghie, in bella vista; le orecchie puntate in avanti concentrate ad catturare ogni singolo suono e pericolo.
Intercettò un gradevole profumo arrivargli dritto al sensibile naso, facendogli venire l'acquolina: la tentazione era tanta ma non si arrese.

Lo vide tentennare, aveva l'espressione di chi non mangiava da mesi interi, ma la sua aura diceva il contrario.
Sapeva che il ragazzo era un combattente, l'Alpha aveva raccontato cosa successe quando si incontrarono, avrebbe dovuto immaginare che potesse avere quella reazione. Appoggiò, il piatto e il bicchiere sul tavolo e cercò in fretta di prendere il polso del giovane. Il ragazzo essendo più agile, saltò via dal letto con uno scatto improvviso e finì col cadere a terra.

Sfruttando la situazione, prese i polsi e li mise sopra la testa e cercò di bloccargli le gambe per non farlo muovere. Non voleva essere violenta, ma doveva fagli prendere quella maledettissima medicina.

All'improvviso entrò qualcuno, il ragazzo cercò di voltare il capo per capire chi fosse, nonostante le varie difficoltà riuscì a scorgere un viso conosciuto, era l'uomo che lo aveva condotto sino a lì.

<<Che sta succedendo qui?>> chiese l'Alpha.

Ritornando al villaggio a mani vuote, con l'umore a terra e frustrato, decise almeno di vedere come si stava svolgendo la situazione nel capanno della sciamana.

Appena entrato la vide a cavalcioni sul giovane, che scalciava e si dimenava, cercando di farlo rimanere immobile.

<<Aiutami! Devo fargli prendere la medicina, ma è impossibile>>

L'Alpha prese il posto della donna e si mise sopra il giovane, tenendogli le braccia sopra la candida testa e le gambe ferme.

"no, NO! Non voglio rivivere gli stessi momenti, vi prego, vi scongiuro. Non anche voi. NO, vi prego! Vi supplico!"

Le pupille del ragazzo aumentarono esponenzialmente, la paura crebbe fino a farlo diventare isterico: iniziò a urlare e a dimenarsi, in un vano tentativo di liberarsi.

Il petto, all'Alpha, vicino al cuore, si strinse in una morsa: vederlo in quelle condizioni lo faceva sentire strano, agitato. Non avrebbe voluto fargli del male, ma fargli prendere quella medicina era fondamentalmente, lo avrebbe aiutato.

Spinto da quel pensiero affondò la testa nel collo del giovane, cercando invano di sentirne l'odore, ma esso era assente; digrignò i denti.

La donna velocemente gli fece ingoiare il contenuto dentro il bicchiere, qualche gocciolina gli scese fino al mento altre fino alle guance per poi cadere a terra.

Ingoiato il contenuto, la stanchezza lo trascinò, fino ad abbandonarlo, tra le braccia di Morfeo.

Alzò il busto e osservò il corpo svenuto sotto di lui, gli dispiaceva per quel ragazzo, chissà quante ne aveva passate, pur essendo così giovane.

Si alzò in piedi e si diresse verso l'entrata della capanna, scostò la tenda ma prima di uscire si rivolse alla donna.

<<Quello che gli hai dato, non è solo per le ferite vero?>>

<<Hai ragione. Non è utile solamente per la guarigione delle ferite, ma gli permetterà di riassumere la propria forma animale. Gli permetterà di tornare ad essere un licantropo nella sua interezza>>

<<Ottimo>> stava per andarsene, ma si fermò nuovamente.

<<A proposito, quando si sveglia chiamami... E dagli qualcosa per vestirsi... >> non voleva usare un tono duro, ma non sapevano chi era quel ragazzo e se poteva essere un'imminente pericolo per il branco: cercò solo di essere un buon Alpha per la sua famiglia.

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